Spese dei Comuni e quei soldi che mancano un po’ a tutti

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Quanto pesano le spese "rigide" su un bilancio comunale? Che margine di manovra hanno i Sindaci italiani? Per la maggior parte dei Comuni italiani la risposta è "molto poco". Per oltre 300 Comuni, la risposta è "nessuno". Questo è quanto emerge dagli indicatori messi a punto da Openbilanci, per calcolare il margine di manovra con cui il Comune può eventualmente intervenire per diminuire le spese di gestione.

30 Luglio 2014

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Redazione Openpolis

Quanto pesano le spese "rigide" su un bilancio comunale? Che margine di manovra hanno i Sindaci italiani? Per la maggior parte dei Comuni italiani la risposta è "molto poco". Per oltre 300 Comuni, la risposta è "nessuno". Questo è quanto emerge dagli indicatori messi a punto da Openbilanci, per calcolare il margine di manovra con cui il Comune può eventualmente intervenire per diminuire le spese di gestione.

Quanto pesano le spese "rigide" su un bilancio comunale? Che margine di manovra hanno i Sindaci italiani? Per la maggior parte dei Comuni italiani la risposta è "molto poco". Per oltre 300 Comuni, la risposta è "nessuno". 

Le spese di un Comune si possono dividere in due categorie, quelle rigide, che non permettono molto spazio di manovra (almeno nel breve termine), e quelle flessibili, su cui si possono basare molte delle decisioni politiche del Sindaco. Nella prima categoria rientrano la spesa per il personale e la spesa per il rimborso di prestiti, due aree che, se non nel lungo termine, non consentono molti cambiamenti drastici.

Diventa quindi interessante capire quale sia il rapporto fra queste due categorie, specialmente tenendo in considerazione le entrate.  Uno degli indicatori di openbilanci calcola proprio questo. Con la rigidità della spesa si misura il margine di manovra con cui il Comune può eventualmente intervenire per diminuire le spese di gestione. E’ calcolato in percentuale: maggiore è la percentuale, più la spesa è rigida e le possibilità di intervento ridotte nel breve termine. L’idea è di andare a vedere quante delle entrate siano "bloccate" da spese che comunque andranno e vanno fatte.

Le grandi città italiane, con una popolazione di oltre 200.000 persone, mediamente "bruciano" il 30-40% delle proprie entrate in spese rigide. Le migliori tre sono Milano (25,59%), Roma (22,83%) e Bari (20,96%). La medaglia di bronzo nella classifica delle grandi città con più spese rigide va a Torino, con il 58,30%. Le prime due posizioni vanno a Catania e Messina, rispettivamente con il 108,89% e Messina con il 119,57%. In pratica nelle due città siciliane le spese rigide eccedono le entrate, in una situazione che vuol dire semplicemente una cosa: debito. 

La diagnosi è molto chiara, si spende di più di quelle che entra, solamente considerando le spese rigide. Una "malattia" che affligge moltissimi comuni del nostro Paese. Degli oltre 8.000 comuni italiani, 367 hanno spese rigide superiori alle entrate. Di questi 18 hanno oltre 50.000 abitanti, e 10 sono capoluoghi di Provincia. 

Questi dati sono importanti da considerare quando si va a giudicare il mandato di un Sindaco. E’ ovviamente molto limitante sapere che il 30%-40% (se va bene) delle proprie entrate sono bloccate in spese di gestione, e soprattutto è molto allarmante scoprire che quasi il 4% dei Comuni italiani è "in debito" solamente considerando le spese rigide.

Rigidità di spesa: i 10 peggiori Comuni capoluogo di Provincia

 

Per approfondimenti::

* openbilanci.it è la piattaforma web che rende finalmente pubblici i bilanci negli ultimi dieci anni di tutti i comuni italiani. Una grande quantità di dati grezzi e ufficiali è stata liberata ed è ora pronta per essere scaricata da cittadini, media e ricercatori. Inoltre confronti, classifiche e mappe sono di supporto per addentrarci in un ambito che non sia per i soli addetti ai lavori e che ci permetta di chiedere conto ai nostri politici.

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