Nel 1938 Johan Huzinga pubblica un volume intitolato ‘
Homo Ludens’. Il libro presenta una tesi affascinante
il gioco, sostiene l’autore, è alla base dell’organizzazione sociale. Le scienze sociali e comportamentali hanno studiato approfonditamente il valore del gioco nei rapporti umani, come strumento di apprendimento e maturazione personale.
Meno studiato, invece,
è
l’uso dei giochi come strumento di
mobilitazione dell’opinione pubblica.
Eppure la storia è ricca di esempi al
riguardo, dai greci antichi fino ai giorni nostri. Platone descrive la politica
come un gioco in cui vince chi distribuisce le risorse in modo efficiente. Erodoto,
nelle Storie, racconta degli abitanti della Lydia, una regione ad ovest
dell’Anatolia. Costoro usavano i giochi pubblici come stratagemma per sopravvivere
a una carestia che li affliggeva da diciotto anni. I giochi, scrive Erodoto, si
tenevano a giorni alterni, come distrazione dalla privazione di cibo, che
veniva distribuito nei giorni di riposo.
Nella Roma imperiale la distribuzione gratuita di derrate
alimentari alla popolazione e l’organizzazione di spettacoli circensi erano
veri e propri strumenti di regolazione pubblica
. Al punto che Giovenale, nel quarto libro
delle Satire, critica questa consuetudine usando la celebre espressione “
panem et circenses”.
Nel 1714, il
Parlamento britannico assegna il
Longitude
Prize
. L’idea vincitrice consentirà di realizzare il primo cronometro
marino e risolvere così il problema della misurazione della longitudine sul
mare. Diversi anni più tardi, corre l’anno 1795, Napoleone mette in palio un
premio di dodicimila franchi da assegnare al primo che avesse escogitato un
sistema efficace per garantire la conservazione a lunga durata del cibo. La
soluzione tarderà ad arrivare. Quindici anni più tardi, Francois Appert inventa
un sistema che usiamo ancora oggi: la bollitura e conservazione del cibo sotto
vuoto.
In epoca moderna arrivano le lotterie pubbliche, le scommesse e
il gioco d’azzardo legali e le gare pubbliche di idee. Il governo degli Stati Uniti ha un portale
web attraverso il quale pubblica tutte le gare disponibili, si chiama
Challenge.gov. Ha fatto uso delle
prize competitions
l’aviazione federale statunitense, per raccogliere idee su come migliorare la
sicurezza dei controlli ai checkpoint. La NASA, nel 2013, ha lanciato la ‘
Asteroid
Grand Challenge
’, raccogliendo le proposte – oltre settecento – di
milleduecento partecipanti su come individuare asteroidi potenzialmente dannosi
per il pianeta Terra. La NASA ha dichiarato di aver fatto uso delle proposte
migliori per sviluppare un algoritmo che ha migliorato di quindici punti
percentuali le possibilità di individuare nuovi asteroidi orbitanti intorno
Marte e Giove. Il tutto al costo di circa duecentomila dollari – meno di quanto
sarebbe costato assumere un ingegnere per sviluppare lo stesso algoritmo.
Nessuna delle esperienze appena
descritte rientra pienamente nella definizione di gioco. Si tratta, piuttosto,
di esperienze di
gamification –
che dei giochi (come ho spiegato
qui e qui) ripropongono la dinamica, non l’aspetto. Nel
vocabolario anglosassone si usano due termini diversi.
Play indica il gioco vero e proprio, la cui finalità principale
è l’intrattenimento degli utenti. La
Playfulness, invece,
individua il senso di giocosità che può essere presente in situazioni che non
vengono percepite dagli utenti come gioco.
Secondo l’opinione più diffusa tra gli studiosi del settore, quest’ultima
richiede tre condizioni per esistere: la percezione da parte degli utenti di un
obiettivo da raggiungere; l’adozione di regole comportamentali diverse da
quelle che si adotterebbero usualmente, in funzione del raggiungimento di
quell’obiettivo; infine, la volontà di raggiungere l’obiettivo dato.
Fateci caso. Quando incontrate un
caso di gamification ben riuscito non avrete a che fare con un gioco vero e
proprio; vi troverete di fronte un’esperienza coinvolgente perché divertente –
simile, non identica, a un gioco.
*Gianluca Sgueo, Global Media Seminar Professor, NYU Florence
www.gianlucasgueo.it
Ludocrazia. Quando il gioco accorcia le distanze tra governo e cittadini
Twitter @GianlucaSgueo