Casciello: “Ecco come il Patto per la Salute sta cambiando la Sanità italiana”

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Il Patto siglato con le Regioni esprime i primi frutti. Ed è necessario licenziare modelli e standard condivisi senza voler assolutamente interferire con il mercato. Ogni fornitore saprà quali questi sono ed adatterà il prodotto. Il centro aggregatore con gara selezionerà i vincitori. E’ però necessario che i fornitori privati partecipino alla ricerca di nuove soluzioni assumendosene in parte il rischio e sottoponendole a processi di validazioni validi e certificabili

26 Ottobre 2016

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Massimo Casciello, direttore generale della digitalizzazione, del sistema informativo sanitario e della statistica, ministero della Salute

Il Patto per la sanità digitale (PSD) costituisce il piano strategico unitario e condiviso per il conseguimento degli obiettivi di efficienza, trasparenza e sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, attraverso l’impiego sistematico dell’innovazione digitale in sanità. Il suo scopo è di individuare gli obiettivi strategici da raggiungere, il come raggiungerli (il processo da adottare), il ruolo degli attori, le priorità di azione, il come governare il sistema e il cambiamento.

L’obiettivo è di promuovere in modo sistematico l’innovazione digitale e non lasciare che questa sia realizzata in modo sporadico, parziale, non replicabile e non conforme alle esigenze della sanità pubblica (con le diseconomie conseguenti). L’impegno maggiore sarà quello della condivisione culturale dell’innovazione come anche quella di portare a “modelli “di struttura e organizzativi condivisi da tutti. In sostanza cercare di creare un sistema nazionale partendo da una varietà di modelli già presenti, che contengono comunque esperienze di valore ma che rischiano di non superare i loro perimetri. L’urgenza è assoluta considerando la stabilizzazione delle risorse, il progressivo invecchiamento, l’aumento della fragilità e della cronicità e l’introduzione di terapie e procedure diagnostiche ad alto assorbimento di risorse. Per tale motivo è necessario puntare ad un aumento dell’efficienza, della qualità delle prestazioni, misurando sempre ed in continuità, i reali vantaggi in termini clinici, economici, sociali. Tutto deve essere misurabile e confrontabile utilizzando le consuete procedure HTA. Sono necessarie conversioni della spesa e non risorse economiche aggiuntive: l’adozione di piattaforme e di soluzioni capaci di supportare un nuovo modello di servizio sanitario basato sui pilastri della continuità assistenziale, del care management, della deospedalizzazione e della piena cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti nella filiera della salute e del benessere consente risparmi che dovranno rimanere disponibili all’innovazione. E’ possibile immaginare eventuali fonti aggiuntive di finanziamento come i fondi strutturali, con particolare riferimento alle Regioni Convergenza, quelli delle azioni di “Procurement Pre-Commerciale” (PCP) e di sviluppo dell’Agenda Digitale, fondi ad hoc stanziati da Stato, Regioni, Unione europea in ambito H2020, della Banca Europea Investimento (BEI), nel quadro di iniziative di Partenariato Pubblico Privato (PPP), capace di fungere da moltiplicatore delle risorse disponibili; sono previste anche iniziative private, attraverso modelli di project financing e/o di performance based contracting (i fornitori vengono remunerati sulla base di obiettivi predefiniti e misurabili, in termini di condivisione dei vantaggi in termini di qualità, facilità di accesso di tutti i cittadini, tempestività della presa in carico e dei minori costi conseguiti).

Gli obiettivi in sintesi sono: la sperimentazione di soluzioni finalizzate a un rafforzamento del sistema a saldo zero (generazione di risparmi attraverso la razionalizzazione e il reinvestimento nel potenziamento delle prestazioni erogate e della qualità di servizio reso all’utenza); usare modelli per misurare la sanità in termini di appropriatezza, efficienza ed efficacia; fare ciò che serve (appropriatezza clinica), nel setting più corretto (appropriatezza organizzativa); sviluppare e perseguire una visione di servizio sanitario fortemente attrattivo e competitivo.

Tutto quanto precede è frutto di studi sperimentali o già fatti (acquisizione delle esperienze di successo per renderle disponibili) o nuovi che debbono essere ancora validati. Sono privilegiate le iniziative di sistema, avviando quando possibile la normativa nazionale per le procedure di messa in riuso delle soluzioni sviluppate (ovviamente quelle non coperte da copyright) e favorendo lo sviluppo di piattaforme integrabili di cui la Cabina di Regia NSIS curerà la diffusione. Sono di proprietà degli sperimentatori anche le linee guida che regolano il processo organizzativo e funzionale. Pertanto non solo il riuso della tecnologia ma anche quello della esperienza del personale dell’SSN partecipante al progetto, esperienza che deve essere spesa per far penetrare il digitale nell’uso quotidiano (ad esempio affiancando direttamente i colleghi – pari tra pari).

