EDITORIALE
Un augurio per il 2019: costruiamo un nuovo ponte, semplice ma non banale
“Semplice ma non banale. Forte, molto forte, lontano dalla retorica. Bello, di una bellezza genovese: restìa, parsimoniosa, taciturna” così Renzo Piano descrive il suo progetto di “ponte di Genova”. Faccio mie le sue parole per descrivere un ponte che vorrei che insieme costruissimo durante il prossimo anno, così vi faccio anche gli auguri! Nel 2019 vorrei lavorare insieme a voi
20 Dicembre 2018
Carlo Mochi Sismondi
Presidente FPA
“Semplice ma non banale. Forte, molto forte, lontano dalla retorica. Bello, di una bellezza genovese: restìa, parsimoniosa, taciturna” così Renzo Piano descrive il suo progetto di “ponte di Genova”. Faccio mie le sue parole per descrivere un ponte che vorrei che insieme costruissimo durante il prossimo anno, così vi faccio anche gli auguri! Nel 2019 vorrei lavorare insieme a voi per:
- un ponte tra le diversità che favorisca quella contaminazione di culture, di razze, di idee e di sensibilità da cui solo può nascere un nuovo sviluppo, visto che quello che stiamo costruendo non è né sostenibile né equo;
- un ponte tra città e territori che riporti al centro la periferia del Paese senza farci perdere la centralità delle reti relazionali proprie della vita urbana;
- un ponte tra le tante aggregazioni di cittadini che, perseguendo i propri obiettivi, sono anche al servizio del benessere di tutti e che, se collegati tra loro, possono essere l’unica vera risorsa per rifondare lo Stato;
- un ponte tra i cittadini e la loro amministrazione perché questa diventi sempre più aperta, trasparente, accountable e partecipata;
- un ponte tra stato centrale e comunità territoriali, che fermi in una posizione ragionevole e sufficientemente stabile il continuo movimento pendolare tra centralismo velleitario e sterile e un federalismo della frammentazione e dell’egoismo;
- un ponte tra le generazioni che ci induca a non tradire i giovani per conservare i privilegi dei vecchi.
Ma soprattutto abbiamo bisogno di un ponte tra le persone che ci permetta di ridurre le diseguaglianze ora sempre crescenti, di abbattere i muri della paura e della diffidenza, di guardarsi negli occhi, di riconoscerci come fratelli in modo che il nostro comportamento non sia dettato da facili slogan “prima questi o prima quelli”, ma sia frutto di una sincera e non ingenua empatia, sempre tesa a stabilire occasioni di dialogo, anche tra diversi.
Questo ponte sarà necessariamente frutto d’innovazione e reso possibile dalla rete, ma questa innovazione non sarà un gran pavese da appenderci sopra come una brutta luminaria di Natale, ma si concretizzerà proprio in quella semplicità forte e non banale, in quella bellezza sobria e taciturna di cui ci parlava Renzo Piano. Perché essere innovatori per noi vuol dire usare le enormi potenzialità della trasformazione digitale per portare avanti processi di innovazione istituzionale, culturale ed organizzativa, per migliorare la qualità della vita, i livelli di occupazione, la competitività, come risposta ai bisogni delle generazioni attuali e future, garantendone la sostenibilità economica, sociale e ambientale.
L’anno prossimo ci sarà tanto da lavorare, ma ne vale la pena!
Tanti auguri!