Centralizzazione degli acquisti: caserme e luoghi di cultura in primis

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L’onere delle gare non viene più a cadere sulle piccole strutture,
nella maggior parte dei casi prive delle competenze e risorse adeguate
sia per gli aspetti amministrativi che tecnici

11 Gennaio 2016

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Maria Laura Simeone, coordinatrice Patrimoniopa net, Terotec

Con l’obiettivo comune e prioritario della riduzione e razionalizzazione dei costi e l’ottimizzazione dei servizi, ed obiettivi mirati in ciascun ambito specifico, si sono susseguite nel 2015 le gare bandite da Consip per l’affidamento dei servizi integrati, gestionali ed operativi di pulizia e altri servizi negli Ospedali e nei Luoghi di cultura (musei) e, di recente, e tuttora in corso, la gara per la pulizia delle Caserme.

La riduzione del rischio di infezioni contratte in ambito ospedaliero per gli Enti del Servizio Sanitario Nazionale che utilizzeranno la Convenzione, la individuazione di ambiti di miglioramento dei Luoghi di cultura e la migliore integrazione dei servizi con le attività svolte nelle caserme al fine di soddisfare le necessità delle Pubbliche Amministrazioni, sono i risultati attesi attraverso l’attivazione delle recenti Convenzioni previste da Consip.

Per le Amministrazioni Sanitarie la gara costituisce anche l’opportunità per attivarsi – ai sensi dell’art. 9 ter del decreto legge 78/2015, convertito con Legge 125/2015 – per ottenere una riduzione della spesa corrente attraverso la rinegoziazione dei contratti in essere con i fornitori al fine di conseguire una riduzione su base annua del 5 per cento del valore complessivo dei contratti in essere.

Per gli Istituti e luoghi di cultura si è trattato della prima gara avviata nell’ambito del progetto di collaborazione fra Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MIBACT) e Consip, con l’obiettivo di assicurare meccanismi trasparenti ed efficienti per gli affidamenti dei servizi da svolgere nei nuovi musei autonomi, nei poli museali regionali e negli altri luoghi di cultura gestiti dagli enti locali in virtù della nuova riorganizzazione dei luoghi di cultura di competenza del MiBACT ai sensi del cosiddetto “Decreto Franceschini”.

L’iniziativa riferita ai servizi di pulizia e servizi aggiuntivi nelle Caserme, alla prima edizione, è invece destinata al sopperire ai precedenti tentativi avviati dalle centrali di committenza di alcuni corpi (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza), già dal 2012, che hanno prodotto appalti aggiudicati al masso ribasso (offerte con ribassi fino al 70%) con il rischio di non garantire i costi della manodopera ed una situazione generale di malcontento nelle caserme a causa dei livelli di erogazione dei servizi.

A fattor comune viene posta la garanzia della pulizia e l’igiene adeguata per tutte le strutture, la standardizzazione della qualità dei servizi, l’ottimizzazione delle risorse al fine di una migliore organizzazione del servizio, una maggiore soddisfazione di utenti e operatori, l’acquisizione di adeguati strumenti di controllo e monitoraggio al fine del conseguimento degli standard igienico qualitativi dei servizi. Spazio e rilevanza viene data all’utilizzo di misure per la gestione/tutela ambientale in termini di procedure, modalità operative e soluzioni per la minimizzazione dei consumi energetici, idrici, ed elettrici e per la riduzione della produzione di rifiuti e alla somministrazione di programmi formativi specifici al personale operativo utilizzato nell’erogazione dei servizi.

Le nuove gestioni porteranno certamente alla sistematizzazione di un comparto rilevante, quello dei servizi di Facility Management negli immobili ad uso pubblico, tuttavia, caratterizzato da notevoli disomogeneità nei comportamenti delle pubbliche amministrazioni, spesso molto arbitrari. Ciò è evidente, ad esempio, nelle basi d’aste molto diverse sul territorio nazionale e nella scelta dei criteri di aggiudicazione delle gare.

Effetti positivi dal punto di vista delle pubbliche amministrazioni si possono già intravedere nel fatto che l’onere delle gare non viene più a cadere sulle piccole strutture, nella maggior parte dei casi prive delle competenze e risorse adeguate sia per gli aspetti amministrativi che tecnici, che sono, in tal caso, sollevate dalla necessità di predisporre bandi, disciplinari e capitolati tecnici, ed ancora, nella riduzione degli affidamenti sottosoglia, in buona parte discrezionali, che comportano appalti parzializzati anche per uno stesso servizio, con conseguenti minore frammentazione della committenza pubblica, semplificazioni procedurali e implementazione della partecipazione delle PMI alle procedure di gara.

Per le piccole e medie imprese opportunamente raggruppate sono infatti superate le possibili cause che limitano la partecipazione delle PMI agli appalti pubblici, come la difficoltà nell’accesso alle informazioni, i requisiti di partecipazione, gli oneri finanziari, i termini di pagamento ancora lontani dalla media europea, le complessità burocratiche e i costi del contenzioso, offrendo alle stesse l’opportunità di aggiudicarsi commesse di importi maggiori e su territori più estesi.

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