Piano Scuola Digitale, una buona sceneggiatura è importante, ma non basta per fare un bel film

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Affinché il PNSD si traduca in un reale volano d’innovazione e di ammodernamento per l’intero sistema scolastico, bisognerà seguirne, monitorarne, validarne l’attuazione con la massima attenzione e cercando di evitare pratiche che ne snaturino lo spirito

17 Marzo 2016

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Giuseppe Corsaro, insegnante, fondatore community insegnanti 2.0

Il mondo scolastico italiano è, in questo preciso momento, dentro un vortice di novità che stento a ritrovare nel passato. Un fuoco incrociato di interventi, di annunci, di piani e di progetti. Nuove norme e nuove prospettive. Solo chi non vuole accorgersene può superficialmente continuare con i soliti “adagi” di gattopardesca memoria o con atteggiamenti di qualunquistica sufficienza.

Al centro di questo “ciclone innovatore” c’è di certo il nuovo Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD). Trentacinque azioni dense di progettualità e di prospettive coraggiose. Un bombardamento che vuole scuotere antiche abitudini e rendere difficile (se non impossibile) la permanenza in quella che uno degli estensori del Piano stesso non ha esitato a definire come una “comfort zone” responsabile in buona parte di un’idea di scuola retrò, grigia e sbiadita che non piace a nessuno.

Per non farci travolgere, però, da tale vorticosa ed euforica frenesia (ma senza alcun intento polemico), vorrei un attimo provare a vedere se è possibile prevenire ostacoli e difficoltà nelle fasi attuative (è sempre difficile passare dal dire al fare) al fine di cercare di restare coi piedi per terra e non essere risucchiati da nessun ciclone.

Premesso quindi che questo articolo reca le migliori intenzioni e viene da chi nel PNSD crede (e tanto), passo a riflettere sulle potenziali criticità che si possono incontrare.

Affinché il PNSD si traduca in un reale volano d’innovazione e di ammodernamento per l’intero sistema scolastico (questo è secondo me l’importantissimo compito che ad esso è stato dato dagli estensori), bisognerà seguirne, monitorarne, validarne l’attuazione con la massima attenzione e cercando di evitare pratiche che ne snaturino lo spirito. Perciò sarebbe cosa buona e giusta cercare di prevedere un percorso attuativo quanto più coerente possibile con lo spirito del piano stesso e provare ad evitare inciampi proprio nelle fasi di realizzazione delle azioni previste (ben 35).

Le potenziali criticità nel passaggio dalla progettazione alla effettiva realizzazione potrebbero essere tante. Ho provato a riassumerne alcune (esemplificando molto e scegliendo solo le più evidenti):

  • disomogeneità territoriali;
  • soluzioni eccessivamente “creative”;
  • sottovalutazione del Piano;
  • errate interpretazioni;
  • ostilità culturali;
  • carenze organizzative;
  • mancanza di coordinamento;
  • implicazioni contrattuali.

Di alcune di tali potenziali criticità affioranti in fase attuativa si è avuto già un primo riscontro (e un campanello d’allarme) in occasione dei primissimi passaggi relativi all’azione #28: un animatore digitale in ogni scuola. E’ bene riflettere su ciò che è accaduto, in modo da capire se c’è possibilità di affrontare con maggior sicurezza le future fasi della realizzazione del PNSD.

Già in fase d’individuazione e, subito dopo, di attivazione della figura dell’Animatore Digitale (AD), un po’ di confusione si è registrata. L’individuazione degli animatori digitali, prevista dall’azione #28 del PNSD, è stata attuata lasciando ai dirigenti scolastici (DS) la più completa discrezionalità. Bene, si dirà: la famigerata autonomia gestionale viene finalmente messa alla prova dei fatti. Certo, ma con modalità che hanno assunto più le caratteristiche dell’anarchia che dell’autonomia. Non avendo dato indicazioni sufficientemente stringenti, non avendo formato/informato in modo capillare e puntuale gli attori/attuatori (i dirigenti scolastici, precipuamente) ed avendo dato tempi strettissimi, le soluzioni che ne sono scaturite sono state le più disparate, sia in merito alle procedure formali sia in merito alla validità delle scelte operate.
Dirigenti che per l’individuazione dell’AD hanno coinvolto il collegio dei docenti, altri che hanno chiesto manifestazione d’interesse agli insegnanti interessati e alcuni che hanno fatto tutto da soli (d’ufficio). Altri si son cavati d’impaccio affibbiando l’incarico a chi ricopriva già la Funzione Strumentale di supporto ai docenti, oppure hanno scelto (adottando criteri propri) in base a competenze dichiarate (ma molti anche in base alle proprie preferenze).

