Come favorire fiducia e riuso degli open data

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Dai seminari di Forum PA 2016 due riflessioni sugli Open Data nella PA di
piccole dimensioni (da adempimento a strumento di partecipazione e sviluppo del
territorio e della fiducia nelle istituzioni) e sull’uso di Telegram e dei Bot come
strumenti per il riuso degli open data della PA centrale e Locale

5 Giugno 2016

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Francesco Piero Paolicelli, esperto Open Data

ForumPA è stato, anche quest’anno, un grande momento di confronto e di crescita collettiva. I singoli eventi sono stati ricchi di spunti, buone pratiche, buone idee. Anche questa volta ho avuto l’onore di poter portare il mio modesto contributo. Ringrazio tutti coloro che in maniera impeccabile hanno organizzato l’evento, i miei speech e ringrazio la folta platea che mia ha piacevolmente sorpreso. Non capita tutti i giorni di avere la sala Academy piena, posti in piedi e persone fuori la sala ad ascoltarti, giudicarti, applaudirti.

Certo gli argomenti erano di forte appeal: “Open Data nella PA di piccole dimensioni: da adempimento a strumento di partecipazione e sviluppo del territorio e della fiducia nelle istituzioni ” mentre il secondo giorno “Telegram e i Bot come strumenti di riuso degli open data della PA centrale o Locale per allargare la base dell’utenza interessata ”.

Il mio filo conduttore è molto semplice: gli openData non sono solo un adempimento, un’operazione tecnica, ma sono l’asse portante di un buon governo aperto.

Quindi sono un tutt’uno con la Politica di un territorio. I posti dove la Politica li usa o li ha usati solo perchè erano di moda oppure in città che hanno avuto cambi di amministrazione che non hanno voluto perseguire il modello aperto, trasparente e collaborativo delle precedenti amministrazioni, hanno subito mostrato il limiti del processo arenandolo. <

Gli openData hanno senso compiuto se sono riusati, se c’è una comunità coinvolta nelle scelte di che dati pubblicare e “formata” per poterli riusare. In aiuto a questa circolarità si può sviluppare un ecosistema di professionisti, start up, scuole, aziende che fanno da cerniera: prendono il dato e lo trasformano in servizio per il cittadino. Sono ormai tante le PPAA locali, anche di medie dimensioni come la Regione Piemonte piuttosto che Province virtuose come il Trentino, che fanno contest per il riuso dei dati. Trasmettere il concetto che con i dati si creano servizi, valori aggiunti, economie è a mio avviso la parte più complessa. Perché?

Perché subentrano più professionalità. C’è bisogno di un pool di persone: esperti di comunicazione, esperti di dominio , esperti giuridici, esperti di buon governo, esperti di processi partecipativi. Ci vorrebbe in ogni PA un buon E-leader che sia capace di affiancarsi di tutte queste professionalità (sia interne che eventualmente esterne) a sussidio del processo. Un E-Leader con un forte asse con l’organo politico e trasversale a tutti i settori. Salvatore Marras del FormezPA ha paragonato l’E-leader a Lorenzo il Magnifico..

Nei tanti casi in cui le PPAA hanno avuto questa squadra al lavoro sul processo openGov, gli opendata sono stati il motore di sviluppo di un valore intangibile ma immensamente grande: la fiducia da parte dei cittadini nei confronti delle istituzioni.

Telegram è un esempio. Uno dei tantissimi esempi. Molti lo usano con i canali divulgativi (MEF, Miur, Ministero della Difesa ect) sfruttando l’automazione dei “Bot” che Telegram offre.

In tanti altri casi, che ho descritto nel mio intervento, si può usare Telegram per arrivare ai cittadini trasformando, come detto, il dato aperto in servizio. Uno dei limiti degli opendata sono che sono Machine Readable quindi spesso il cittadino non riesce ad usarli (formati come XML, CSV, Json non sono comodi per la visualizzazione umana).

Avere dei “traduttori” in senso proprio latino, cioè di tra-ducere , accompagnare la fruizione del dato portandolo da un sistema (dato) ad un altro (cittadino) è una delle grandi scommesse della società moderna. I bot di Telegram fanno proprio questo.

Rifkin proprio a ForumPA2016 ha parlato dei 100 trilioni di sensori che ci aspettano nel 2030. Cosa farne? come fare in modo che le smart city abbiano smart communities?. Come possono essere elaborati i dati di questi sensori per rendere migliore la vita del genere umano? Grandi scommesse e interrogativi che richiedono nuove professionalità, nuove competenze, nuove sensibilità.

Ultima chicca, il MIBACT ha rilanciato il mio bot sui Musei Italiani come buon caso di riuso. Che vuol dire?

Nelle mie slides troverete proprio il caso del grande database Mibact denominato DBunico2.0 che “risponde” alle interrogazioni (query) in formato xml, cioè in formato nativo per calcolatori.

Aver fatto un bot che trasforma tutto questo in un servizio immediato è stato un buon caso di riuso.. e dato che non c’è una dietrologia commerciale, il codice sorgente è liberamente riutilizzabile e migliorabile.

Come si usa? Digito una città e ricevo l’elenco dei Musei censiti dal Mibact. Clicco sul Museo e ho tutte le informazioni. Quali informazioni? sono attendibili? Certo, sono inserite dal singolo polo museale. Sono sbagliate? Avvisiamo il Museo in questione che aggiornerà il DB generale e quindi tutti usufruiranno della correzione. E’ una soluzione unica? Certo che no, è un caso di riuso, con una delle tante piattaforme che sono nativamente mobile e con pochi passaggi arrivano all’utente finale.

E’ un balocco del momento? Forse, ma come spesso capita i giocattoli sono educativi e sono rivalutati nel tempo

I dati? In questo caso sono quelli aperti di una PA centrale con licenza e formato aperti. Se volete un esempio di una PA locale cercate su Telegram @opendataleccebot e vedrete l’operazione che abbiamo sviluppato su Lecce e che coinvolge tanti settori interni dell’Ente per tenere i dati sempre aggiornati.

Finirà anche a Lecce la buona pratica con il termine del mandato dell’assessore Alessandro Delli Noci o con la mia consulenza da esterno? Non lo sappiamo, questa è la scommessa. Rendere irreversibile il cambiamento. La resistenza al cambiamento dappertutto è immensa. I Burosauri come li chiama amichevolmente Ernesto Belisario, sono duri a cambiare (e a estinguersi).

Questa è la scommessa di tutto il sistema Paese e gli openData sono parte integrante di questa scommessa..ma questo processo è inevitabile come l’evoluzione del genere umano. Il ForumPA 2016 ha trasmesso proprio questo messaggio: il cambiamento della PA passa per le persone e tale cambiamento puoi solo scegliere se governarlo o subirlo.

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