ISFOL, dalla parte di chi lavora. Anche all’estero
ISFOL non è solo ricerca, ma un vero e proprio partner dei
cittadini. Lo dimostrano due iniziative di natura internazionale, il programma
Erasmus + ed Europass, gestiti dall’Istituto e orientati a promuovere la
formazione e il lavoro in un contesto europeo. Le due esperienze, entrambe di
forte attualità, saranno raccontate nel corso dei seminari ISFOL a Forum PA
2016. Con un obiettivo: trasformare i principi di innovazione,
internazionalizzazione e mobilità in esperienze concrete.
12 Maggio 2016
Federica Colonna
Erasmus +, imparare lavorando. In Europa.
L’attualità di Erasmus+? Sostiene con finanziamenti comunitari l’innovazione e la qualità del nostro sistema educativo e formativo, contribuendo a promuovere le trasformazioni in atto introdotte in Italia da La Buona Scuola e dal Jobs Act. Il programma dell’Unione Europea in materia di istruzione e formazione, infatti, prevede tirocini e apprendistati all’estero e la costruzione e il consolidamento di partenariati internazionali. In una frase: rende possibile e fruttuoso il WBL, il work-based learning, l’apprendimento in contesti lavorativi, sia attraverso periodi di formazione on the job sia tramite la creazione di reti europee tra imprese e enti.
E se Erasmus è noto ai più in ambito universitario, è nel settore della istruzione e formazione professionale che interviene ISFOL, attraverso la gestione di due misure specifiche: la Mobilità dei learners e dello staff e i Partenariati strategici. “I learners, i discenti – spiega alla redazione di Forum PA Sveva Balduini, ricercatrice ISFOL delll’Agenzia Nazionale Erasmus + – sono studenti che stanno frequentando percorsi formali di istruzione e formazione professionale o che hanno acquisito il titolo da al massimo un anno, e apprendisti e che attraverso il Programma Erasmus+ possono realizzare esperienze di lavoro o di formazione in un altro paese europeo per un massimo di un anno; lo staff, invece, comprende docenti, tutor, responsabili e manager della formazione in impresa, che possono fare esperienze più brevi, di due mesi, per comprendere come i loro colleghi in altri paesi svolgano le stesse funzioni, scambiandosi pratiche, esperienze, metodi”. Diverso, invece, è il caso dei Partenariati: sono aperti a organismi che offrono formazione in senso ampio (scuole, centri di formazione, imprese, parti sociali, autorità pubbliche) e sono finalizzati allo scambio di pratiche innovative e allo sviluppo di prodotti intellettuali, per esempio ricerche, strumenti per l’analisi dei fabbisogni o per la valutazione di competenze.
“Il nostro paese – continua Balduini – dispone di uno stanziamento annuale di oltre 35 milioni di euro di finanziamenti per progetti di Mobilità e di Partenariato strategico presentati da organismi italiani”. Una cifra destinata a crescere e che ha permesso il sostegno di oltre 100 progetti l’anno con il coinvolgimento di più di 8000 persone. “La domanda – prosegue – eccede sempre la disponibilità”. Tanto che ISFOL riesce a finanziare 1 progetto su 4 nell’azione Mobilità e 1 su 10 tra i Partenariati strategici. La maggior parte dei progetti, inoltre, riguarda il settore terziario mentre i paesi prescelti per realizzare l’esperienza sono prevalentemente, e per ragioni linguistiche, Inghilterra, Francia, Spagna. E Germania, dove il modello di apprendimento duale ha una storia consolidata e fruttuosa.
Il futuro di Erasmus +? lavorare sulla qualità dei progetti proposti e coinvolgere un numero maggiore di imprese. I bandi sono da poco scaduti, ricorda Balduini, ma il prossimo anno è vicino: adesso è il momento di cominciare a sviluppare idee e proposte e di costruire le reti di partenariato. E di progettare una mobilità davvero orientata ai risultati dell’apprendimento. Per saperne di più, il portale del Programma www.erasmusplus.it contiene informazioni su misura per ogni tipo di soggetto interessato a partecipare.
Europass, tradurre la conoscenza in competenza.
Un portafoglio di documenti istituto dal Parlamento e dal Consiglio europei per facilitare la mobilità geografica e professionale dei cittadini. Ecco cosa è Europass, il pacchetto pensato per aiutare diplomati e laureati a presentarsi all’estero e a illustrare le conoscenze e le abilità acquisite nel corso di studi anche a un datore di lavoro straniero.
Ma c’è una novità. Gli studenti delle scuole italiane che si diplomeranno nei prossimi mesi, grazie all’ordinanza 252/2016 firmata dal Ministro Giannini, acquisiranno un documento in più: il supplemento al certificato – che si aggiunge a Europass Curriculum Vitae, al Passaporto delle Lingue, Europass Mobilità e al supplemento al diploma, già disponibili. L’obiettivo? Lo spiega alla redazione di Forum PA Ismene Tramontano, Responsabile del Centro Nazionale Europass presso ISFOL: “Integrare il titolo di studio e mettere in trasparenza in termini di competenze i contenuti acquisiti nel percorso di studi”.
In altre parole il diplomato che desidera realizzare una esperienza professionale in Europa potrà descrivere non solo quali conoscenze ha appreso tra i banchi, ma anche cosa ha imparato davvero a fare. E se il supplemento rilasciato in Italia è, ovviamente, conforme al modello europeo, offre però un vantaggio in più: “Il documento – spiega Tramontano – è stato pensato per la VET (ndr: vocational educational training, la formazione professionale) ma anche per l’istruzione in generale e per i percorsi scolastici liceali. Siamo riusciti a declinare i contenuti formativi dei licei in termini di competenze” Un esempio? Chi consegue la maturità classica può vantare a pieno titolo di saper utilizzare gli strumenti del problem solving e i procedimenti argomentativi dell’indagine di tipo umanistico.
Già oggi, inoltre, è possibile visionare e scaricare il supplemento al certificato presso il sito dell’ISFOL – www.isfol.it/europass – mentre dal 15 maggio sarà pubblicato anche sul portale MIUR, perché, sottolinea Tramontano, il certificato ha visto la piena collaborazione tra l’istituto e il Ministero dell’Istruzione. Per ottenere il supplemento al certificato, infine, non sarà necessario richiederlo. Ogni studente lo riceverà automaticamente, in versione italiana e inglese, insieme al diploma. Perché il futuro di un professionista comincia da qui: dalla possibilità di muoversi e mettersi alla prova. Anche all’estero.