Combattere il burnout nella PA: JOMO e metodo CALM per un lavoro più sereno

Home PA Digitale Combattere il burnout nella PA: JOMO e metodo CALM per un lavoro più sereno

Il burnout può essere un problema anche per dipendenti pubblici. Quali le cause principali e quali le soluzioni? Andrea Tironi, Project manager Digital Transformation, Consorzio.IT, ci spiega come e perché sarebbe utile applicare i principi del JOMO e il framework CALM

6 Giugno 2025

Foto di Verne Ho su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/donna-che-si-siede-appoggiando-la-fronte-sul-ginocchio-VIO0tyzXL4U

Negli ultimi anni il tema del burnout è emerso con forza anche nel settore pubblico. I funzionari amministrativi si trovano spesso a dover gestire carichi di lavoro crescenti, pressioni burocratiche e un’iperconnessione costante. In questo articolo esamineremo:

  • le principali cause di burnout tra i dipendenti pubblici, sintetizzandone i punti chiave;
  • il concetto di JOMO (Joy of Missing Out) e la sua applicazione pratica nel lavoro quotidiano in ambito pubblico;
  • Il framework CALM, un insieme di principi per gestire lo stress e il sovraccarico lavorativo;
  • alcuni consigli pratici su come integrare JOMO e CALM per favorire un ambiente di lavoro più sano e produttivo.

L’obiettivo è offrire ai funzionari amministrativi indicazioni concrete per uno stile di lavoro più sostenibile, mantenendo alta l’efficienza senza sacrificare il benessere personale. 

Burnout nella Pubblica Amministrazione: cause e criticità principali

Il burnout indica uno stato di esaurimento psicofisico ed emotivo causato da stress lavoro-correlato prolungato. Esattamente due anni avevo evidenziato in un mio articolo uscito su queste stesse pagine, come il fenomeno riguardi in misura crescente anche la Pubblica Amministrazione, sfatando lo stereotipo del “posto fisso” privo di stress. Dall’articolo emergevano 20 cause principali di burnout tra i dipendenti pubblici; di seguito provo a riassumere alcune delle più rilevanti, con le relative criticità che erano emerse:

