L’internet libero e le libertà fondamentali dei suoi utenti. Hilary Clinton

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“La diffusione delle reti d’informazione sta formando il nuovo sistema nervoso del nostro pianeta. (…) Per loro natura, le nuove tecnologie non si schierano nella lotta per la libertà e il progresso. Gli Stati Uniti invece sì. Noi vogliamo un solo Internet al quale tutta l’umanità ha accesso eguale per attingere conoscenze e idee. Per questo, oggi riteniamo cruciale garantire agli utenti di Internet alcune libertà fondamentali”. Così Hilary Clinton, nel suo discorso “Remarks on internet freedom" al Newseum di Washington – museo interattivo dedicato a 5 secoli di news. Ma quali sono le libertà fondamentali degli utenti di internet, nella visione del Segretario di Stato americano?

1 Febbraio 2010

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Chiara Buongiovanni

Articolo FPA

“La diffusione delle reti d’informazione sta formando il nuovo sistema nervoso del nostro pianeta. (…) Per loro natura, le nuove tecnologie non si schierano nella lotta per la libertà e il progresso. Gli Stati Uniti invece sì. Noi vogliamo un solo Internet al quale tutta l’umanità ha accesso eguale per attingere conoscenze e idee. Per questo, oggi riteniamo cruciale garantire agli utenti di Internet alcune libertà fondamentali”. Così Hilary Clinton, nel suo discorso “Remarks on internet freedom" al Newseum di Washington – museo interattivo dedicato a 5 secoli di news. Ma quali sono le libertà fondamentali degli utenti di internet, nella visione del Segretario di Stato americano?

“Sotto molti aspetti – ha esordito Clinton – l’informazione non è mai stata così libera. Perfino nei Paesi autoritari le reti d’informazione aiutano la gente a scoprire cosa sta accadendo e costringono i governi a tener conto dell’opinione pubblica. Ma in questa esplosione senza precedenti di connettività, dobbiamo anche riconoscere che le tecnologie non sono soltanto una benedizione. Sono strumenti che possono venire utilizzati contro il progresso e i diritti politici. Come l’acciaio può venire usato per costruire ospedali o mitragliatrici, e l’energia nucleare può riscaldare le città piuttosto che distruggerle. Le stesse reti che aiutano a organizzare movimenti per la libertà permettono ad Al Qaeda di diffondere l’odio e incitare alla violenza contro gli innocenti. E le tecnologie che possono rendere i governi più accessibili e trasparenti vengono utilizzate per reprimere il dissenso e negare i diritti umani.

Le nuove tecnologie, per loro natura, non si schierano nella lotta per la libertà e il progresso. Gli Stati Uniti invece sì. Noi vogliamo un solo Internet al quale tutta l’umanità ha accesso eguale per attingere conoscenze e idee. La sfida potrebbe essere nuova, ma la nostra responsabilità nell’aiutare il libero scambio di idee risale agli albori della nostra repubblica e oggi riteniamo cruciale garantire agli utenti di Internet alcune libertà fondamentali.

La prima è la libertà di espressione. Che non si limita più alla possibilità per i cittadini di scendere in piazza. I blog, le e-mail, i network sociali e i messaggi hanno inaugurato nuovi luoghi di scambio di idee, e sono diventati i nuovi bersagli della censura. In questo momento censori governativi stanno lavorando furiosamente per cancellare dalla storia le parole che sto pronunciando. Muri virtuali vengono eretti al posto di quelli di pietra. Alcuni Paesi hanno costruito barriere elettroniche per impedire l’accesso a parte della rete globale. Cancellano parole, nomi e frasi chiave dai motori di ricerca. Violano la privacy dei cittadini. Una nuova cortina d’informazione sta scendendo su parte del mondo, dove i video e i blog sono ormai il samizdat dei giorni nostri.

È necessaria anche la libertà di religione, Internet può costruire un ponte tra credenti di diverse confessioni. Ma alcune nazioni usano Internet per ridurre al silenzio i credenti di diverse religioni.

È necessaria la libertà dal bisogno. Nel nostro mondo il talento è distribuito universalmente, a differenza delle opportunità. Oggi nel mondo ci sono 4 miliardi di cellulari, molti dei quali sono in mano ad ambulanti, guidatori di risciò e altre persone che storicamente non avevano accesso all’istruzione e alle maggiori opportunità. Le reti d’informazione sono un grande livellatore e dobbiamo usarle per aiutare la gente a uscire dalla povertà.

Bisogna anche essere liberi dalla paura. Qualcuno userà le reti globali per scopi oscuri: estremisti violenti, cartelli criminali, predatori sessuali e governi autoritari.. Chi cercherà di interrompere il libero flusso dell’informazione mette a rischio la nostra economia, il governo e la società civile. Paesi o individui che lanciano cyberattacchi devono pagarne le conseguenze. In un mondo interconnesso, l’attacco alle reti di una nazione può significare un attacco a tutti.

Infine vorrei invocare la libertà di connettersi. Che oggi equivale alla libertà di assemblea nel cyberspazio. In Iran, Moldova e altri Paesi l’organizzazione online è stata cruciale per promuovere la democrazia. E perfino in democrazie consolidate come gli Usa abbiamo visto la potenza di questi strumenti che hanno cambiato la storia. Vi ricorderete ancora le presidenziali del 2008.

Perseguire queste libertà è giusto. Ma è anche intelligente. Così possiamo allineare i nostri principi, i nostri obiettivi economici e le nostre priorità strategiche. Nessuno stato, gruppo o individuo deve rimanere schiacciato dalle macerie dell’oppressione. Non tollereremo che qualcuno venga separato dalla comune famiglia dell’umanità dai muri della censura. E non possiamo più rimanere in silenzio solo perché non sentiamo le loro grida”.


* traduzione da “La Stampa.it”
 

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