Food Hub TO Connect: scopriamo uno dei progetti vincitori del bando Smart Cities and Communities del MIUR

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Lo scriviamo spesso su queste pagine: l’innovazione ha poco a che fare con le nuove tecnologie, quanto piuttosto con un nuovo modo di intendere processi e comportamenti. Vale soprattutto per le nostre città, dove la differenza la fanno i cittadini, e vale per il cibo e filiera alimentare. Se produttori locali, distributori, ristoratori e piccoli commercianti decidessero di fare squadra in una logica di sistema e cooperativa la sfida di un sistema territoriale del cibo sostenibile sarebbe possibile. Gli strumenti, le infrastrutture, le formule organizzative e le nuove relazioni necessarie a realizzarlo sono uno dei compiti a cui Food Hub TO Connect (FHTC), progetto d’innovazione sociale vincitore del bando Smart Cities and Communities del MIUR, intende contribuire. Scopriamone di più.

12 Gennaio 2015

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Andrea Aimar*

Lo scriviamo spesso su queste pagine: l’innovazione ha poco a che fare con le nuove tecnologie, quanto piuttosto con un nuovo modo di intendere processi e comportamenti. Vale soprattutto per le nostre città, dove la differenza la fanno i cittadini, e vale per il cibo e filiera alimentare. Se produttori locali, distributori, ristoratori e piccoli commercianti decidessero di fare squadra in una logica di sistema e cooperativa la sfida di un sistema territoriale del cibo sostenibile sarebbe possibile. Gli strumenti, le infrastrutture, le formule organizzative e le nuove relazioni necessarie a realizzarlo sono uno dei compiti a cui Food Hub TO Connect (FHTC), progetto d’innovazione sociale vincitore del bando Smart Cities and Communities del MIUR, intende contribuire. Scopriamone di più.

La constatazione è banale: le città sono il luogo dove si concentra (e si concentrerà sempre più) la maggior parte della popolazione mondiale, un’aggregazione di persone che deve, innanzitutto, mangiare. Da dove e come arriva il cibo che si consuma nelle città? Come questo influenza la sostenibilità di interi territori?

Si potrebbe partire da qua, dal tentare di rispondere a questi interrogativi, per riflettere sul complesso rapporto tra il cibo e la/le città, e di come questa relazione sia strategica nel momento in cui si ragiona di metabolismo urbano, di sostenibilità, di città intelligenti e inclusive. Non è un caso che un numero sempre crescente di amministrazioni stia cominciando a ragionare in merito a strategie e piani del cibo: sta aumentando la consapevolezza che il mercato da solo non è in grado di rispondere ai bisogni e sia perciò necessario interrogarsi su come e dove il cibo viene prodotto, distribuito e consumato per orientare pratiche e comportamenti verso nuovi modelli.

Un sistema territoriale del cibo

Una delle potenziali strade verso la sostenibilità è quella della rilocalizzazione di una quota consistente della produzione e del consumo di cibo. Attualmente le città dipendono per gran parte del loro approvvigionamento dai circuiti della Grande Distribuzione Organizzata e da filiere agroalimentari “lunghe”. Il punto è tentare di riconnettere le città e le campagne in un rapporto di maggior relazione ed equilibrio per favorire il consumo di cibo locale dando vita a filiere “corte” in grado di valorizzare le economie di prossimità. Per affrontare questa sfida non basta adagiarsi sul “paradigma della promozione” delle produzioni locali e dei “tipici”, ma è necessario immaginare dei veri e propri sistemi territoriali che siano in grado di riorganizzare le filiere agroalimentari con nuovi approcci. Inoltre non è sufficiente utilizzare la parola locale come mantra, essa da sola non basta a garantire qualità e sostenibilità dei prodotti e dei processi ad essi collegati.

Una piattaforma (hub) per il cibo locale

Food Hub TO Connect (FHTC) è un progetto d’innovazione sociale vincitore del bando Smart Cities and Communities del MIUR del febbraio 2013. L’obiettivo del progetto è la creazione di una infrastruttura logistico-organizzativo a favore di un sistema del cibo locale. FHTC parte dai limiti attuali delle filiere locali e “corte” per sviluppare una piattaforma in grado di aggregare l’offerta e la domanda di cibo locale nel contesto urbano torinese.

