Open data alla francese, molto “ordinato”. Chapeau?

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L’Italia ha il suo portale open data da qualche settimana mentre la Francia, qualche settimana fa, annunciava che per la fine del 2011, sarà on line data.gouv.fr. Sbirciando aldilà delle Alpi, rileviamo che (ancora una volta) ciò che ci distingue dai francesi è il “metodo”. Se quello dell’open data italiano appare un processo sostanzialmente bottom – up quello dei francesi si configura come un processo ben “ordinato”, inserito in una strategia pluriennale di valorizzazione del patrimonio immateriale pubblico e operativamente guidato da una missione di giovanissimi, appositamente istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chapeau?

2 Novembre 2011

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Chiara Buongiovanni

L’Italia ha il suo portale open data da qualche settimana mentre la Francia, qualche settimana fa, annunciava che per la fine del 2011, sarà on line data.gouv.fr. Sbirciando aldilà delle Alpi, rileviamo che (ancora una volta) ciò che ci distingue dai francesi è il “metodo”. Se quello dell’open data italiano appare un processo sostanzialmente bottom – up quello dei francesi si configura come un processo ben “ordinato”, inserito in una strategia pluriennale di valorizzazione del patrimonio immateriale pubblico e operativamente guidato da una missione di giovanissimi, appositamente istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chapeau?

Da dove arriva l’open data francese
In concomitanza con la presentazione di dati.gov.it da parte del nostro Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, a Parigi  il Ministro del budget, conti pubblici e riforma dello Stato francese ha annunciato la messa on line della piattaforma data.gouv.fr entro dicembre 2011.
I francesi in realtà non sono arrivati dopo di noi. A onor di cronaca, quello dell’open data in Francia è un vero e proprio Cantiere (area di lavoro) della riforma dello Stato, su cui si sta lavorando da tempo.
In particolare, il  "Riuso dell’informazione pubblica" è uno dei quattro Cantieri prioritari su cui si concentra dal 2009 il lavoro dell’APIE, l’Agenzia del patrimonio immateriale dello Stato istituita nel 2007 con la missione di valorizzare il patrimonio immateriale dello Stato o meglio, come spiega il suo direttore, di “sensibilizzare le istituzioni pubbliche alla cultura dell’immateriale, per aiutarle in seguito a identificare e fare l’inventario dei propri giacimenti di asset immateriali”. Il Cantiere "Riuso dell’informazione pubblica" risponde all’obiettivo di facilitare l’accesso e il riuso dei dati pubblici, partendo dalla constatazione che attraverso “rapporti, studi, statistiche, indici, barometri le amministrazioni e lo Stato producono numerose informazioni che interessano gli operatori privati desiderosi di riutilizzarli nel contesto della propria attività economica”. "Partendo da qui, l’APIE – spiegava il suo direttore già nel rapporto di attività del 2010 – ha messo in atto una serie di azioni per accompagnare e promuovere la dinamica di riuso". In particolare, l’Agenzia, all’interno del piano "France numérique 2012"  ha ricevuto l’incarico di lavorare alla “concettualizzazione” di un portale unico dell’informazione pubblica che dovrà offrire al pubblico e ai professionisti uno strumento al servizio della crescita economica e dell’interesse generale. Per realizzare il portale data.gouv.fr è stata designata, nel febbraio del 2011, la missione Etalab che metterà on line una versione beta del portale entro le fine del 2011.

Comunanza di obiettivi, ma il metodo…
Dunque, in linea con gli obiettivi generalmente riconosciuti dell’open data e in linea con le indicazioni europee (si veda in particolare il Piano di azione e-government 2011-2015), anche il portale francese “s’ha da fare”, da un lato per assicurare la massima trasparenza, dall’altro per permettere a sviluppatori e imprenditori di accedere con facilità a quelle informazioni che possono favorire lo sviluppo di nuovi usi e di servizi applicativi innovativi. In sintesi, lapertura dei dati pubblici nella visione francese risponde a tre obiettivi dichiarati: rinforzare la trasparenza dello Stato, sostenere l’innovazione e sviluppare l’economia web.
Fin qui niente di troppo “nuovo”. Quello che differenzia la strategia francese rispetto alla realtà italiana è il “metodo” messo a punto per far sì che l’apertura dei dati porti effettivamente e nella più ampia misura possibile al raggiungimento degli obiettivi fissati.

Leggi "A ciascuno il suo Open data. Quello italiano viaggia in bottom up"

Come anticipato, lo scorso febbraio è stata creata la missione Etalab con il compito di coordinare l’azione di amministrazioni dello Stato e istituzioni pubbliche e di offrir loro il supporto necessario al fine di facilitare il riuso più ampio possibile delle informazioni pubbliche da esse detenute. Più nel dettaglio, Etalab è incaricata di “creare un portale unico interministeriale  – data.gouv.fr –  destinato a rassemblare e mettere a disposizione l’insieme delle informazioni pubbliche dello Stato, degli enti pubblici e, se lo desiderano, delle collettività territoriali e delle persone giuridiche di diritto pubblico o di diritto privato qualora incaricate di una missione di servizio pubblico". Per delimitarne il perimetro, una circolare del Primo Ministro il 26 maggio scorso ha  fissato il quadro di lavoro per l’apertura dei dati pubblici, consacrando il principio della riutilizzazione libera, semplice e gratuita della maggior parte di questi dati e esplicitando, tra i compiti di Etalab, quello di elaborare la licenza gratuita dell’open data pubblico francese, ponendo la neonata missione a capo di un gruppo di lavoro composto dall’Agence du patrimoine immatériel de l’Etat (APIE), dal Conseil d’orientation de l’édition publique et de l’information administrative (COEPIA) e dalle amministrazioni interessate.

