Il palcoscenico di FORUM PA POP, la web TV di FORUM PA 2025, ha accolto Matteo Mangiacavalli, Sales Manager di Liferay e partner del tavolo di lavoro della community RTD di FPA, per avere “a caldo” uno spaccato prezioso sulle discussioni emerse dalla sessione di lavoro collaborativo che ha riunito i Responsabili della Trasformazione Digitale della PA, sia a livello centrale che locale, nella prima giornata di manifestazione. Il focus principale della conversazione ha riguardato i modelli e i processi più efficaci per introdurre l’AI nel settore pubblico, delineando un percorso che va oltre la semplice adozione tecnologica. L’intervista offre un quadro delle sfide e delle opportunità legate all’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione, ribadendo che la consapevolezza, la responsabilità e una forte collaborazione sono gli elementi chiave per navigare con successo questa trasformazione
5 Giugno 2025
Redazione FPA
La community RTD di FPA è tornata ad incontrarsi a FORUM PA 2025 per confrontarsi sull’adozione dell’intelligenza artificiale nelle pubbliche amministrazioni, anche alla luce dell’evoluzione del contesto normativo, caratterizzato dall’entrata in vigore dell’AI Act, delle recenti Linee guida AgID sull’adozione dell’IA e dall’iter parlamentare di approvazione del DDL sull’intelligenza artificiale. Matteo Mangiacavalli, Sales Manager di Liferay e tra i protagonisti del tavolo di lavoro riservato ai responsabili della transizione digitale, ospite della web tv FORUM PA POP ha condiviso con FPA i principali spunti emersi dalla discussione, con un focus sui modelli e i processi più efficaci per introdurre l’AI nel settore pubblico.
Dal confronto con gli esperti è emersa una chiara priorità: l’importanza di affrontare l’AI con onestà e consapevolezza. In un panorama digitale spesso dominato da un’enfasi mediatica sull’AI “consumer” – pensiamo a strumenti come ChatGPT – Mangiacavalli ha sottolineato la necessità di distinguere queste applicazioni dalle complesse esigenze della pubblica amministrazione. Chi partecipa a questi tavoli di lavoro, ha notato, possiede una profonda conoscenza della materia, ben oltre le semplificazioni superficiali. Questa maturità intellettuale permette di orientare la discussione verso ciò che è concretamente realizzabile, evitando derive promozionali e concentrandosi su soluzioni efficaci e mirate.
IA al servizio del cittadino
Mangiacavalli ha illustrato le sperimentazioni in corso e i vantaggi che l’AI può portare direttamente ai cittadini. Oggi, l’AI è già operativa in applicazioni come chatbot e assistenti virtuali, che offrono risposte immediate e gestiscono informazioni pubbliche, migliorando l’interazione con l’utenza.
Guardando al futuro prossimo, l’AI si preannuncia come uno strumento rivoluzionario per velocizzare i processi interni, in particolare la gestione di archivi digitali e di immense quantità di dati. L’attenzione maggiore è rivolta alla lettura e classificazione di immagini e documenti, un’attività che l’uomo non potrebbe mai svolgere con la stessa rapidità e precisione. Dipartimenti come gli uffici acquisti o quelli che gestiscono dati visivi trarranno benefici significativi. Questa maggiore efficienza nel “back office” si tradurrà direttamente in servizi più veloci, più accurati e di qualità superiore per il cittadino. Le prime applicazioni concrete in questo settore potrebbero diventare realtà già nei prossimi 12-24 mesi.
Responsabilità, privacy e la necessità di governance
Nonostante l’entusiasmo per le potenzialità dell’AI, Mangiacavalli ha evidenziato aspetti critici che non possono essere ignorati. La questione più rilevante è la responsabilità: chi risponde delle informazioni generate da un sistema AI se queste dovessero essere inaccurate? A differenza dei processi tradizionali, dove la tracciabilità delle azioni umane è più semplice, l’output dell’AI può derivare da algoritmi complessi e non immediatamente trasparenti. Questa complessità è il motivo per cui, ad oggi, le applicazioni più diffuse si basano su dati pubblici e già verificati.
Accanto alla responsabilità, spicca la delicatezza della privacy dei dati. La governance dell’AI emerge come un tema centrale: la capacità di controllare e gestire questi processi in modo etico e sicuro è fondamentale per superare la naturale cautela che frena un’adozione più estesa. Senza una governance chiara, la percezione di un rischio maggiore può rallentare l’innovazione, nonostante i potenziali benefici.
La collaborazione come chiave: aziende, università e team trasversali
Per superare queste sfide e accelerare un’adozione responsabile dell’AI, la collaborazione si rivela indispensabile. Le aziende private, come Liferay, si pongono come centri di competenza, agendo da facilitatori e acceleratori grazie all’esperienza e alle soluzioni maturate sul campo.
Un terzo attore fondamentale in questo ecosistema è l’università. Come principali centri di ricerca e sperimentazione, le università offrono un terreno fertile per lo sviluppo e l’applicazione dell’AI, oltre a rappresentare un canale privilegiato per attrarre talenti e competenze avanzate all’interno delle organizzazioni. Questa sinergia tra PA, privato e mondo accademico è vitale per affrontare un campo in continua e rapidissima evoluzione, attingendo a prospettive e approcci diversi, anche a livello internazionale.
Infine, Mangiacavalli ha sottolineato l’importanza della collaborazione interna alla pubblica amministrazione. L’AI, infatti, non è una questione puramente informatica, ma impatta trasversalmente su tutti i dipartimenti, dagli acquisti alle verifiche. È essenziale creare team di lavoro cross-dipartimentali che includano figure con una profonda conoscenza dei processi specifici, garantendo che l’implementazione dell’AI sia contestualizzata, efficace e sostenibile.