FHTC sta progettando un hub che fornirà:

  • un servizio di logistica con veicoli a basso impatto ambientale pensato per le esigenze piccoli-medi produttori locali e per i luoghi di consumo inseriti nella rete; la sfida è quella di razionalizzare ed efficientare un processo logistico oggi frastagliato;
  • un sistema di distribuzione in punti convenzionati e in punti d’aggregazione (università, ospedali, ecc.);
  • lo sviluppo di nuovi e vecchi negozi di prossimità nei quartieri contraddistinti da un’offerta di cibo locale e con l’ambizione di diventare luoghi di aggregazione e costruzione di comunità intorno al cibo.

Nuovi modelli per superare i limiti

La frammentazione, l’insostenibilità dei processi organizzativi ed economici, la scarsa accessibilità sono alcuni dei limiti delle esperienze, alternative o meno, di rilocalizzazione della produzione e consumo di cibo dalla cui analisi il progetto FHTC nasce. La scommessa è che sia possibile immaginare nuove forme economiche partendo innanzitutto da una diversa relazione tra gli attori della filiera agroalimentare. Come spesso accade in questo caso l’innovazione ha poco a che fare con le nuove tecnologie (seppur non manchino), quanto piuttosto con un diverso sguardo sulle cose capace di modificare comportamenti e processi. Se produttori locali, nuove forme di distribuzione, ristoratori e piccoli commercianti e, ovviamente, i consumatori decidessero di fare squadra in una logica di sistema e cooperativa la sfida di costruire un sistema territoriale del cibo sostenibile e accessibile sarebbe possibile. Gli strumenti, le infrastrutture, le formule organizzative e le nuove relazioni necessarie sono uno dei compiti a cui FHTC intende contribuire insistendo in quella affascinante terra di mezzo tra ricerca, impresa e innovazione sociale.

La (tortuosa) via italiana alle smart cities

È possibile incentivare politiche e progetti “smart” con modalità e processi poco intelligenti?

Pare di sì. E’ quello che sta accadendo ai tanti che, come noi, sono risultati vincitori del bando Smart Cities and Communities del MIUR (Decreto Direttoriale prot.n. 391/Ric del 5 luglio 2012) che ha stanziato, nella parte rivolta agli under 30, 25 milioni di euro per finanziare progetti d’innovazione sociale. Il 28 febbraio 2013 è stata comunicata la vittoria del bando e l’ottenimento di un finanziamento 813.752 euro (20% da cofinanziare) per lo sviluppo dell’idea. Una bellissima notizia, insomma. Purtroppo alla data di stesura di quest’articolo (7 gennaio 2015) il progetto, come gli altri vincitori, non ha ancora ricevuto un centesimo e il racconto delle vicissitudini degli ultimi due anni arricchirebbe un romanzo. Si è passati da un problema ad un altro senza mai capire quale fosse davvero l’intoppo: scarse comunicazioni ufficiali, con una determinazione chiara di tempi e modalità, e una forte difficoltà a trovare un vero interlocutore. Tra poco (non) festeggeremo il secondo anniversario di questa storia che ha dell’incredibile, non ci piace tirare fuori i soliti luoghi comuni sulla nostra burocrazia, ma in questo caso la vicenda è davvero imbarazzante. Così ci sono, solamente per la parte d’innovazione sociale under 30, 52 progetti pensati da ragazzi e ragazze fermi al palo. Alcuni stanno abbandonando, altri perseverano senza saper bene con chi prendersela. Dell’innovazione, in tutto ciò, nemmeno l’ombra, senza contare che in un contesto del genere si stanno tenendo in panchina, per usare un gergo calcistico, delle potenziali giovani promesse.

 


 

* Andrea Aimar di Officine Corsare – Torino è stato uno dei relatori di #SCE2014, in occasione del convegno Food&City: il futuro smart delle politiche alimentari urbane. A questo link il suo intervento.

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