PNSD, necessario armonizzare le azioni in corso

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Ottimo il PNSD, ma si sente la mancanza di una armonizzazione generale delle azioni in corso e con il previgente impianto normativo e organizzativo che ancora caratterizza l’intero apparato della scuola italiana

11 Novembre 2016

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Silvia Mazzoni, Dirigente Scolastico, I.C. Torgiano-Bettona, Perugia

Il PNSD ha attivato nella scuola in appena un anno molti fattori di cambiamento. Dotazione di risorse per la connettività e per la realizzazione di ambienti didattici innovativi (PON Lan/WLan, PON ambienti di apprendimento), promozione delle potenzialità progettuali e creative di ogni istituzione (atelier creativi, biblioteche digitali), ma soprattutto un forte impulso alla formazione e alla qualificazione generale del personale scolastico tramite la creazione di un nucleo di soggetti ‘esperti’ (Animatore, Team per l’Innovazione, ulteriori dieci docenti) in grado di supportare e riempire di senso il processo di cambiamento in corso traducendolo in concrete ed efficaci pratiche didattiche. La formazione ha per la prima volta tenuto in debito conto la necessità di ricomprendere anche figure non abitualmente individuate come target pur ricoprendo ruoli chiave all’interno delle scuole: dirigenti scolastico e DSGA, personale tecnico e amministrativo di vario tipo.

Tutto ciò è avvenuto in un contesto che ha visto la scuola italiana affrontare una stagione inedita caratterizzata da ulteriori e non meno impattanti cambiamenti: la partenza del Sistema di Autovalutazione delle Scuole (RAV, PDM, NIV, NEV…), la dimensione Triennale del Piano dell’Offerta Formativa, lo straordinario piano assunzionale, la ‘chiamata diretta’ per l’affidamento di incarichi triennali da parte dei dirigenti scolastici, più di recente il lancio del Piano Triennale per la Formazione di tutti i docenti e quello per la valutazione dei dirigenti stessi.

Gli ultimi 12/15 mesi hanno dunque messo molta carne al fuoco nel panorama scolastico italiano, creando allo stesso tempo molte opportunità e molte sfide, per alcune delle quali le scuole italiane non sono ancora adeguatamente attrezzate.

La cosa di cui si sente maggiormente la mancanza – posto che chi scrive è tra quanti tendono a cogliere l’opportunità mentre si fronteggiano le difficoltà – è una armonizzazione generale delle azioni in corso e soprattutto una armonizzazione delle azioni in corso con il previgente impianto normativo e organizzativo che ancora caratterizza l’intero apparato della scuola italiana.

Il contratto di lavoro del comparto scuola è fermo a quasi dieci anni fa, il Testo Unico attende di essere rinnovato dal lontano 1994, le norme susseguitesi sul pubblico impiego e sul ruolo dei dirigenti scolastici (categoria anomala ormai per definizione) necessitano a volte di interpretazioni mai davvero incontrovertibili.

Questo sfondo rappresenta una palude entro la quale l’impulso al cambiamento e all’innovazione dato dal PNSD rischia di impantanarsi incolpevolmente. Molte delle azioni in esso previste richiedono infatti una vera capacità delle scuole di gestire la propria autonomia e di rappresentare un elemento di stimolo rispetto al proprio territorio. Questo spesso comporta il rispetto di tempistiche molto ristrette, la capacità di sviluppare piani di sviluppo a medio e lungo termine (ben oltre i nove mesi dell’anno scolastico), la forza di interagire con soggetti esterni presenti sul proprio territorio di riferimento, che spesso non hanno nemmeno idea di come funzionino i meccanismi delle istituzioni scolastiche.

Tra le proposte più interessanti per l’attuazione e il miglioramento del PNSD arrivate al tavolo del Cantiere Scuola di Forum PA, un posto di assoluto rilievo occupa quella che riguarda lo sviluppo del livello di autonomia di ciascuna scuola e/o distretto territoriale. Il problema è che tale obiettivo, quanto mai oggi necessario, sia praticamente irraggiungibile se non si mette mano a una seria, tempestiva e omnicomprensiva riorganizzazione dell’intero sistema scuola che risolva una volta per tutte le mille contraddizioni ancora esistenti al suo interno. Rinnovo del contratto e ridefinizione della funzione docente, che sciolga il nodo solo in parte risolto dell’obbligatorietà della formazione; chiara rideterminazione dell’equilibrio tra poteri e compiti degli organi collegiali e del dirigente scolastico, oggi fonte di conflitti a volte molto aspri; alleggerimento e semplificazione dell’elefantiaco apparato normativo e burocratico, che spesso impedisce con mille (a volte superflui) passaggi di cogliere opportunità dalle tempistiche sempre troppo incalzanti.

In mancanza di questa agognata armonia si corrono due rischi fondamentali: il primo è che il ‘meccanismo’ soffochi e finisca per impantanarsi completamente, vanificando le enormi risorse materiali ed energie umane mobilitate dal PNSD; il secondo è quello che tra le 8000 istituzioni del territorio nazionale soltanto poche scuole – per una serie straordinariamente favorevole di contingenze – si trovino ad essere effettivamente in grado di districarsi in mezzo alle mille contraddizioni attualmente esistenti, potendo avvantaggiarsi delle cospicue opportunità di sviluppo offerte dal PNSD. Si otterrebbe così l’indesiderato effetto di aumentare il divario già presente nel panorama dell’offerta formativa della scuola pubblica italiana, che come è ovvio dovrebbe offrire le stesse opportunità a tutti i suoi futuri cittadini.

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