Tutto legittimo, sia chiaro… Non era stata imposta alcuna limitazione nell’espletamento di tale individuazione e quindi il DS ha fatto come ha creduto perché poteva farlo: ma non è questo il punto. Quanti DS, però, hanno correttamente e coscientemente compreso lo spirito e il ruolo che il PNSD assegna a tale figura? Quanti animatori (individuati d’ufficio) vivranno questa esperienza (per tre anni!) comprendendo la centralità che il PNSD prevede per loro? Quanti si ritroveranno ad “accompagnare” malvolentieri il Piano? Quanti sviliranno questa funzione considerandola un’ulteriore estensione delle “cose da fare” in quanto Funzione Strumentale al POF senza comprenderne la precipua particolarità? Insomma, quanto dell’originario “spirito innovatore” si tradurrà in effettivi atti con effettive ricadute positive che possano contribuire ad allargare la base degli “insegnanti non digifobici”?
E inoltre, quanto omogenea (o disomogenea) sarà l’azione condotta da queste figure sul territorio? Ci saranno forse regioni, realtà, scuole con livelli troppo diversi di PNSD? Sarebbe da evitare. Si potrà verificare che in alcune scuole (e sappiamo già che ce ne sono) l’AD non venga neanche individuato? Oppure che sia individuato ma si rifiuti di assolvere a questo compito? Potranno esserci scuole “fuori” dal Piano e/o dove di fatto il PNSD resti misconosciuto e quindi inattuato?

Ma anche se proviamo ad andare oltre il momento topico dell’individuazione, incontriamo parecchia confusione e molte incertezze. I dubbi relativi alla definizione dell’impegno in termini di ore e di un adeguato compenso per questa figura non sono ancora stati del tutto chiariti (anche qui la totale discrezionalità non fa bene). L’enormità dei compiti che l’AD si ritrova ad assolvere richiederebbe più “sostegno”. Il team a supporto dell’AD (annunciato in un secondo momento – quasi una pezza alle tante perplessità sollevate da parte di tanti) non sembra ancora ben definito né in termini di caratteristiche, compiti e ruolo, né riguardo all’eventuale compenso (in questo proprio come l’AD stesso) e né relativamente all’eventuale percorso formativo.
La parziale definizione di alcuni aspetti squisitamente organizzativi ha, in definitiva, creato le condizioni per l’inverarsi di alcune delle criticità sopra elencate.
Un recupero di omogeneità attuativa potrebbe venire dalla formazione degli AD. E’ fortemente auspicabile. E’ chiaro però che affinché ciò accada si dovrà evitare il “liberi-tutti” che questa volta vedrebbe come attori/attuatori gli USR, le scuole-polo e i formatori degli AD. Indicazioni più stringenti, criteri e programmi in linea col PNSD dovrebbero costituire una base comune (a tutte le latitudini) che eviti troppe differenze fra le regioni e che assicuri un patrimonio di competenze condiviso ad ogni AD di ogni scuola d’Italia. Non scordiamoci che l’AD ha un incarico triennale e dovrà accompagnare la realizzazione e l’attuazione dell’intero PNSD: mica noccioline!

Queste criticità in fase attuativa incontrate sull’AD (azione #28) potrebbero costituire una sorta di “prova generale” per tutto il PNSD e, una volta riconosciute e metabolizzate, potrebbero addirittura contribuire ad una futura pianificazione per le altre azioni da attuare.
Insomma, a volerla mettere in metafora, potremmo pensare al PNSD come ad una splendida sceneggiatura per un colossal da record d’incassi. Questa l’abbiamo: ottima sceneggiatura! Adesso vediamo di realizzare una regia, una scenografia, un casting, una colonna sonora e una fotografia adeguate per evitare che il film sia un fiasco: una buona sceneggiatura è importante… ma non basta per fare un bel film.

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