  • Disillusione professionale – Molti funzionari pubblici iniziano la carriera con entusiasmo e spirito di servizio, convinti di poter dare un contributo positivo alla società. Tuttavia, si scontrano spesso con meccanismi burocratici lenti e complessi che smorzano questo slancio. Col tempo il dipendente può adattarsi passivamente al sistema, perdendo la motivazione iniziale.
  • Routine burocratica e scarsa creatività – L’attività amministrativa è spesso vincolata da norme e procedure ripetitive. Svolgere mansioni poco creative per 6-8 ore al giorno “intossica” la mente, che avrebbe bisogno di varietà e spazio per le idee. Un lavoro troppo ingessato in regole e adempimenti, senza possibilità di innovare, alla lunga porta apatia e stress.
  • Obiettivi poco chiari e mancanza di riconoscimento – Nella PA non sempre ci sono obiettivi misurabili né feedback sui risultati. Fare “il minimo indispensabile” o impegnarsi a fondo ma con scarsa gratificazione, insomma notare un’assenza di meritocrazia, demotiva i dipendenti, che non vedono valorizzati i propri sforzi e perdono il senso di scopo.
  • Svalutazione del ruolo pubblico – L’immagine del “fannullone” o del furbetto del cartellino ha stigmatizzato per anni i dipendenti pubblici agli occhi dell’opinione pubblica e persino di alcuni politici. Ritrovarsi additati come “nemico comune” mina l’orgoglio professionale: molti funzionari esitano perfino a dire che lavoro fanno, sviluppando un senso di frustrazione e scarsa considerazione di sé.
  • Formazione insufficiente e ruoli generici – Spesso il funzionario viene spostato tra uffici o mansioni diverse senza una formazione adeguata. Nella PA ci si trova a coprire ruoli molto generici (soprattutto nei piccoli enti) o mansioni per le quali non si è stati formati, magari senza affiancamento dal predecessore. Ciò genera insicurezza, stress da “imparare da soli” e timore di sbagliare. Inoltre, organici ridotti portano una stessa persona a svolgere più incarichi contemporaneamente, aumentando il sovraccarico.
  • Carenza di personale e carico di lavoro – Negli ultimi anni la PA ha perso molte unità senza un adeguato ricambio generazionale. Ad esempio, nei comuni italiani si è passati da ~500.000 dipendenti nel 2007 a ~335.000 oggi, e il numero calerà a ~200.000 nei prossimi 10 anni. Meno personale significa dover fare di più con meno risorse, allungando le ore di lavoro e i compiti per ciascun funzionario. Questo sovraccarico cronico è terreno fertile per il burnout.
  • Cambiamenti post-pandemia e iperconnessione – L’emergenza Covid-19 ha imposto nuovi ritmi: prima il lavoro da remoto intensivo, poi un ritorno repentino in presenza. Molti dipendenti faticano a riadattarsi alle vecchie modalità dopo aver assaporato una maggiore flessibilità: il ritorno all’orario e luogo rigido d’ufficio può generare malcontento e calo di produttività. Inoltre, l’uso massiccio degli strumenti digitali ha portato a un’iperconnessione: email, chat e call incessanti, che proseguono spesso anche fuori dall’orario di lavoro.
  • Evoluzione tecnologica e normativa rapida – La trasformazione digitale e le riforme normative (es. attuazione del PNRR) hanno accelerato il ritmo di cambiamento nella PA. Procedure, regolamenti e strumenti di lavoro cambiano continuamente, richiedendo un continuo aggiornamento. Un ambiente in cui tutto è urgente e prioritario rende difficile per i funzionari orientarsi, generando stress e senso di inadeguatezza, soprattutto per chi ha più anni di servizio.
  • Sforzo emotivo e conflitti repressi – Il “bravo” dipendente pubblico deve mostrarsi sempre paziente con utenti e superiori, evitare conflitti e mediare soluzioni. Tuttavia, reprimere costantemente emozioni negative (rabbia, frustrazione, incomprensione) ha un costo psicologico elevato. Alla lunga, questo autocontrollo forzato mina l’equilibrio: basta un evento critico perché il malessere esploda, portando a crolli emotivi o all’abbandono del lavoro. Inoltre, una cultura organizzativa improntata alla “burocrazia difensiva” (meglio non fare che rischiare errori) scoraggia le iniziative personali e aggiunge ulteriore tensione, perché il funzionario volenteroso si sente con le mani legate.

Questi fattori, spesso intrecciati tra loro, spiegano perché anche nella Pubblica Amministrazione il burnout stia diventando un rischio concreto. Serve dunque agire su più fronti: organizzativo, culturale e individuale. Di seguito ci concentreremo su due approcci individuali che ogni funzionario può adottare nel quotidiano per arginare lo stress: il principio del JOMO e il framework CALM.

JOMO (Joy of Missing Out) e il settore pubblico

Illustrazione – Un impiegato sommerso da post-it e promemoria contrastanti (dal “lavorare di più” al “fare una pausa”), simbolo del sovraccarico informativo e della confusione di priorità che possono colpire chi lavora nella PA. In questo contesto, applicare i principi del JOMO aiuta a filtrare le richieste e ritrovare equilibrio, evitando di rimanere intrappolati nella trappola del “devo fare tutto subito”.

Nel mondo iperconnesso di oggi siamo bombardati da email, notifiche, riunioni e richieste che competono per la nostra attenzione. Nasce così la FOMO (Fear of Missing Out), ovvero la paura di perdersi qualcosa di importante se non si è sempre “sul pezzo”. In risposta a questa ansia è emerso il concetto di JOMO – Joy of Missing Out, traducibile come “la gioia di perdersi qualcosa”.

A differenza della FOMO, che alimenta stress e pressione sociale, la JOMO invita a stare bene nel non essere ovunque e nel non fare tutto, rivalutando il tempo per sé e il proprio benessere interiore.

Il termine JOMO è apparso per la prima volta nel 2018 sul New York Times come controtendenza alla cultura dell’iperconnessione e della costante ricerca di approvazione sociale.

Perché il JOMO è rilevante per un funzionario pubblico?

Perché spesso chi lavora nella PA si sente obbligato a rispondere immediatamente a ogni email, partecipare a tutte le riunioni e gestire qualunque urgenza, per dimostrare dedizione e presidiare le attività. Questa reperibilità totale però ha un costo: aumenta a dismisura lo stress e riduce l’efficacia (poiché l’attenzione viene continuamente frammentata).

