Tra flussi e luoghi: la dimensione intermedia della Smart Land
Dal convegno Smart Land – dire e fare, organizzato nella suggestiva cornice del Polo per l’innovazione digitale – CRIT, lo scorso 20 aprile a Cremona, a FORUM PA 2018: al centro della riflessione il co-design tra città e territorio e le piattaforme e servizi per Smart city e smart land
10 Maggio 2018
Paola Musollino
Essere “smart” non è un’esclusiva urbana: la Smart Land è un territorio sostenibile, intelligente e inclusivo, che reinterpreta il concetto tradizionale di territorio, ponendo l’accento sui bisogni delle comunità, sulle sinergie tra città e piccoli comuni, sulle reti tra i diversi enti che concorrono alla programmazione territoriale e gli attori locali. Lo storico francese Fernand Braudel sosteneva che “non può esistere una città ricca senza una campagna florida né campagna florida senza città ricca”.
Da questa osservazione hanno preso vita metafore e analogie, che hanno permesso di tradurre il cambio di paradigma in atto, riformulando nel lessico moderno il rapporto tra città e territori: “Non c’è Smart City senza Smart Land”.
È la tecnologia, che abilita nuovi modelli di governance e di sviluppo, che a loro volta fanno leva sulla partecipazione e il coinvolgimento di cittadini, imprese e stakeholder, ad essere protagonista al convegno Smart Land – dire e fare, organizzato nella suggestiva cornice del Polo per l’innovazione digitale – CRIT (Cremona Information Technology) lo scorso 20 aprile a Cremona. In particolare, la sfida dell’incontro, durante il quale si è cercato di definire una mappa della nuova evoluzione dei luoghi in cui viviamo e di ribadire l’importanza dell’innovazione tecnologica fuori dalle città, è stata cercare una risposta al “come innovare i territori non metropolitani”.
Se le città sono riconosciute a livello globale come i punti in cui convergono le maggiori prospettive di sviluppo e le maggiori sfide della nostra società, una efficace ed attenta programmazione delle politiche pubbliche non può prescindere dalla stretta correlazione tra la dimensione prettamente urbana e le comunità territoriali più ampie che gravitano attorno ad essa. Inoltre, se le aziende oggi non hanno confini tangibili ma assumono doveri e diritti verso l’esterno, il territorio diventa il vero stakeholder e “la Smart Land si sposa con la Smart City”, apportando benefici a tutto il territorio circostante, in linea col pensiero di Riccardo Trichilo, Presidente CSMT e AQM.
Un cambio di paradigma non è semplicemente frutto di un’innovazione tecnologica ma è, allo stesso tempo, anche un’innovazione organizzativa e culturale.
Da Braudel al Manifesto per la Smart Land: al CRIT di Cremona si è discusso dei possibili modelli culturali con cui interpretare il cambio di paradigma in atto. Tra questi, un modello di “governance distribuita e collaborativa”, adattando al livello di rete territoriale il concetto del “governare con la rete” di Stephen Goldsmith (ospite internazionale a FORUM PA 2018), il quale intende, con tale espressione, spiegare il passaggio da un sistema tradizionale di fornitura di servizi, basato sulla pubblica amministrazione e su gerarchie verticali, a uno “orizzontale”, che lega assieme una pluralità di soggetti.
L’obiettivo di una governance territoriale collaborativa per la costruzione della Smart Land, dunque, può essere perseguito attraverso il riconoscimento e la promozione delle reti e delle connessioni sociali, il governo di processi decisionali inclusivi e di progettazione partecipata e l’uso sapiente delle tecnologie andando a configurare una piattaforma, un sistema articolato in grado di sostenere lo sviluppo.
In tale prospettiva il governo del territorio diventa una casa aperta di processi, di informazioni, di dati prodotti dai diversi attori e frutto della collaborazione fra questi.
Sociologicamente parlando, è necessario passare dalle tradizionali 3C “Casa, Campanile e Capannone” alle future 3C “Connessione, Competenze e Collaborazione”, come sostiene Gerardo Paloschi – Direttore Sviluppo Territoriale LGH.
Il passaggio culturale da un paradigma verticistico ad uno orizzontale consiste, dunque, nel considerare e ragionare in termini di piattaforma o di “piattaforme produttive o per geocomunità”, suggerisce Antonio Vivenzi, Presidente LGH.
I flussi che impattano sui luoghi, li cambiano. Più un territorio è in grado di leggere i propri cambiamenti ed essere in grado di interpretarli, tanto più riuscirà a gestirli.
Le riflessioni per un co-design tra città e territorio continueranno a FORUM PA 2018, al convegno “Piattaforme e servizi per Smart city e smart land”.
*Stephen Goldsmith, uno dei massimi esperti mondiali in materia di pubblica amministrazione e nuovi modelli di government, aprirà la prossima edizione di FORUM PA, con il keynote introduttivo del convegno Quale PA per quale Paese? Un’ altra riforma o un cambio di paradigma