EDITORIALE

Verso un PA aumentata. Dalle persone, dalle tecnologie, dalle relazioni

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Attraversando un ‘guado’ simbolico, la PA sta lasciando alle spalle decenni di austerità e disinvestimenti per abbracciare un nuovo paradigma caratterizzato dalla centralità di persone, tecnologie e relazioni. Con la presentazione del nostro Annual Report si chiude, idealmente, il capitolo delle cose fatte e si guarda in avanti, all’anno appena cominciato. In questo giro di boa, andiamo a riprendere le conclusioni che abbiamo illustrato in occasione dell’uscita del Report, per proiettarle in avanti, lungo la strada che ci porterà a FORUMPA 2025 (19-21 maggio), per il quale abbiamo scelto il claim “Verso una PA aumentata”

24 Gennaio 2025

Gianni Dominici

Amministratore Delegato FPA

Foto di Christian Rucinski su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/persona-che-tiene-la-lente-dingrandimento-durante-il-giorno-9-emauS-yBQ

FORUM PA 2025: appuntamento al Palazzo dei Congressi di Roma dal 19 al 21 maggio

Con la presentazione del nostro Annual Report si chiude, idealmente, il capitolo delle cose fatte e si guarda in avanti, all’anno appena cominciato. In questo giro di boa, andiamo a riprendere le conclusioni che abbiamo illustrato in occasione dell’uscita del Report, per proiettarle in avanti, lungo la strada che ci porterà a FORUMPA 2025. La metafora che abbiamo scelto per rappresentare il momento che stanno vivendo le nostre pubbliche amministrazioni è quella del guado: siamo esattamente a metà di un guado, ormai non ha più senso tornare indietro, ma ancora non siamo certi di quello che ci aspetterà una volta arrivati alla sponda opposta. A mano a mano che ci avviciniamo ne cogliamo con sempre più nitidezza i contorni principali, ma ancora ci sfuggono i dettagli e quello che ci accoglierà.

Sappiamo però con certezza cosa stiamo lasciando. Delle pubbliche amministrazioni, di un passato neanche troppo remoto, che per decenni hanno subito disinvestimenti in termini economici e di personale in nome di un’austerità combattuta con la cultura dei tagli lineari. Il settore pubblico ha mostrato segni di ripresa solo a partire dal 2022, con un incremento di 32mila dipendenti ma un persistente calo di oltre 80mila unità di personale stabile tra il 2012 e il 2022 (dati del Conto annuale 2024). L’Italia continua ad avere un numero totale di impiegati pubblici nettamente inferiore a quello dei principali paesi europei in proporzione alla popolazione (5,7 impiegati pubblici ogni 100 abitanti, mentre sono 6,1 in Germania; 7,3 in Spagna; 8,1 in UK; 8,3 in Francia); e in proporzione agli occupati (14 impiegati pubblici ogni 100 occupati contro il 16,9 in UK, il 17,2 in Spagna, il 19,2 in Francia). L’età media degli impiegati pubblici stabili è di 50,4 anni invariata rispetto all’anno precedente quando nel 2001 l’età media era di 44,9 anni. Indietro anche la formazione: nel 2022, poco più di un giorno per dipendente.

A questo fenomeno si è aggiunto, o ne è stata la conseguenza, quello delle esternalizzazioni per cui spesso si sono trascurate le competenze interne preferendo chiamare in causa qualcuna delle grandi società di consulenza. Quando non gestito con consapevolezza e responsabilità questo ha comportato lo svilimento di conoscenze e di competenze e, soprattutto, la capacità di gestire progetti complessi.

Ma questa, appunto, è la PA che ci stiamo lasciando dietro, che abbiamo abbandonato alle nostre spalle nel momento in cui è cominciato un processo di investimenti e di modernizzazione senza precedenti. Dal momento in cui anche nella coscienza collettiva si è progressivamente diffusa la consapevolezza, testimoniata anche dalle nostre periodiche demoscopiche tra i cittadini, di una PA protagonista attiva e centrale della crescita del paese. Una PA protagonista che deve affrontare anche nuove sfide: solo dal punto di vista economico con l’assegnazione delle risorse del PNRR in aggiunta alle risorse dei Fondi SIE, le pubbliche amministrazioni italiane devono migliorare di dieci volte la propria capacità di spesa, trovandosi a dover investire oltre 30 miliardi l’anno di fondi comunitari fino al 2029.