Abbracciare il JOMO significa, paradossalmente, migliorare la produttività rinunciando a qualcosa: selezionando ciò che è davvero importante e lasciando andare il resto senza sensi di colpa. Ad esempio, non serve essere in tutte le chat o rispondere ai messaggi fuori orario: a volte “mancare” da certi flussi informativi fa bene, perché libera tempo ed energie per i compiti prioritari.

Un sondaggio ha rilevato che ben il 70% dei lavoratori tende a non disconnettere dal lavoro neanche durante le vacanze, controllando di continuo email e messaggi – un’abitudine nociva che la filosofia JOMO spinge a correggere.

Di seguito alcuni esempi pratici di come i funzionari pubblici possono applicare il JOMO nel lavoro quotidiano:

  • Gestione delle email: evitare di tenere aperta la posta elettronica tutto il giorno. Invece, dedicare momenti precisi (es. due o tre fasce orarie) per leggere e rispondere alle email, ignorandole negli altri momenti. Questo “piacere di perdersi qualche email” per un paio d’ore consente di concentrarsi meglio sulle attività in corso senza l’ansia di dover rispondere in tempo reale a ogni messaggio. Inoltre, imparare a usare le funzionalità di out of office o le etichette di priorità può far capire ai mittenti che sarete disponibili nei tempi opportuni, riducendo la pressione di risposta immediata.
  • Riunioni selettive: non tutte le riunioni sono indispensabili. Prima di accettare un invito, valutare se la propria presenza è davvero necessaria o se si possono ottenere le informazioni in altro modo (ad esempio leggendo un verbale). Applicare JOMO in questo caso significa dire qualche “no” alle riunioni inutili: si può gentilmente declinare la partecipazione a meeting dove il contributo del proprio ufficio è marginale, oppure proporre aggiornamenti asincroni via email. Meno riunioni superflue significano più tempo per lavorare con calma sulle proprie pratiche.
  • Richieste “urgenti” e gestione delle priorità: in ambiente pubblico capita di ricevere richieste last-minute marcate come urgenti. Prima di interrompere tutto per l’ennesima urgenza, fermarsi e valutare: è davvero una priorità assoluta o può attendere qualche ora? Spesso l’emergenza è negli occhi di chi chiede. Comunicare assertivamente con colleghi e superiori, concordando scadenze realistiche, è fondamentale. Applicare JOMO qui vuol dire non farsi prendere dall’ansia di rispondere a ogni richiesta all’istante: accettare di “perdere” qualche richiesta sul momento per portare a termine bene ciò su cui si sta lavorando.
  • Limitare l’iperconnessione: la PA moderna vive di chat, piattaforme e telefonate continue. Stabilire dei confini digitali è sano: ad esempio, evitare di leggere le email di lavoro la sera o nel weekend, disattivare le notifiche non indispensabili sullo smartphone di servizio, e ritagliarsi momenti offline durante la giornata (come lavorare off-line su un documento complesso per un’ora). La gioia di essere “scollegati” per un po’ consiste nel potersi dedicare a riflessioni approfondite o semplicemente ricaricare le energie mentali. Un dirigente potrebbe incoraggiare queste pratiche, ad esempio istituendo fasce orarie di quiet time in cui non si fissano riunioni e ci si aspetta una minore reattività alle email interne.

In sintesi, JOMO non significa ignorare le responsabilità, bensì saper distinguere l’essenziale dal superfluo. Così facendo, il funzionario riduce lo stress da info-overload (sovraccarico di informazioni) e lavora in modo più lucido ed efficace.

Vediamo ora un altro strumento utile per gestire lo stress lavorativo: il framework CALM.

