ASviS: le dieci proposte per un’Agenda territoriale sostenibile

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L’Italia è un territorio fragile in cui continuano ad aumentare le disuguaglianze tra le regioni. Per mettere davvero in sicurezza il Paese ed evitare che si ripetano tragedie come quelle delle Marche e di Ischia, è necessaria una sede di confronto interistituzionale per discutere le azioni più urgenti. La proposta emerge con forza dall’ultimo Rapporto ASviS ‘I territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2022’, presentato nei giorni scorsi, che analizza l’andamento di regioni, province e Città metropolitane rispetto ai 17 Goal dell’Agenda Onu 2030

15 Dicembre 2022

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Flavio Natale

Redazione ASviS

Foto di Steven Kamenar su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/MMJx78V7xS8

Un messaggio emerge chiaro dal Rapporto ASviS “I territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2022”: senza un’azione efficace e coordinata, tragedie come quelle delle Marche e di Ischia, causate da una combinazione di cambiamenti climatici e urbanizzazione incontrollata, sono destinate a ripetersi. Il documento prodotto dall’Alleanza ha provato ad analizzare l’andamento di regioni, province e Città metropolitane rispetto ai 17 Goal dell’Agenda Onu 2030, elaborando valutazioni e proposte per la salvaguardia e lo sviluppo dei territori. 

Il Rapporto, costruito attraverso l’utilizzo di indici compositi e obiettivi quantitativi, è stato presentato il 6 dicembre a Roma, presso la sede del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), dai presidenti dell’ASviS Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini, e commentato da esperti e rappresentanti delle istituzioni, tra cui Dario Nardella, sindaco di Firenze, Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e delle province autonome, e Tiziano Treu, presidente del Cnel, che ha commentato: “Non stiamo andando bene. Questa situazione, oggi aggravata dalla pandemia e dal complesso contesto geopolitico internazionale, affonda, in verità, le proprie radici in problematiche strutturali del nostro sistema economico, produttivo e sociale che possono trovare soluzione solo in serie politiche volte a colmare i divari territoriali, generazionali e di genere”. Tra queste, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che “sta entrando nella fase cruciale della messa a terra nei territori”. Azioni ancora più urgenti dal momento che, come ha ricordato l’ASviS, il Parlamento non riesce a legiferare in materia di consumo di suolo e rigenerazione urbana da almeno tre legislature.  

Proprio per queste ragioni, l’Alleanza ha dedicato il sesto capitolo del Rapporto a un decalogo di proposte per realizzare un’“Agenda territoriale per lo sviluppo sostenibile”, strumento a disposizione delle istituzioni per il monitoraggio e l’adozione di norme. Tra queste, la più significativa, prodotta di comune accordo con le associazioni di urbanistica, è stata la richiesta alle Commissioni Ambiente e territorio di Camera e Senato di istituire una sede di confronto interistituzionale con gli stakeholder, per individuare il “nucleo essenziale” delle questioni che necessitano di un aggiornamento normativo, indicando anche lo strumento legislativo o amministrativo adeguati. Solo in questo modo, secondo l’Alleanza, sarà possibile creare le condizioni per mettere davvero in sicurezza il Paese, un territorio fragile in cui continuano ad aumentare le disuguaglianze tra le regioni. Tra le altre proposte, le più urgenti sono:

  • l’approvazione in via definitiva della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile;
  • l’estensione a tutti i ministeri dell’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile del Mims (oggi Mit) approvata il 20 ottobre scorso;
  • l’attuazione delle raccomandazioni sul dissesto idrogeologico della deliberazione della Corte dei Conti n. 17/2021/G del 18 ottobre 2021 in materia di finanziamenti, di accelerazione dei tempi degli interventi e di governance;
  • la promozione di un’intesa, in sede di Conferenza unificata Stato, regioni e autonomie locali, per la definizione degli obiettivi quantitativi di riduzione progressiva del consumo di suolo;
  • l’acquisto esclusivo di mezzi del trasporto pubblico locale (Tpl) elettrici per le aree urbane e a idrogeno verde o biometano per le tratte interurbane, con i contributi statali dal primo gennaio 2022;
  • la presentazione alle Camere e l’approvazione del Codice della ricostruzione post-sisma, approvato dal Consiglio dei Ministri il 22 giugno 2022;
  • l’introduzione di sistemi di pagamento già previsti dalla legislazione vigente per i Servizi ecosistemici e ambientali (Psea) da parte di chi ne usufruisce nei confronti delle comunità locali montane e dei singoli proprietari e gestori dei servizi;
  • l’introduzione nei bandi del Pnrr di una norma applicativa della clausola del 40% con un doppio passo nelle graduatorie, che devono prevedere lo scorrimento dei progetti fino al raggiungimento dell’obiettivo.