La direzione intrapresa ci restituisce delle prime evidenze molto importanti del percorso avviato.

Sicuramente uno dei settori più dinamici è il digitale. Ricordiamo, per citare un solo dato e rimandando all’Annual Report per una panoramica complessiva, che tutte le 34 scadenze di rilevanza europea in tema di PA digitale previste tra il dicembre 2021 e il settembre 2024 risultano raggiunte: abbiamo cioè traguardato la prima metà del percorso di attuazione delle diverse misure (complessivamente, il Piano prevede 67 obiettivi da centrare entro giugno 2026). Risultati che si concretizzano soprattutto in soluzioni e servizi diretti ai cittadini e alle imprese, e che ci consentono di avvicinare (e talvolta addirittura superare) gli ambiziosi target quantitativi previsti dal PNRR per giugno 2026.

Ma non si vive di sola tecnologia. In questi mesi è stata forte la spinta prodotta dalla piattaforma Syllabus, avviata a marzo 2023, circa 7.800 amministrazioni si sono registrate in piattaforma e oltre 380mila dipendenti hanno avviato le attività formative. L’obiettivo del PNRR è arrivare a formare 750mila dipendenti. Accanto alla formazione il tema della semplificazione. Sempre secondo i dati Funzione Pubblica, il 2024 si è chiuso con 200 procedure amministrative semplificate a cui se ne aggiungeranno 50 entro la prima metà del 2025, per arrivare a 600 procedure semplificate e digitalizzate nel 2026, rispondendo così all’obiettivo fissato dal PNRR. Anche questo è un tema sfidante e, come approfondito nel testo, in linea con quanto il ministro Paolo Zangrillo ha in più occasioni ribadito: semplificare la PA e monitorare la qualità dei servizi con una misurazione rigorosa, è il passo necessario per rendere sempre più fluido ed efficace il rapporto tra amministrazioni, cittadini e imprese.

Sulla base di queste considerazioni, riprese dal nostro rapporto annuale, possiamo, come prima riflessione conclusiva, evidenziare che l’anno appena trascorso ci ha restituito una PA – e delle PA – fortemente impegnate in un importante percorso di trasformazione che, riprendendo la metafora iniziale, può essere paragonato al guado di un fiume. Questa metafora illustra il processo di transizione e adattamento che le amministrazioni stanno affrontando nel tentativo di modernizzarsi sulla base degli impegni presi. Un fiume non facile da attraversare, rappresentativo del flusso dinamico e in continua evoluzione della società italiana, delle dinamiche internazionali, delle tecnologie e delle aspettative dei cittadini. Le pubbliche amministrazioni si trovano a dover attraversare questo fiume, affrontando le correnti di sfide e opportunità che si presentano lungo il percorso. Superare il guado rappresenta non solo un atto di coraggio, di responsabilità ma anche un’opportunità per rafforzare la propria identità e capacità di rispondere alle sfide future. Una volta attraversato il fiume, le pubbliche amministrazioni possono emergere rinnovate, pronte a incamminarsi su nuove rive, caratterizzate da maggiore efficienza, trasparenza e inclusione. Per far sì che questo avvenga è necessario puntare su tre dimensioni:

