Formazione in Italia tra presente e futuro

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Il mondo richiede sempre più spesso professionalità che l’Italia è raramente capace di offrire. I giovani emigrano per adeguare le proprie conoscenze ed esperienze alle richieste del mondo del lavoro, il quale ricerca più strette connessioni tra teoria e pratica. Nell’articolo si delinea, in sintesi, lo stato della formazione in Italia, offrendo dei punti di vista operativi e funzionali per adeguarla ai tempi. Continuiamo il nostro viaggio tra i modelli più adatti a formare le nuove generazioni di “cittadini digitali”. Questa volta lo spunto ci viene da Pasquale Stefanizzi dell’Università del Salento e tra i responsabili dell’iniziativa “A scuola di impresa”.

25 Febbraio 2015

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Pasquale Stefanizzi*

Articolo FPA

Il mondo richiede sempre più spesso professionalità che l’Italia è raramente capace di offrire. I giovani emigrano per adeguare le proprie conoscenze ed esperienze alle richieste del mondo del lavoro, il quale ricerca più strette connessioni tra teoria e pratica. Nell’articolo si delinea, in sintesi, lo stato della formazione in Italia, offrendo dei punti di vista operativi e funzionali per adeguarla ai tempi. Continuiamo il nostro viaggio tra i modelli più adatti a formare le nuove generazioni di “cittadini digitali”. Questa volta lo spunto ci viene da Pasquale Stefanizzi dell’Università del Salento e tra i responsabili dell’iniziativa “A scuola di impresa”.

L’innovazione oggi

Innovare oggi non significa solamente introdurre nuova tecnologia, significa bensì mettersi costantemente in gioco, accettare le riflessioni e le critiche, sforzarsi di capire come introdurre la tecnologia nella società civile per migliorare la vita quotidiana.
Il concetto di innovazione è quindi molto più legato alle persone che ai mezzi, più ai cervelli ed alle loro connessioni ed interconnessioni che al solo cablaggio o alla mera diffusione del wi-fi. Questi elementi tecnici, pur importanti anzi, per certi versi, preliminari, rivestono una rilevanza secondaria se non si definisce, metabolizza ed attiva l’innovazione di metodo.

Nell’attività formativa, a parere di chi scrive, questo discorso è decisamente più valido ed efficace perché mette in discussione le persone deputate alla creazione della classe dirigente del futuro.
Scuola, formazione e tecnologia hanno pari dignità e meritano per questo una riflessione più profonda sull’uso della tecnologia che si fa a scuola, o più genericamente, nell’attività formativa.
Sebbene interessanti e talentuose esperienze si susseguano, esse sono spesso la conseguenza della tenacia e della determinazione di singoli che agiscono in modo del tutto autonomo.

La formazione in Italia

La formazione in Italia vive un momento di necessario svecchiamento legato in particolare alla riqualificazione del personale, digitalmente anziano (non sempre l’età anagrafica coincide con l’anzianità digitale, spesso purtroppo giovani docenti sono culturalmente lontani dal mondo che li circonda così come persone mature sono molto vicine all’evoluzione dei tempi).

Nel rispetto di questa filosofia di pensiero, si estrinseca la mission di A scuola d’impresa, nato come blog, utile a definire nuovi paradigmi e strumenti di comunicazione nella formazione.

Se ci si interrogasse sulle necessità di stimolare i ragazzi per agevolare la comprensione propedeutica all’istruzione, ci si accorgerebbe di alcuni punti focali intorno ai quali declinare le attività da porre in essere:

  • la tecnologia ha modificato il lessico e gli strumenti attraverso i quali comunicare,
  • i social network non sono il male da combattere (a scuola) bensì gli strumenti da utilizzare, in modo consapevole, a vantaggio di una più moderna dinamica di comunicazione,
  • i giovani sono molto reattivi a stimoli e input dall’esterno,
  • i ragazzi hanno una conoscenza di quanto li circonda molto più sentita di quanto ci si potrebbe attendere,
  • la competizione (sana, rispettosa di regole precise, definita nei tempi e nei modi) è il motore di qualsiasi attività (anche formativa).

Gli assiomi indicati definiscono, a parere di chi scrive, una nuova istruzione, decisamente più vicina agli standard attesi dai fruitori della formazione e dell’informazione.

Le iniziative di A scuola d’impresa

E’ per questo che, dall’a.s. 2010-2011, nell’ambito del blog A scuola d’impresa, si organizza un business game col fine di spronare i destinatari a domandarsi quali siano le potenzialità economico/imprenditoriali offerte dal proprio territorio ed in linea con le proprie aspirazioni.

In verità tentativi in tal senso sono fatti, in modo destrutturato, già in passato:

  • nel marzo 2009 con l’iniziativa del blog, risultato del pon in Spirito d’iniziativa ed imprenditorialità, organizzato e svolto presso l’Istituto Tecnico per Geometri “Odone Belluzzi” di Brindisi, inserito tra le best practices dell’Anno Europeo della Creatività e Innovazione 2009;
  • nell’aprile 2010 con le iniziative di imprese formative simulate, sintetizzate nei contenitori digitali: ifs-turismo e ifs-banqueting. Entrambi i progetti sono stati realizzati presso l’IPSAR di Fasano.