Il framework CALM: gestire lo stress con Cambiamento, Accettazione, Lasciar andare e Migliorare lo stile di vita

Oltre a “lasciar andare” il non essenziale (JOMO), è importante anche affrontare in modo sistematico ciò che non possiamo evitare. Un approccio utile in tal senso è il modello CALM, acronimo inglese che sta per Change, Accept, Let go, Manage (lifestyle). Sviluppato come strategia di stress management, il framework CALM identifica quattro passi chiave per fronteggiare il sovraccarico lavorativo. Vediamoli in dettaglio adattandoli al contesto di un ufficio pubblico:

  1. C – Cambiare la situazione: Intervenire proattivamente su ciò che si può modificare per ridurre lo stress. In pratica, il funzionario dovrebbe affrontare il fattore di stress alla radice: ad esempio, se una procedura è fonte di continue difficoltà, si può proporre una semplificazione o un cambio di metodo. Significa anche gestire meglio il tempo (prioritizzare le attività, pianificare scadenze) e imparare a dire di “no” quando il carico diventa insostenibile. Nel quotidiano amministrativo, “cambiare la situazione” può voler dire anticipare i problemi (prevedere picchi di lavoro e prepararsi per tempo) o chiedere supporto ai colleghi e dirigenti su compiti che da soli non si riesce a gestire. Questo passo richiede assertività e spirito pratico: piccoli aggiustamenti organizzativi possono eliminare a monte diverse fonti di stress.

  2. A – Accettare ciò che non si può cambiare: Riguarda l’atteggiamento mentale con cui affrontiamo gli aspetti del lavoro che non sono sotto il nostro controllo. Nella PA ci saranno sempre vincoli normativi, decisioni politiche o lungaggini burocratiche impossibili da eliminare singolarmente. L’approccio CALM suggerisce di accettare queste realtà senza angosciarsi: significa cambiare il proprio punto di vista invece di farsi logorare dalla rabbia. Ad esempio, se un progetto viene rallentato da iter amministrativi obbligatori, il funzionario può accettare che quei passaggi richiedono tempo e concentrare le energie su ciò che può fare nel frattempo, anziché rimuginare. Accettare non vuol dire rassegnazione passiva, bensì riconoscere i limiti oggettivi e smettere di preoccuparsi di ciò che sfugge al proprio controllo, mantenendo così un approccio più sereno. Tecniche come la mindfulness possono aiutare ad alimentare questa accettazione, evitando reazioni emotive eccessive di fronte ai classici “paletti” burocratici.

  3. L – Lasciar andare le cose meno importanti: Spesso ci carichiamo di attività accessorie o perfezionismi che aggravano inutilmente lo stress. Il principio “Let go” invita a mollare la presa su ciò che non è prioritario. In termini pratici, il funzionario dovrebbe evitare di intestardirsi su dettagli di scarso rilievo o su compiti che potrebbero essere delegati. Ad esempio, non è necessario rileggere dieci volte una determinata pratica interna se “abbastanza buona” va già bene, né partecipare a tutti i tavoli di lavoro se il proprio contributo non è essenziale. Aggiungere nuovi compiti senza criterio è da evitare: se un collega propone un progetto extra non urgente, si può gentilmente declinare finché non si smaltiscono le attività in corso. “Lasciar andare” significa anche fare pace con l’idea di non poter accontentare tutti: qualche volta occorre dire no o posticipare le richieste meno critiche. Questo alleggerimento volontario libera spazio mentale e tempo per i compiti davvero importanti, riducendo il sovraccarico. Un ambiente di lavoro sano dovrebbe incoraggiare questa selezione: ad esempio i dirigenti potrebbero fissare un limite al numero di obiettivi contemporanei per dipendente, in modo che ciascuno possa focalizzarsi meglio.

  4. M – Migliorare (e gestire) il proprio stile di vita: L’ultimo pilastro del framework CALM riguarda il prendersi cura di sé, perché un funzionamento ottimale sul lavoro dipende anche dall’equilibrio fuori dall’ufficio. “Manage lifestyle and make it fun” significa adottare abitudini sane e ritagliarsi momenti di svago. In concreto, per un funzionario pubblico questo può tradursi in: assicurarsi pause regolari durante la giornata (alzarsi dalla scrivania, fare due passi, respirare profondamente), mangiare in modo equilibrato senza saltare la pausa pranzo, e fare attività fisica anche leggera per scaricare la tensione. Importante è anche staccare mentalmente dal lavoro a fine giornata: ad esempio dedicarsi alla famiglia, a un hobby o alla lettura, senza rimanere costantemente connessi alle vicende d’ufficio. Pianificare le ferie e usufruirne davvero (senza portarsi il lavoro in vacanza) rientra in questa gestione salutare dello stile di vita. Un dipendente riposato, in salute e di buon umore sarà più resiliente allo stress e renderà meglio sul lavoro. Le amministrazioni dovrebbero favorire questa filosofia, magari offrendo convenzioni per palestre o corsi di benessere, o semplicemente dando il buon esempio (un dirigente che evita di inviare email nel weekend comunica implicitamente ai suoi collaboratori che è giusto staccare). In sintesi, volersi bene fuori dal lavoro aiuta a dare il meglio quando si è al lavoro.