  • Le persone. La centralità delle persone rappresenta il cambio di paradigma da una PA che per troppi anni ha trascurato il proprio capitale umano, esponendolo come intera categoria alla pubblica critica, a una PA che fa dell’empowerment delle proprie persone la condizione per crescere. Importanti a questo scopo le direttive emanate dal ministro per la pubblica amministrazione nei mesi precedenti fino all’ultima di inizio anno: “Valorizzazione delle persone e produzione di valore pubblico attraverso la formazione. Principi, obiettivi e strumenti” grazie alla quale la formazione diventa un obiettivo di performance che i dirigenti devono raggiungere assicurando almeno 40 ore di formazione a ciascun dipendente. Ma mettere le persone al centro significa anche creare le condizioni per quelle “organizzazioni senza paura” che tanto abbiamo citato nel corso dell’anno in grado di valorizzare ambienti attrattivi anche per il pensiero creativo innovativo, così come significa anche continuare a diffondere e a manutenere la cultura e la prassi dello smart working per soddisfare la richiesta di di conciliazione tra lavoro e vita privata che arriva soprattutto dalle generazioni più giovani.
  • La tecnologia. Gli importanti risultati raggiunti negli ultimi mesi ci portano a dire che, finalmente, il nostro sistema-paese ha concretizzato quelli che erano gli indirizzi e le finalità del paradigma e-government lanciato a livello europeo nel lontano 2005. È ora di un cambio di passo. La tecnologia deve diventare espressione non solo di uno stato-funzione che ottimizza le proprie performance istituzionali, ma di un nuovo modo di intendere l’azione pubblica che finalmente metta a terra i principi dell’open Government storicamente impostati sulle dimensioni di trasparenza, partecipazione e collaborazione. L’accelerata che si è registrata con la diffusione dell’intelligenza artificiale generativa, se ben governata, può portare ad un importante arricchimento e trasformazione dell’azione istituzionale. È importante anche cominciare a lavorare per dare continuità ai grandi investimenti che si sono fatti in campo tecnologico. Il rischio, infatti, e che dopo il 2026 ci si ritrovi con un patrimonio digitale difficile da manutenere.
  • La governance ritrovata. I processi in corso dimostrano che per intervenire sulla complessità è necessario il lavoro di squadra, la collaborazione tra i diversi attori pubblici e privati, locali e nazionali. Il rischio, anche in questo caso, è che finite le risorse economiche alla base della progettualità attuale, si torni alla logica campanilistica e individualistica. È necessario, al contrario, che i principi alla base di concetti come la multilevel governance diventino cultura comune, facendo dell’interdipendenza fra i diversi attori un asset per il futuro. Come abbiamo scritto, per molte amministrazioni centrali e (soprattutto) locali, il fatto di essere a capo della governance su investimenti che presuppongono il coordinamento di reti territoriali dell’innovazione, dove esistono soggetti tradizionalmente più dinamici come start-up, grandi imprese e soggetti della ricerca di natura pubblica e privata, significa uscire dalla logica del mero sostegno economico al sistema produttivo attraverso contributi diretti e agevolazioni, schema caratteristico dell’attuazione dei programmi regionali FESR, per arrivare a sviluppare nuove e inaspettate competenze di tipo gestionale e organizzativo.

La PA del futuro. Come scrivemmo in questa stessa occasione lo scorso anno, la speranza è che la politica ponga attenzione nei confronti delle persone, e che il cambiamento sostanziale nell’opinione pubblica faccia sì che si lasci definitivamente alle spalle quel riduzionismo che relegava la dimensione pubblica ai margini del cambiamento. In altri termini, il superamento della “cultura” della macchina pubblica come fardello, degli impiegati statali come fannulloni da sorvegliare e punire. Le PA hanno ritrovato la giusta centralità nella costruzione del futuro del paese e sono state al centro di importanti investimenti così come importanti cambi di polarità rispetto, ad esempio, al ricambio occupazionale. È importante non tornare indietro, il vento freddo che proviene dall’Atlantico, le endemiche difficoltà nei conti pubblici del paese rischiano di riportare in auge politiche restrittive come la famigerata spending review. Disinvestire di nuovo sulla macchina pubblica significherebbe, questa volta, ipotecare definitivamente la possibilità di modernizzare il paese. Sono questi gli elementi su cui concentrarsi nei prossimi mesi e che potranno fare la differenza. È importante capire se alla fine del guado, alla sponda che stiamo faticosamente raggiugendo le PA arriveranno indebolite dalla forza degli eventi o rafforzate.

Quello che ci dobbiamo auspicare è ovviamente che si realizzi la seconda ipotesi: una PA rafforzata o meglio una PA aumentata proprio grazie all’apporto di persone, tecnologie e relazioni (intese come rete tra tutte le comunità attive nei processi di cambiamento). Una PA che utilizzi al meglio il valore che questi tre elementi possono portare per avviare una forte trasformazione che la mantenga protagonista del futuro del paese.

Sarà proprio questo il tema centrale e filo rosso del FORUM PA 2025 (19-21 maggio, Palazzo dei Congressi di Roma) per il quale abbiamo scelto il claim “Verso una PA Aumentata. Persone, tecnologie, relazioni”. Nelle prossime settimane cominceremo il percorso di avvicinamento alla Manifestazione e vi accompagneremo fino alle date di maggio con anticipazioni, approfondimenti e rubriche dedicate.

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