Spid, la partecipazione civica come leva per la diffusione

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Il periodo elettorale, e al contempo l’avvio di alcuni programmi strategici di Crescita Digitale, portano ad alcune riflessioni sulla spinta possibili per Spid: una sua diffusione rapida consentirebbe di renderlo fattore abilitante della cittadinanza digitale e della partecipazione dei cittadini, consentendo di ridurre drasticamente costi e tempi

22 Giugno 2016

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Nello iacono, Stati Generali dell'Innovazione

Il periodo elettorale, e al contempo l’avvio di alcuni programmi strategici di Crescita Digitale, oltre che l’impostazione sempre più chiara del modello strategico ICT delle PA, credo porti alcune riflessioni sul problema della spinta e della velocità adeguata del cambiamento.

Quattro elementi, in particolare e sinteticamente, credo possano essere colti da quanto sta avvenendo in questo periodo (non gli unici, naturalmente):

  1. nei programmi elettorali dei candidati a sindaco il digitale ha avuto un posto di rilievo, anche se poi è scomparso nei confronti televisivi. L’auspicio è che quindi rimanga in primo piano anche nelle azioni concrete del periodo di sindacatura;
  2. quasi in nessun programma si faceva esplicito riferimento ai programmi di Crescita Digitale, e rarissimo era il caso di citazione del Sistema Pubblico d’Identità Digitale (Spid), mentre diffusa era l’indicazione di servizi digitali per la semplificazione della vita dei cittadini e di strumenti di partecipazione anche online;
  3. la diffusione di Spid sta procedendo lentamente, probabilmente a causa di scelte organizzative e di mercato a monte (che hanno di fatto impedito una “inclusione automatica” dei possessori di smartcard, di pin con autenticazione dell’identità), di una partenza con pochi servizi disponibili ( ad oggi quattro amministrazioni centrali, tre regioni e due comuni ) e con diversi aspetti ancora da definire, anche a livello di raccordo regionale delle amministrazioni locali e di accordo coordinato tra service provider pubblici e identity provider;
  4. il tema della partecipazione civica (di come favorirla, accompagnarla, renderla efficace e quindi attraente) si sta imponendo come uno dei temi chiave della discussione politica, grazie (a causa) del dato impressionante degli astenuti al voto amministrativo (e ancor più ai ballottaggi), nella consapevolezza che la partecipazione al voto è solo la manifestazione finale di una vicinanza (o lontananza) all’universo della politica.

È chiaro che un fallimento di Spid sarebbe un disastro per la trasformazione digitale della PA e del paese (renderebbe difficili o impossibili da realizzare buona parte dei programmi della strategia digitale), mentre al contrario una sua diffusione rapida consentirebbe di renderlo fattore abilitante della cittadinanza digitale e della partecipazione dei cittadini, consentendo di ridurre drasticamente costi e tempi (per la possibilità di una “casa digitale del cittadino” da cui accedere a tutti i servizi digitali ma anche per poter esercitare il diritto alla partecipazione, ad esempio concorrendo in modo semplificato alla promozione di un referendum o di una proposta di legge).

Ecco perché il successo di Spid è un risultato (e una precondizione) che deve starci a cuore.

Fermi restando i temi accennati sopra per di governance complessiva e di necessità rapida di messa a disposizione di servizi digitali su Spid, possono esserci altre due leve principali (e al momento poco utilizzate) per favorirne la diffusione:

  • accompagnare i cittadini all’acquisizione delle credenziali, assistendoli, come accade (o dovrebbe accadere) quando si tratta di diffondere e far utilizzare un servizio che si reputa strategico, nella logica del switch-off (l’esempio positivo delle iscrizioni scolastiche online può essere da riferimento). È quanto si predispone a fare, ad esempio, la Regione Toscana, ma dovrebbe essere un’indicazione chiara e omogenea per tutte le amministrazioni (con un carattere di “must”, ancor meglio);
  • legare lo sviluppo dei temi della partecipazione civica nelle amministrazioni (che necessariamente deve prevedere strumenti-piattaforme online) all’utilizzo delle credenziali Spid, sin dall’inizio. Non solo perché questo facilita e velocizza lo sviluppo di servizi di partecipazione, dalla consultazione alle richieste e alle proposte verso l’amministrazione, ma anche perché Spid diventa da subito abilitatore per servizi pubblici a cui è utile accedere, potenzialmente, tutto l’anno e non a scadenze prefissate (è anche su questo fronte la scelta dei servizi “massivi” operata da Venezia). E questo può rendere più semplice l’adesione a Spid di molte amministrazioni locali (partendo da questi primi servizi).

Questo approccio avrebbe un altro aspetto fondamentale: farebbe diventare Spid e la trasformazione digitale chiaramente elementi cardine della politica di rapporto con i cittadini, dove si gioca gran parte della autorevolezza e della credibilità di un’amministrazione locale, rifuggendo dal rischio sempre possibile di pensare che si tratti di tecnologia e di tecnicismi.

E che rappresenta l’unico approccio possibile, probabilmente. In alternativa, c’è la palude del Paese che si ferma ad aspettare che arrivi il futuro.

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