Info sharing e digitalizzazione, parte da qui il forum nazionale eProcurement

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FPA era presente al primo incontro del Forum nazionale sull’eProcurement, promosso da AgID e MEF, e ciò che è emerso è soprattutto la volontà di approfittare di questo
momento storico caratterizzato da forti
sinergie e dall’obiettivo e dalla volontà comune di semplificare
i processi,
nella consapevolezza che è possibile arrivare ad un equilibrio ottimale tra
esigenze di controllo e quelle di operatività dei sistemi anche se non sarà mai
possibile raggiungere il “rischio zero”. E’ necessario ripensare le
regole, perché la sola digitalizzazione della procedura e i più efficaci ed
efficienti strumenti tecnologici non potranno mai gestire previsioni normative
obsolete

3 Maggio 2017

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Caterina Acquarone

Si è aperto oggi (mercoledì 3 maggio, ndr) a Roma, presso la Sala polifunzionale della Galleria Colonna, il primo incontro del Forum e-Procurement organizzato da AgID e MEF. Presenti tutti gli attori istituzionali e i maggiori stakeholder del sistema, attivi sul tema del public procurement con compiti di consultazione, proposta e di monitoraggio.

Dopo un giro di saluti istituzionali a cura di Maria Pia Giovannini (AgID) e Susanna La Cecilia (MEF), le relazioni si sono subito focalizzate sul tema della digitalizzazione, che ha subìto una grande accelerazione con l’emissione del nuovo Codice Appalti. L’orizzonte temporale per il completamento del processo digitale del public procurement in Italia è infatti ottobre 2018; l’obiettivo è raggiungere il 100% delle transazioni di acquisto e negoziazione .

Per traguardare questo obiettivo è in corso di completamento un grande Piano Nazionale dell’e-Procurement strutturato su tre ambiti:

  • digitalizzazione
  • interoperabilità delle basi dati
  • supporto al cambiamento necessario (formazione e change management).

Ivo Locatelli, rappresentante della Commissione Europea ha illustrato la storia e il quadro dell’e-procurement a livello continentale, dove risultano attive iniziative analoghe al Forum solo nei Paesi Scandinavi, in Lettonia, Francia e Austria.

Ribadendo la centralità del “once only principle ” – ossia del principio in base al quale non deve essere richiesta la stessa informazione se già in possesso della Pubblica Amministrazione, che ha quindi l’onere di condividerla con le altre Istituzioni – Ivo Locatelli ha affermato che devono convergere tutti nel rendere possibile l’attuazione di tale principio massimizzandone i vantaggi attraverso il processo end-to-end (ossia dalla pianificazione, alla fase di gara e stipula, per arrivare all’esecuzione e valutazione del contratto), nei suoi aspetti economici, giuridici e tecnologici.

Una nota a margine sul processo di acquisto discende dai risultati di una survey effettuata tra i Paesi europei, che affermano nel 68% dei casi di avere o di voler implementare sistemi di pre-qualificazione degli Operatori economici, anche al fine di contrarre i tempi di svolgimento delle procedure.

L’intervento si è concluso con l’invito ai presenti a partecipare al Convegno europeo che si terrà il 2 giugno prossimo a Parigi, dal titolo “Procurement: sustainable, innovative and socially responsible solutions”.

Il primo intervento sul tema del Sistema del Public Procurement in Italia è stato effettuato da Elio Gullo, dirigente della Funzione Pubblica che, con il suo abituale stile dirompente ha provocatoriamente affermato che “dalla digitalizzazione della procedura di procurement ci si aspetta che riesca a togliere alcuni sassolini dagli ingranaggi, mentre uno dei problemi maggiori che si incontrano è la gestione del post-gara a partire dalla proposta di aggiudicazione, dove è necessario avviare tutta una serie di controlli sul fornitore lunghi e farraginosi. In questa attività il problema è normativo e i sistemi digitalizzati possono aiutare, ma è la situazione al contorno che va modificata”. L’intervento ha naturalmente suscitato un lungo applauso.

Mario Nobile, DG del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha condiviso questa provocazione ma ha ricordato che alcuni controlli o previsioni normative (es. il limite del 30% al subappalto) sono una risposta del sistema ad una rilevazione di problematiche a cura della Magistratura e dell’Antimafia in un mercato che provoca grossi appetiti (117,3 miliardi di € e 31mila stazioni appaltanti e quasi 6 milioni di imprese coinvolte nel 2015). Non si può fare semplicemente come accade in alcuni Paesi europei che non prevedono limiti o controlli, ma certamente occorre trovare il modo per effettuarli senza ingessare il sistema. Il lavoro teso all’interoperabilità dei sistemi e delle banche dati di BDOE del MIT e l’azione coordinata da AgID vanno in questa direzione. Ricorda infine che la vera sfida è di accompagnare le Istituzioni meno avanzate sul fronte dell’interoperabilità e della disponibilità dei dati, perché “la velocità di una pattuglia è quella del soggetto che cammina più lento”.

La grande sfida, afferma Monica Sciajno di ANCI, è di semplificare la procedura e la modalità operativa: dematerializzare e digitalizzare l’acquisto non vuol dire trasformare il cartaceo in elettronico ma adottare un nuovo sistema in cui l’Operatore Economico possa rendere disponibile il dato una sola volta e la Pubblica Amministrazione a sua volta non debba duplicare il controllo sullo stesso documento e informazione. C’è stata una forte pressione sull’autonomia degli Enti Locali a causa dell’obbligo di aggregazione delle Stazioni Appaltanti: ANCI ha raccolto questa preoccupazione accompagnando le piccole realtà a percepire anche i vantaggi di questa nuova situazione.

Quello che emerge da tutti gli interventi che si sono susseguiti da parte delle PA Centrali e Locali, dei soggetti aggregatori e di quelli deputati al controllo, è la volontà di approfittare di questo momento storico caratterizzato da forti sinergie e dall’obiettivo e dalla volontà comune di semplificare i processi, nella consapevolezza che è possibile arrivare ad un equilibrio ottimale tra esigenze di controllo e quelle di operatività dei sistemi anche se non sarà mai possibile raggiungere il “rischio zero”, ma è necessario ripensare le regole, perché la sola digitalizzazione della procedura e i più efficaci ed efficienti strumenti tecnologici non potranno mai gestire previsioni normative obsolete.

Il rischio non può inoltre essere gestito attribuendo solo la responsabilità a chi gestisce la gara e il contratto, che rimane l’unico a dover rendere conto di eventuali carenze nei controlli: in tal caso, per cautelarsi il RUP non potrà far altro che attendere la ricezione di tutte le informazioni richiesta nei vari formati e con i tempi di lavorazione manuale dietro il canale di ricezione digitale.

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