Rigopiano, ecco come la tecnologia ha supportato le ricerche dei sopravvissuti

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La Rapid e-LTE emergency solution di Huawei utilizzata a Rigopiano è una
tecnologia mobile con tempi di montaggio e messa in opera estremamente veloci, che
consente la trasmissione di voce e dati a supporto della comunicazione tra gli
operatori sul campo e il centro di coordinamento dei soccorsi. Il sistema
consente anche di utilizzare alcune radio-telecamere
per acquisire immagini, trasmesse poi con
uno
streaming video in HD, in modo tale da coordinare anche a distanza
le operazioni con la massima precisione

1 Marzo 2017

E

Eleonora Bove

Grazie a una serrata copertura mediatica, sappiamo tutto di quanto seguì al disastro del 18 gennaio 2017, giorno in cui una massa di migliaia di tonnellate di neve si schiantò a 250 km all’ora su uno dei resort più importanti dell’Abruzzo. L’Hotel Rigopiano di Farindola, sul Gran Sasso, fu spazzato via con una forza pari a quella di quattromila tir a pieno carico. Un coordinamento dei soccorsi tempestivo e una comunicazione diretta e “pulita” tra il personale presente sul luogo del disastro e gli esperti in sala operativa, diventano requisiti indispensabili per contribuire al salvataggio dei superstiti in una situazione di emergenza di questa portata. La tecnologia può fare quindi la differenza. Rigopiano ne è un esempio, perché le ricerche dei Vigili del Fuoco sono state supportate da tecnologie di ultima generazione, come il sistema portatile Rapid e-LTE emergency solution di Huawei in dotazione al Joint Innovation Center (JIC) di Pula (Cagliari).

Il Joint Innovation Center ha sede nel Parco Scientifico e Tecnologico della Sardegna ed è un laboratorio di innovazione congiunto Huawei, Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi superiori in Sardegna (CRS4) e Regione Sardegna dedicato a progetti di ricerca sulle Smart & Safe City – città più intelligenti e sicure – con il coinvolgimento di partner locali, istituti di ricerca e università sarde. Il laboratorio, frutto dell’accordo siglato dal colosso cinese e la Regione Sardegna in occasione del CeBIT 2016 di Hannover, è uno dei primi esperimenti in Italia di partnership pubblico-privata nell’ambito della ricerca dedicata alle safe city e promette di diventare un polo specializzato sulle tecnologie di ultima generazione in ambito LTE e sullo sviluppo di nuove soluzioni, a iniziare dal 5G.

I lavori di ricerca riguardano temi quali la connettività su scala metropolitana, funzionale allo sviluppo di modelli matematici volti a risolvere problematiche legate alle smart city, l’implementazione di una sensoristica diffusa per l’acquisizione di grandi moli di dati, che saranno gestiti attraverso lo sviluppo di architetture Open Data e Big Data per la misurazione dei fenomeni urbani, e la sperimentazione di sistemi per la sicurezza della città (Safe City). Gli ambiti di applicazione sono ampi: attività anti-terrorismo, gestione di incidenti e disastri, catastrofi naturali e assistenza sanitaria pubblica, al fine di perseguire gli obiettivi prefissati da Horizon 2020 , dal Framework Programme for Research and Innovation dell’Unione Europea e dal programma di sviluppo regionale della Regione Sardegna Smart Specialization Strategy (S3).

Nelle sperimentazioni è coinvolto il Corpo dei Vigili del Fuoco della Sardegna, che nelle nuove strumentazioni tecnologiche trova un supporto nel coordinamento delle attività del centro di comando in caso di emergenza. Dalle prove in ambienti indoor e poi sul campo in alcuni quartieri nella città di Cagliari, prende forma un modello che coinvolge tutta la città e gli operatori locali. Nelle parole del presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru: “La cooperazione e lo sviluppo di progetti congiunti di ricerca nell’ICT, con particolare riferimento al campo delle Smart & Safe City, favorirà il nostro obiettivo di fare della Sardegna un luogo dove sperimentare gli impatti che le nuove tecnologie, prima di tutto il digitale, avranno nei prossimi 10-15 anni sulla produzione e sulla vita di tutti noi. Ora ci attendiamo ricadute positive su molti fronti”. L’avvio del laboratorio diventa quindi un’occasione importante per il territorio per attrarre investitori internazionali soprattutto nel settore dell’alta tecnologia e della ricerca.

In primo piano anche la formazione. Il Joint Innovation Center di Pula accoglierà infatti i percorsi didattici riservati agli studenti delle scuole primarie e secondarie, workshop e seminari rivolti agli studenti universitari e ai laureati realizzati all’interno del Parco Scientifico e Tecnologico della Sardegna dal CRS4, nell’ambito delle proprie attività di ricerca e sviluppo scientifico e tecnologico nonché negli ambiti collegati della promozione e valorizzazione dei risultati della ricerca scientifica. Come racconta Lidia Leoni del Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi superiori: “In questa prima fase si sta pensando a percorsi volti a formare circa cinquanta tecnici in materie come la “urban informatics”, con l’organizzazione di summer school e corsi a cui potranno partecipare giovani studenti e le stesse PMI coinvolte nei laboratori. L’obiettivo è far sì che questi ragazzi possano poi proporsi come esperti sul panorama nazionale”.

Genesi di una partnership sull’innovazione

L’accordo CRS4, Regione Sardegna e Huawei, su cui si basa l’iniziativa, parte a marzo 2016 con la firma del Memorandum of Understanding al CeBIT di Hannover, ma entra nel vivo e si concretizza a maggio con la visita in Cina presso i laboratori di Huawei a Shenzhen e Shanghai di una delegazione del CRS4 e del Centro regionale di Programmazione guidata da Raffaele Paci, vicepresidente della Regione Sardegna. Nel giro di poche settimane dalla firma è stato scritto il progetto, valutato e approvato: tempi velocissimi che hanno permesso l’apertura del JIC già a dicembre dello stesso anno e l’inizio di una collaborazione con alcuni dei più importanti laboratori di Huawei sparsi nel mondo. Un ecosistema ICT aperto e collaborativo, di respiro internazionale, in cui le sinergie tra la pubblica amministrazione e il settore privato giocano un ruolo chiave.

L’investimento di Huawei nel Joint Innovation Center è stato infatti cospicuo: 17 milioni di euro, a cui si aggiungono 2,6 milioni del CRS4 e 3,6 milioni di euro della Regione. Ad oggi impiega una quarantina di programmatori per realizzare, nelle intenzioni, un’infrastruttura sperimentale che non ha eguali nel panorama nazionale.

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