Modelli di quartieri intelligenti dal Sud al Nord Italia: Napoli e Trento, due esperienze a confronto

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Due città molto distanti tra loro, sia geograficamente, sia culturalmente, che riflettono le loro differenze nella progettazione e realizzazione di quartieri intelligenti. Napoli e Trento, entrambe città dell’Osservatorio Nazionale Smart City ANCI (iniziativa in partnership con FORUM PA), hanno scelto infatti l’una un modello partecipativo “dal basso”, l’altra una robusta pianificazione dall’“alto” per dare vita a due quartieri smart nei rispettivi territori.

10 Luglio 2013

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Francesca Battistoni

Due città molto distanti tra loro, sia geograficamente, sia culturalmente, che riflettono le loro differenze nella progettazione e realizzazione di quartieri intelligenti. Napoli e Trento, entrambe città dell’Osservatorio Nazionale Smart City ANCI (iniziativa in partnership con FORUM PA), hanno scelto infatti l’una un modello partecipativo “dal basso”, l’altra una robusta pianificazione dall’“alto” per dare vita a due quartieri smart nei rispettivi territori.

L’obiettivo è comune: fare dell’innovazione e della sostenibilità gli elementi strategici di sviluppo del territorio. I modelli sono molto diversi.

Trento ha intrapreso un percorso per diventare uno Smart Territory e ha costituito un nuovo quartiere residenziale, Le Albere, un’area di circa 11 ettari, di cui cinque destinati a parco pubblico, 30mila metri quadri di strade e piazze, con il nuovo Museo della Scienza. Il quartiere è raggiunto dalla fibra ottica grazie all’attività di Trentino Network che ha appena completato la dorsale di 1000 km in fibra ottica e opera sul versante di un’adeguata infrastrutturazione del territorio, al fine di garantire un’alta performance nell’utilizzo dei servizi digitali messi in campo.

Napoli, d’altro canto ha avviato recentemente un’iniziativa a Montesanto, quartiere vivace situato tra la collina del Vomero e i Quartieri Spagnoli. Qui è partito un progetto pilota di rigenerazione e ri-utilizzo di spazi urbani secondo i principi delle smartcities. L’obiettivo è realizzare un modello di quartiere intelligente che possa poi essere replicato in altre zone della città. 

Le progettazioni dei quartieri si presentano come interventi di rigenerazione urbana in ottica Smart City: a Trento è coinvolta l’ex area industriale Michelin che è stata ri-progettata da Renzo Piano e sarà destinata ad accogliere residenze, uffici, negozi ed alcune attività di carattere culturale tra cui il museo (a nord) e un centro polifunzionale con hotel (a sud); a Napoli la zona coinvolta comprende un giardino, un vecchio opificio ed una palazzina risalente alla metà dell’Ottocento insieme alla scala monumentale, per dare vita a un luogo di sperimentazione e a un modello di sviluppo urbano sostenibile. 

Il quartiere Le Albere a Trento è improntato su caratteri di eco-sostenibilità: è stato pensato secondo criteri di nuova concezione sia per gli aspetti di connessione – tutte le unità residenziali saranno servite dalla fibra ottica per dotare gli appartamenti, ad esempio, di applicazioni e dispositivi per la domotica – sia per gli aspetti di sostenibilità e di efficienza energetica legati all’housing: tutti i tetti sono dotati di pannelli fotovoltaici, e c’è una centrale di trigenerazione che ottimizza la produzione dell’energia. L’alimentazione alle 12 sotto-centrali di utenza, poste sotto ogni fabbricato, avviene tramite una rete di tubazioni interrate per il fluido caldo e quello freddo, che sfruttano il loro posizionamento sotto un ponte pedonale di collegamento che attraversa il fiume Adige per raggiungere gli edifici del quartiere.

Il quartiere intelligente di Montesanto a Napoli si profila come un cantiere di idee e progetti che a breve sarà un articolato contenitore di produzione di capitale cognitivo e non solo un luogo di consumo. Si pone come obiettivo la qualità ecologica, intesa sia come riciclo dei rifiuti, efficienza energetica, utilizzo di fonti rinnovabili e di materiali bio-sostenibili sia come la sperimentazione di buone pratiche, capaci di influire e modificare le modalità di vivere il quartiere e la città. La palazzina diventerà piattaforma di co-working con laboratori artigianali, start-up, studi di consulenza per bio-edilizia e per installazione di impianti energetici. Michele Iodice, artista napoletano contemporaneo, costruirà all’interno del giardino un nido creato con materiali di risultato della potatura delle aree circostanti e lo farà chiamando a partecipare i cittadini e gli abitanti del quartiere.

I modelli dunque si presentano per certi versi complementari tra di loro:

– a Trento è Trentino as Lab, hub per l’innovazione tecnologica in ambito ICT e per la sperimentazione dell’innovazione di nuovi concept di servizi e applicazioni sul territorio insieme a Informatica Trentina, società di sistema della PAT (Provincia Autonoma Trento) a dare vita a un “Sistema Trentino Smart Territory”, che si sta sviluppando sotto l’egida di una politica provinciale per l’innovazione abilitata dall’ICT e che si fa promotore e sostenitore del Quartiere Le Albere.

Tutela di un’identità territoriale, sostenibilità ambientale, banda ultra larga e servizi digitali è la ricetta per uno Smart Territory a cui Trento sta dando vita nel nuovo quartiere.

– a Napoli è l’associazione Quartiere Intelligente, una rete di cittadini professionisti, imprenditori, docenti universitari e artisti napoletani che su base volontaria hanno deciso di riappropriarsi di uno spazio pubblico della città e di restituirlo ai cittadini come bene comune.

“L’idea del Q.I. – spiega Cristina di Stasio, presidente dell’Associazione QI e ideatrice del progetto – è nata dalle problematiche delle smartcities come forme di aggregazione e di condivisione, connesse alle nuove istanze dell’eco-sostenibilità. Da questa sollecitazione è nato il Quartiere Intelligente che ripropone le tematiche ambientali attuali all’interno di un’area urbana marginale, lungo una scala pubblica di grande qualità, puntando a rigenerare alcuni edifici privati abbandonati entro cui ha sede il Q.I. stesso e con l’obiettivo di proporre un modello replicabile negli altri quartieri”.

Sostenibilità ambientale, rigenerazione urbana, organizzazione dal basso: queste le parole chiave che caratterizzano il nuovo quartiere intelligente di Napoli.

La sostenibilità ambientale è, quindi, un valore per entrambi i modelli che partono da due attorialità molto differenti: da un lato una società principalmente partecipata dalle amministrazioni pubbliche e l’intervento di un archistar come Renzo Piano, dall’altro una rete di cittadini che si struttura in forma associativa e in maniera volontaria.

Entrambi sono accumunati dal valore della partecipazione, dall’importanza del prendersi cura del proprio territorio come bene comune, dalla volontà e necessità di pensare a nuovi modelli di sostenibilità che non possono prescindere dalla smart city.

Ci troviamo quindi di fronte a due modelli complementari tutti da studiare nella produzione dei loro effetti sul territorio.

L’Osservatorio Nazionale Smart City si incontrerà a Smartcityexhibition per tavoli di lavoro destinati proprio al confronto tra i modelli esistenti di Smart City in Italia, vi aspettiamo! 

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