Le Regioni approvando il patto hanno inteso assumersi il controllo delle iniziative sul loro territorio e la loro determinazione è evidente quando, nell’ambito della contrattualistica che regola il rapporto negoziale con i direttori generali delle ASL o AO, inseriscono la clausola in cui si vi è l’obbligo di informare la Regione di qualsiasi iniziativa progettuale riguardante il patto della sanità digitale, riconoscere, ove necessario, una tariffa iniziale provvisoria o altro sistema di remunerazione e ad informare la Cabina di Regia NSIS. Questa entro 60 giorni: verifica e indica se vi sia sperimentazioni già avviate ed eventualmente già concluse o soluzioni già operative, la completezza dei progetti preliminari in termini di interoperabilità e di ricadute economiche sul SSN. La Cabina di Regia NSIS può predisporre visite per la presa visione sul campo della sperimentazione valutata. Gli esperti devono formulare un parere motivato con le eventuali criticità o pregi della sperimentazione; questo sarà pubblicato sul sito web.

In sostanza la cabina di regia (insieme ai gruppi di lavoro previsti) deve occuparsi di armonizzare le infrastrutture e i processi con modelli e standard condivisi e soprattutto prevedere un disegno modulabile. E’ importante che si possa invadere, sistematicamente e progressivamente, con il digitale, spazi e servizi partendo dalle soluzioni più semplici a quelle assolutamente complesse.

Le priorità, il dove intervenire, sono definite dalla Cabina di Regia, che deve predisporre il Master Plan , a valenza triennale, dove sono comprese le indicazioni ovviamente delle priorità, le tematiche urgenti in ragione delle aspettative dei cittadini, il possibile cronoprogramma degli interventi, i modelli di copertura finanziaria; inoltre possono essere costituiti gruppi di lavoro tematici estesi– su chiamata specifica – a tutti gli stakeholder interessati e alle di Istituzioni come anche ai ricercatori di chiara fama. Ci si può avvalere anche di singoli esperti in relazione alle esigenze e alle priorità progettuali. Il tutto in modo trasparente (è pubblicato sul sito e le sedute sono in diretta web) e costruttivo ( assieme ad Agid il data base delle iniziative esistenti, validate e disponibili per il riuso). La presenza di Consip deve garantire la rapida disponibilità sul mercato delle soluzioni adottate.

Credo che dal punto di vista concettuale il PSD sia un passo avanti. E’ comunque necessario considerare come è attualmente il mercato. L’85% della spesa (fonte osservatorio politecnico di Milano, totale centro periferia: 1,3 MLD di euro) è in periferia e questo non ha certo agevolato la coerenza. Di fatto ogni azienda ha fatto secondo la propria cultura che in ogni caso, salvo eccezioni, è diversa da quella di un’altra. Se poi si considera la diversità su un territorio si comprende anche come esista una difficoltà oggettiva ad avere dati di risorse o attività o altro condivisi e confrontabili sia a livello Regionale che Nazionale. Pertanto ogni gara è stata diversa dall’altra nei contenuti pur volendo il medesimo risultato. Ma in assenza di riferimenti nazionali o regionali ogni soluzione era quella giusta. E’ altrettanto vero che anche i fornitori hanno partecipato con soluzioni aziendali proprie, certamente adattabili e affidabili, che rispondono però ad esigenze valide per alcuni ma non per altri. Per questo è necessario licenziare modelli e standard condivisi senza voler assolutamente interferire con il mercato. Ogni fornitore saprà quali questi sono ed adatterà il prodotto. Il centro aggregatore con gara selezionerà i vincitori. E’ però necessario che i fornitori privati partecipino alla ricerca di nuove soluzioni assumendosene in parte il rischio e sottoponendole (software, Hardware, organizzazione, formazione) a processi di validazioni validi e certificabili. Questa è la sfida cioè quella di intercettare le esigenze del cittadino portando il SSN alla sua abitazione sia in termini di cura che di prevenzione. Un SSN nato per la gente e vicino alle persone. Questo genererà maggiore fiducia e maggiore coerenza nei processi preventivi e terapeutici. Per concludere dobbiamo essere spinti dall’ “ottimismo della volontà e dal pessimismo della ragione” ma dobbiamo comunque rispondere, è imperativo, al cambiamento sociale, delle cure, dei processi diagnostici e preventivi.

Di questi temi si parlerà a S@lute 2016 – Forum dell’Innovazione per la Salute, in programma a Milano dal 10 al 12 novembre. Consulta il programma.

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