Appalti pubblici, le proposte dell’AVCP per tagliare i costi

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È la semplificazione la chiave di volta secondo l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che il 12 gennaio scorso ha inviato una segnalazione in merito a Governo e Parlamento. Tra le proposte, potenziare la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici come punto di raccordo per la raccolta dei documenti presentati dalle imprese e creare uno Sportello unico di rilevazione delle stazioni appaltanti che ne garantisca la qualificazione.

18 Gennaio 2012

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Michela Stentella

Articolo FPA

È la semplificazione la chiave di volta secondo l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che il 12 gennaio scorso ha inviato una segnalazione in merito a Governo e Parlamento. Tra le proposte, potenziare la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici come punto di raccordo per la raccolta dei documenti presentati dalle imprese e creare uno Sportello unico di rilevazione delle stazioni appaltanti che ne garantisca la qualificazione.

Per liberare risorse per la competitività e favorire la crescita economica, è necessario e urgente tagliare i costi amministrativi legati alla partecipazione e gestione delle procedure di gara per gli appalti pubblici. Ne è convinta l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (AVCP) che per questo ha adottato il 12 gennaio scorso un atto di segnalazione con il quale suggerisce a Governo e Parlamento misure finalizzate proprio a ridurre i costi finanziari e gli oneri amministrativi a carico di stazioni appaltanti ed imprese, ma anche a riqualificare gli attori del sistema, affinché la spesa pubblica possa diventare veicolo di sviluppo, qualità ed innovazione.

Del resto i numeri parlano chiaro: ammontano a più di 1,2 miliardi di euro i costi riferiti all’insieme delle piccole e medie imprese (da 5 a 249 addetti) per gli oneri amministrativi nell’area appalti. I dati sono emersi da una recente misurazione condotta dal Ministero per l’Innovazione, in stretta collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e con l’Autorità.

Ma quali sono i fattori che incidono di più? Le imprese lamentano in particolare la spesa eccessiva e le lungaggini che devono sostenere nella fase di presentazione della documentazione: moduli, comunicazioni, relazioni, controlli, valutazioni, costi per etichettature, per archiviazione delle informazioni e per il supporto alle amministrazioni in sede di verifiche e controlli. Sulla pesantezza degli oneri influisce molto la mancanza di semplificazione: le piccole e medie imprese interessate dalla rilevazione partecipano in media a 27 gare l’anno e, nella maggior parte dei casi, la stessa documentazione relativa all’attestazione dei requisiti deve essere ripresentata ogni volta. La modulistica standardizzata è alquanto carente, risulta difficile accedere on line alla documentazione di gara e spesso non è prevista, neanche in via opzionale, la trasmissione telematica. Questi gli elementi critici sottolineati dalle imprese.

Anche le stazioni appaltanti subiscono le nefaste conseguenze di questa situazione. Per verificare i requisiti delle imprese, infatti, sono costrette a interagire con altre pubbliche amministrazioni, il che comporta tempi eccessivamente lunghi (70 giorni in media, con punte di 90 giorni) e, spesso, non è sufficiente ad assicurare un reale controllo sull’affidabilità e capacità dell’operatore economico.

Come intervenire? L’AVCP nella sua segnalazione a Governo e Parlamento (“Misure per la riduzione dei costi amministrativi negli appalti pubblici”) propone prima di tutto un complessivo ripensamento del sistema della raccolta dei documenti a dimostrazione dei requisiti. Al centro di questa nuova impostazione c’è la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici (BDNCP, art. 60 del d.lgs. 7 marzo 2005, n. 84), che dovrebbe diventare il punto di raccordo delle banche dati delle amministrazioni certificanti.

Questo consentirebbe, una volta a regime, la verifica in tempo reale delle informazioni sul possesso dei requisiti di ordine generale, tecnico ed economico, mediante accesso ad un unico sistema e secondo modalità che consentano di tracciare le verifiche effettuate. Gli operatori economici  non sarebbero tenuti a documentare i requisiti per ogni gara, e le stazioni appaltanti ad effettuare difficoltosi accertamenti presso altri enti certificanti. In definitiva, ci sarebbe una effettiva semplificazione di tutto il processo di partecipazione, qualificazione e verifiche dei requisiti.

La proposta dell’Autorità, inoltre, punta a una revisione dell’attuale sistema sanzionatorio relativo alle false dichiarazioni sui requisiti generali (1-ter dell’art. 38 del Codice dei contratti), che attualmente prevede la pesante sanzione della sospensione di un anno. Si propone, invece, di graduare questa sanzione in funzione della gravità della violazione accertata, come già previsto per i requisiti speciali.

Un altro aspetto rilevante è la qualificazione degli attori del sistema, sia pubblici che privati. Per quanto riguarda i primi, l’Autorità propone l’istituzione di uno Sportello unico di rilevazione delle stazioni appaltanti, introducendo un obbligo preventivo annuale di iscrizione in un apposito registro tenuto dall’AVCP. “Lo sportello unico – sottolinea l’Autorità in una nota – consentirebbe di creare un patrimonio conoscitivo comune sulla committenza pubblica e di introdurre un sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti, che ne valuti le capacità amministrative e gestionali, così da assicurare che ogni amministrazione indica gare e gestisca contratti in relazione alle proprie capacità strutturali”.

Per quanto riguarda il sistema di qualificazione delle imprese, l’AVCP sottolinea la necessità di far acquisire agli operatori economici quelle caratteristiche imprenditoriali necessarie per competere sul mercato in primo luogo nazionale, ma anche internazionale. “Un simile obiettivo – spiega l’Autorità – può essere perseguito integrando gli attuali requisiti di partecipazione con la previsione di criteri reputazionali, valutati in maniera oggettiva e trasparente da un soggetto terzo, quale l’Autorità stessa, attraverso un procedimento che preveda l’esercizio del diritto al contraddittorio per l’impresa”.

Infine, l’Autorità chiede che le vengano attribuiti “poteri di carattere sanzionatorio nei confronti degli atti posti in essere dalle stazioni appaltanti  in violazione della normativa nazionale e comunitaria, nonché compiti specifici in relazione all’istituto dell’accordo bonario per scongiurarne un utilizzo scorretto”.

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