Alla ricerca di un sistema nazionale per la cybersecurity
In Italia il passaggio ad un approccio più maturo in materia di cybersecurity non è ancora avvenuto. Prima della pausa estiva facciamo il punto su quanto emerso dal dibattito aperto su queste pagine. Da
settembre torneremo, continuando ad attendere- e a promuovere
assieme- quell’approccio sistematico e organizzato che in questi mesi
gli addetti ai lavori in coro hanno auspicato
27 Luglio 2016
redazione
Abbiamo un framework nazionale per guidare aziende e PA verso la maturità della cybersecurity e normative europee che ci spingono a adottare un approccio più maturo. Ma per il resto la sicurezza digitale italiana è ancora alla ricerca di una sistematizzazione: nelle azioni operative, nelle risorse da stanziare; nelle sinergie da attuare tra tutti gli attori.
Emerge questo quadro dai primi mesi di dibattito avviato sul nostro sito Sicurezza digitale. Una buona notizia, insomma- tanto si sta muovendo e ci sono molte energie positive in moto- e una cattiva- ancora ci sono poche certezze sostanziali e una governance imperfetta.
Come nota infatti Andrea Rigoni, advisor del Cantiere Sicurezza Digitale del PA (incontri di FPA strettamente collegati all’attività editoriale del nostro sito), “abbiamo un framework, ma è auspicabile vi sia un coordinamento fra le varie iniziative: l’Agenzia per l’Italia digitale dovrà identificare quali schemi di standardizzazione e compliance utilizzare, evitando di andarne a scrivere di nuovi vista l’abbondanza di Standard disponibili. L’altro aspetto rilevante riguarda il coordinamento e la condivisione di risorse e capacità tra le amministrazioni”.
Al dibattito ha partecipato anche Roberto Baldoni, uno degli autori del framework, docente dell’università Sapienza di Roma, notando come la cybersicurezza può consentire all’Italia non solo di parare rischi di sistema importanti ma anche di sviluppare l’economia digitale.
Positivi i passi avanti del Cert Nazionale, come puntualmente ci ha riportato il ministero dello Sviluppo economico.
Molto resta da fare sul fronte della formazione della PA, però. E anche Sogei riflette sull’esigenza di un approccio sistemico- che propone- su questo fronte.
Le nuove normative europee in materia sono uno stimolo necessario, da una parte, per fare quel passo avanti che ancora l’Italia non è stata capace di fare. Ma al tempo stesso hanno aspetti deboli che lasciano perplessi alcuni addetti ai lavori.
Il tutto a conferma di come la materia è un cosmo dai confini ancora incerti. A maggior ragione, richiederebbe quindi un intervento deciso, di sistema, da parte del singoli Paesi. In Italia- a quanto emerge dal dibattito in corso- questo auspicato passaggio non è ancora avvenuto. Lasciamo la partita in queste condizioni, prima della pausa estiva. Da settembre torneremo a seguirla, continuando ad attendere- e a promuovere assieme- quell’approccio sistematico e organizzato che in questi mesi gli addetti ai lavori in coro hanno auspicato.