Etalab, i produttori e i riutilizzatori di dati pubblici
Accanto al lavoro di gruppo che si è concluso on la pubblicazione della LO “Licence Ouverte”, Etalab negli scorsi mesi ha portato avanti una serie di Ateliers de travail, dei workshop attraverso cui il team di Etalab ha lavorato a stretto gomito con i produttori e i riutilizzatori di dati pubblici. "L’obiettivo –  spiegano da Etalab – è quello presentare i lavori in corso in riferimento al portale a quelli che saranno i soggetti riutilizzatori dei dati pubblici, per permettere loro di condividere riserve, apprezzamenti, raccomandazioni e priorità che saranno tenute in conto nella progettazione del portale". Ad oggi sono stati quattro gli atelier svolti, coinvolgendo di volta in volta target diversi del grande progetto comune dell’open data. Dall’"ergonomia del portale" ai suoi "strumenti e spazi per lo scambio tra produttori e riutilizzatori di dati", alla "condivisione delle esperienze maturate in iniziative di open data" al grande tema del "datajournalism".
Un dato, forse da non sottovalutare, è che Etalab, posta sotto l’autorità del Primo Ministro e collegata al Segretariato generale del Governo,  è diretta e composta esclusivamente da persone molto, molto giovani.

Licence Ouverte – LO
La “Licenza Aperta” francese messa a punto da Etalab con il gruppo di lavoro da essa diretto è espressamente “compatibile” con ogni licenza di riuso di informazione pubblica che presupponga quale requisito minimo la menzione di paternità dell’informazione. E’ espressamente  compatibile con l’Open Government Licence” (OGL) del Regno Unito, la “Creative Commons Attribution 2.0” (CC-BY 2.0) di Creative Commons e l’”Open Data Commons Attribution”(ODC-BY) dell’Open Knowledge Foundation. (il testo disponibile in francese e in inglese lo trovate qui)

Non volendo qui fare un’analisi giuridico-comparativa tra la LO e l’italiana IODL, può essere interessante evidenziare due elementi della licenza francese che, non a caso, arriva a completare un processo sostanzialmente diverso dal corrispettivo italiano.
Il primo è l’”investitura” ufficiale da cui è nata la licenza francese rispetto all’esperienza italiana che, nella sua versione 1.0, è nata in collegamento ad una singola, pioniera “operazione” open data, ovvero MiaPA. Come sottolineava infatti Ernesto Belisario, presentando MiaPA e le condizioni di uso collegate ai dati geografici immessi dalla amministrazioni partecipanti: “l’idea non è stata quella di scrivere le condizioni per l’uso dei soli dati dell’Operazione MiaPA ma quella – decisamente più ambiziosa – di realizzare una licenza che possa essere utilizzata anche – e soprattutto – per le future iniziative pubbliche di Open Data. Si tratta di un aspetto che non è stato particolarmente enfatizzato nel corso del lancio di MiaPA ma che potrebbe essere importante e decisivo per l’affermazione di questa prassi amministrativa anche in Italia”.
Un secondo dato è il dettaglio nella definizione di “informazione pubblica”. Infatti a margine della licenza francese si specifica che Etalab ha realizzato la Licence Ouverte per facilitare il riuso libero e gratuito di quelle informazioni pubbliche, quali sono definite dall’articolo 10 della Legge n°78-753 del 17 luglio 1978[1], a fronte di una più generica indicazione della IODL che esplicita che “le banche di dati, i dati e le informazioni sono protetti dalle leggi applicabili in materia di diritto d’autore (incluso il diritto sui generis del costitutore di banche di dati) e/o dalle altre leggi applicabili”.

Chapaeu?
Arriviamo così alla domanda sbagliata. Meglio loro o noi? Sbagliata perché diversi sono i contesti attuali di riferimento come le tradizioni amministrative e gli impianti istituzionali dei due paesi. A caldo verrebbe da dire che l’ordine e l’esatta contestualizzazione dell’open data francese siano  elementi encomiabil a fronte del disordine “creativo” che ha portato l’Italia di Regioni, Province e Comuni alla release di dati.gov.it. Forse il modello italiano è diverso perché a noi serve un modello diverso? Se anche la risposta fosse si, questo non ci esimerebbe dall’apprendere e dal copiare (in pieno stile open) quanto di utile possa esserci per l’open data di casa nostra nella ricetta, molto (ben) ordinata, dell’“open data à la française”.

 

[1] Nella LO si specifica che “Nel quadro delle loro missioni di servizio pubblico, le amministrazioni producono o ricevono alcune informazioni pubbliche che possono essere riutilizzate da qualsiasi persona fisica o giuridica a fini diversi da quello della missione di servizio pubblico. Non sono informazioni pubbliche ai sensi della legge del 17 luglio 1978 le informazioni contenute in documenti la cui comunicazione non costituisce un diritto (in applicazione della legge del 17 luglio 1978 o d’altre disposizione legislative salvo il caso in cui queste informazioni siano oggetto di diffusione pubblica), le informazioni contenute in documenti prodotti o ricevuti dalle amministrazioni nell’esercizio di una missione di servizio pubblico a carattere industriale o commerciale e quelle contenute nei documenti su cui dei terzi detengono diritti di proprietà intellettuale. Non sono allo stesso modo informazioni pubbliche suscettibili di essere riutilizzate quelle che contengono dei dati a carattere personale salvo cosi in cui le persone interessate non abbiano acconsentito o i dati siano stati resi anonimi dall’amministrazione o nel caso in cui una disposizione legale o regolamentare lo permette (in questi tre casi il riuso è subordinato al rispetto della legge n°78-17 del 6 gennaio 1978)".

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