Per la prima volta, il Rapporto ha inoltre analizzato le differenze di comportamento tra le regioni e le province autonome tra il 2010 e il 2021 (in coerenza con la proposta dell’ASviS di un “Sistema multilivello di Strategie e di Agende per lo sviluppo sostenibile”); inoltre, per ogni Obiettivo dell’Agenda Onu 2030 per cui sono disponibili i dati (14 Goal su 17), lo studio ha messo in relazione il comportamento dei cinque territori con la performance migliore e i cinque con la performance peggiore. Per alcuni Goal il Rapporto ha offerto anche una prima valutazione dell’impatto della crisi pandemica sui diversi territori.

La rappresentazione complessiva emersa dal documento è di un Paese a diverse velocità, in cui le differenze territoriali sono aumentate anziché essere diminuite. Ad esempio, nel periodo 2010-2021 le disuguaglianze territoriali tra le regioni e le province autonome sono:

  • aumentate per sette Goal: Povertà (Goal 1), Salute (Goal 3), Istruzione (Goal 4), Parità di genere (Goal 5), Energia (Goal 7), Lavoro e crescita economica (Goal 8), Città e comunità (Goal 11);
  • diminuite per due Goal: Economia circolare (Goal 12), Giustizia e istituzioni (Goal 16);
  • rimaste stabili per cinque Goal: Agricoltura e alimentazione (Goal 2), Acqua pulita e servizi igienico-sanitari (Goal 6), Infrastrutture e innovazione (Goal 9), Disuguaglianze (Goal 10), Vita sulla terra (Goal 15).

Per alcuni Goal, come già ricordato, è stato possibile elaborare una prima valutazione dell’impatto della crisi pandemica da Covid-19:

  • per la Povertà (Goal 1) le differenze continuano ad aumentare anche nel periodo 2019-2021;
  • per la Salute (Goal 3), nonostante il complessivo miglioramento in tutto il periodo 2010-2021, il gap esistente nel 2019 è aumentato considerevolmente nei due anni successivi;
  • per l’Istruzione (Goal 4) la media nazionale migliora in tutto il periodo, soprattutto grazie alle performance delle regioni migliori, mentre negli anni della pandemia (2019-2021) si registra un peggioramento che è maggiore per le ultime cinque regioni, rispetto alle prime cinque.

Per gli altri Goal analizzati sono stati registrati andamenti più confortanti.

Il Rapporto ha infine prodotto una base conoscitiva e analitica originale e ad ampio spettro, illustrando nel settimo capitolo numerose buone pratiche sviluppate a livello regionale e locale, analizzando i principali rischi causati dall’azione antropica sul territorio e offrendo un quadro completo e aggiornato del progresso delle varie regioni, province, Città metropolitane verso i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Per la prima volta questo lavoro è stato presentato integrando i dati di ciascuna regione e dei territori che la compongono in sezioni dedicate, così da disporre di 21 quadri conoscitivi completi, uno per ciascuna regione e provincia autonoma.

Queste azioni non saranno però veramente efficaci senza politiche coerenti e uno scambio attivo tra cittadini e istituzioni. A ricordarlo è stato il presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini, a conclusione dell’evento di presentazione del Rapporto.Per Stefanini, bisogna incoraggiare un processo democratico, affinché “i cittadini possano instaurare un dialogo con le istituzioni e possano avere uno strumento di controllo”. A proposito dei disastri più recenti, il presidente ha dichiarato che “manca la consapevolezza dell’esistenza di strumenti analitici e bisogna che questi strumenti indirizzino le politiche”. Infine, Stefanini ha sottolineato che il Paese fatica perché “manca una visione d’insieme e di lungo periodo, abbiamo difficoltà a focalizzare le relazioni che ci sono tra i diversi piani. Mai come oggi abbiamo bisogno di dare spazio ed efficacia a un approccio più trasformativo”.

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