Ci si è accorti però, in entrambe le iniziative, che mancava la necessaria sistematicità negli interventi; sistematicità ottenuta col lancio dei business game di “A scuola d’impresa” realizzati:

  • nell’a.s. 2009-10 nell’ambito del progetto Pon “Scuola Azienda”, attuato presso l’IIS Vespucci di Gallipoli. Qui il percorso.
  • nell’a.s. 2012-13 nell’ambito del percorso parallelo della didattica, denominato “Alternanza scuola lavoro”, effettuato presso l’ITES Calasso di Lecce. Qui il percorso.
  • nell’a.s. 2013-14 nell’ambito del percorso denominato terza area, realizzato presso l’IISS De Marco Valzani di Brindisi. Qui il percorso.

Risultati

In tutti e tre i casi indicati, la vision è stata quella di stimolare i partecipanti ad un’attività di conoscenza delle proprie necessità e bisogni in relazione al territorio in cui vivono per definire potenziali e nuove opportunità di business e di auto-impiego. Evidentemente gli strumenti di comunicazione dovevano valorizzare le loro potenzialità di nativi digitali, approfondendo l’uso consapevole dei social network e la possibilità offerta in termini di marketing e viralità. Il tutto condito da sana competizione definita in regole e procedure sintetizzate nel “business game”.

Se, fino alla terza edizione del business game, destinatari naturali sono stati i giovani, ci si è interrogati se questo modus operandi non potesse essere replicato, col medesimo successo, a vantaggio di giovani didatticamente evoluti (in possesso oltre che di diploma, anche di laurea o di dottorato) ma con scarsa consapevolezza delle modalità di utilizzo concreto di strumenti e mezzi digitali.

E’ questo infatti il problema che la formazione professionale dovrebbe risolvere, ovvero offrire strumenti concreti ed immediatamente utilizzabili a professionisti ben formati; di contro, si assiste ancora ad un indottrinamento teorico spesso slegato dalla realtà, funzionale al raggiungimento di scarsi risultati.

In Italia c’è bisogno di coraggio per rompere le barriere del “solito” per avvicinarsi all’insolito dalle elevate potenzialità. I rischi di fallimento, derivanti dall’aggiornamento della formazione professionale, sono talmente bassi (perché il grado di evoluzione della formazione professionale è ancora agli albori) da obbligare i formatori ad una presa di coscienza e consapevolezza che non c’è strada diversa da intraprendere per ringiovanire un Paese popolato da vecchi (non in senso anagrafico, sia chiaro), con scarse conoscenze ma soprattutto dall’affievolita intraprendenza.

E’ per questo che nel 2015 sono stati organizzati ben due business game a vantaggio di adulti in attesa di occupazione, impegnati in corsi di formazione professionalizzante. Si tratta dei frequentanti i corsi in:

  • Tecnico della commercializzazione dei prodotti agricoli ed agroalimentari” dell’ente di formazione “Programma e Sviluppo” sede di Galatina (Le),
  • Tecnico della vendita di servizi (area retail, subagente o produttoredell’ente di formazione Asesi, sede di Taviano (Le).

La modifica dei destinatari (giovani in attesa di occupazione e non ragazzi di scuola superiore) ha richiesto di rivedere gli obiettivi da raggiungere; divenuti ben più precisi e collegati a precipui strumenti di marketing da comprendere ed utilizzare (in questo caso infatti i business game sono stati diretti all’utilizzo di strumenti di SEO web marketing).

In sintesi

Il mercato del lavoro richiede sicuramente dei sapienti teorici, capaci però di diventare rapidamente degli ottimi pratici; la formazione classica, la conoscenza della teoria, l’adozione di un metodo nello studio e nell’insegnamento devono essere sperimentati utilizzando la tecnologia e tutto quanto il presente mette a disposizione delle generazioni.
La società vive il tempo del mondo, si evolve a velocità elevate, si adegua a stili e mode in real time; anche la scuola e la formazione devono percorrere strade adeguate e percorsi affini affinché i giovani possano affermarsi come protagonisti e non come semplici comparse.
Il monito deve venire dalla propria coscienza, nella consapevolezza di formare il futuro del proprio Paese, prescindendo dal ruolo professionale ricoperto nella scuola o nell’università; considerato che, attualmente, la precarietà impera e che non sono più i concorsi ad offrire i titoli bensì la serenità d’animo con cui si realizza il proprio progetto di vita e si influenza positivamente quello altrui.

* Pasquale Stefanizzi
PhD in Banca e Finanza presso l’Università di Roma Tor Vergata, è risultato, negli anni, vincitore di numerose borse di studio in diversi atenei in Italia collegate a progetti di valenza Europea. Attualmente, è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Cultura dell’Innovazione – facoltà di Ingegneria dell’Università del Salento. Attivo da sempre nella didattica frontale e nell’e-learning, ha maturato un’esperienza ultra decennale nella formazione professionale.

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