Adottare il metodo CALM richiede consapevolezza e pratica costante. Inizialmente può non essere semplice – ad esempio, dire di no o lasciare incompiuta una task minore può far sentire a disagio chi è abituato a gestire tutto. Tuttavia, inserendo gradualmente questi quattro principi nella propria routine, il beneficio si farà sentire: meno ansia, più senso di controllo e una migliore gestione dello stress.

Conclusioni e consigli pratici finali

Il burnout non è un destino inevitabile per i funzionari amministrativi: al contrario, esistono strategie concrete per prevenirlo e creare un ambiente di lavoro più calmo e produttivo. Abbiamo visto come il JOMO aiuti a filtrare gli stimoli esterni, riducendo la pressione di dover essere sempre presenti ovunque, e come il framework CALM offra un percorso per affrontare lo stress in modo costruttivo.

Integrando questi approcci, ciascun dipendente pubblico può recuperare spazio mentale, energie e motivazione. Di seguito, alcuni consigli pratici per mettere in sinergia JOMO e CALM nella quotidianità lavorativa:

  • Definisci confini e rispetta le priorità: pianifica la tua giornata concentrandoti su poche priorità chiare (principio CALM del cambiare la situazione organizzando il lavoro). Nel contempo, imponiti dei confini contro le distrazioni: ad esempio, disattiva la posta per un paio d’ore (JOMO digitale) mentre completi un’attività importante. Così facendo, eviti sia il sovraccarico di informazioni sia il procrastinare di fronte a continui input esterni.
  • Impara a dire “no” in modo strategico: se il tuo capo o i colleghi ti assegnano continuamente nuovi compiti, prova a negoziare le scadenze o a rimandare quelli meno urgenti (CALM – lasciar andare). Contestualmente, non sentirti in colpa a declinare inviti a riunioni o chat non essenziali (JOMO): la tua cortese assenza oggi può tradursi in un lavoro di qualità consegnato entro domani. Prioritizzare vuol dire anche proteggere il proprio tempo.
  • Coltiva momenti di recupero durante la giornata: una breve pausa caffè in cui non guardi il telefono, una passeggiata all’ora di pranzo, cinque minuti di respirazione profonda dopo un meeting teso – sono esempi di micro-applicazioni del metodo CALM (gestione dello stile di vita). Queste pause ti permettono di rientrare in ufficio con più lucidità. Allo stesso modo, pratica la gioia di disconnetterti (JOMO) almeno una volta al giorno: termina la giornata lavorativa a un’ora ragionevole e dedica la serata ad altro, senza email. La rigenerazione personale non è tempo perso, ma tempo investito per poter dare il massimo il giorno successivo.
  • Fai squadra e comunica: condividi con il tuo team l’importanza di queste pratiche. Ad esempio, potreste stabilire insieme che dopo le 18:00 non ci si scambia email se non per emergenze (principio JOMO collettivo) e che ci si supporta a vicenda se qualcuno è sovraccarico (principio CALM del cambiare la situazione chiedendo aiuto). Un clima dove tutti riconoscono il valore del benessere reciproco incentiva a rispettare i limiti e a lavorare meglio.

In conclusione, prendersi cura di sé sul lavoro non è egoismo, ma professionalità. Un funzionario meno stressato è anche più attento, collaborativo e orientato alle soluzioni.

Abbracciando il JOMO e il framework CALM, l’amministrazione pubblica può trasformarsi da fonte di burnout a luogo di crescita sostenibile, in cui gli obiettivi vengono raggiunti senza sacrificare la salute e la motivazione delle persone. Implementare anche solo alcuni dei suggerimenti proposti può fare la differenza: un passo alla volta verso un modo di lavorare più calmo, efficace e umano. Buon lavoro!

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Su questo argomento

La formazione per una PA innovativa, consapevole e orientata al futuro: le Academy a FORUM PA 2025