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Agenda 2030: una sfida per la PA
L’approvazione da parte delle Nazioni Unite dell’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile e dei relativi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nell'acronimo inglese), da raggiungere entro il 2030, rappresenta un evento storico da più punti di vista. Infatti:
- è stato espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale;
- tutti i paesi sono chiamati a contribuire allo sforzo di portare il mondo su un sentiero sostenibile, senza più distinzione tra paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo;
- l’attuazione dell’Agenda richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle università e centri di ricerca, agli operatori dell’informazione e della cultura.
Questo evento di scenario, che si svolgerà in collaborazione con AsvIS, si propone, attraverso l’intervento di relazioni di grande spessore in un formato che ricorda più un TED che un convegno classico, di investigare il ruolo che il settore pubblico ha in questo sforzo epocale.
Verso la Rete Nazionale per la valutazione della PA
Negli ultimi tempi la valutazione si è diffusa nel panorama istituzionale ben oltre la “prima ondata” dei Fondi strutturali europei, che dagli anni ’90 ha avuto il merito di introdurre una pratica del tutto estranea alla cultura politica e amministrativa italiana.
Sul solco di questo cambiamento, il New Public Management è approdato nel nostro ordinamento con il d.lgs. 150/09, il cui merito invece è di aver impattato bruscamente sul funzionamento delle pubbliche amministrazioni, le quali hanno reagito con livelli di resilienza diversi, a seconda dei contesti e dei comparti.
I primi anni di esperienza della CIVIT – la commissione creata per “governare” il ciclo della performance nelle amministrazioni italiane – hanno disatteso le aspettative, mostrando alcuni grandi limiti, primo fra i quali l’approccio indifferenziato nella definizione di linee guida, modelli e strumenti per tutta la PA.
A soli 3 anni dall’introduzione della norma, questi limiti hanno portato il Legislatore prima a trasformare la CIVIT in ANAC, poi quest’ultima in un’autorità specializzata esclusivamente sull’anticorruzione, fino all’attuale approdo delle competenze in materia di performance presso il Dipartimento della Funzione Pubblica.
Il DFP è oggi finalmente operativo grazie all’istituzione di un ufficio dedicato che, tra le altre cose, indirizza le attività degli OIV (in fase di rinnovamento) e introduce il concetto di Rete Nazionale per la valutazione delle amministrazioni pubbliche, aprendo di fatto la strada per una differenziazione di comparto.
Scuola, Sanità, Università, Ambiente, Giustizia e Enti locali sono solo alcuni dei comparti che dal 2010 prevedono la redazione di documenti di gestione della performance e che hanno avuto sviluppi differenziati, in relazione alle specifiche peculiarità dei propri compiti istituzionali, al loro grado di autonomia, al contesto d’azione (monopolistico o quasi-competitivo), all’adesione a standard o alla partecipazione a network nazionali e internazionali, all’esistenza di Agenzie di valutazione ecc.
La sessione si concentra dunque sul confronto tra alcuni di questi comparti, guardando al possibile sviluppo di una Rete Nazionale capace di contemplare fattori di continuità e di differenziazione, tenendo in considerazione le autonomie (laddove previste) e le visioni, gli approcci e i metodi adottati dagli enti preposti (laddove esistenti) alla valutazione delle performance nei diversi comparti.
PArtecipazione: modelli, processi e interventi nella PA italiana
Prevenzione della corruzione tra semplificazione e nuovi modelli organizzativi
La lotta alla corruzione è legata a doppio filo alla corretta organizzazione dell’ente pubblico. Per prevenire comportamenti opportunistici e di malamministrazione non è sufficiente affidarsi a meri obblighi ed adempimenti amministrativi ma è necessario ripensare l’assetto organizzativo dell’Amministrazione in termini di semplificazione e linearità dei processi a vantaggio non solo della legalità ma anche di una maggiore efficienza e qualità dei servizi per i cittadini.
Il “Piano Nazionale Anticorruzione 2016” approvato dall’ANAC va in questa direzione e segna il primo passo verso la semplificazione degli obblighi e delle attività unificando in un solo strumento il PTPC e il “Programma triennale della trasparenza e dell’integrità” e rafforzando il ruolo ed il Responsabile della prevenzione della corruzione (RPC).
Obiettivo del convegno è approfondire modelli organizzativi e strumenti volti a rafforzare la trasparenza dei processi, la chiarezza dei passaggi amministrativi ed i livelli di responsabilità. Nel corso del dibattito verrà presentata l’esperienza dell’Unione dei Comuni Valle del Savio e verrà studiato il modello gestionale di coordinamento unitario e sinergico tra tutti gli Enti associati adottato per le attività di prevenzione della corruzione ed in materia di trasparenza.
Strumenti, tempi e organizzazione della comunicazione pubblica al tempo dei social
Una rivoluzione quella in corso nel mondo della pubblica amministrazione italiana e nel rapporto tra enti, aziende pubbliche e cittadini. Una rivoluzione portata dal web e dai social network e dal radicale cambiamento che sta vivendo la figura del comunicatore pubblico. Facebook, Instagram, Twitter, You Tube, Snapchat, WhatsApp, Telegram, Facebook Messenger, Linkedin sono oggi al centro della nostra vita quotidiana e lo stanno diventando anche per il settore pubblico attraverso il lavoro di nuove figure professionali, a nuovi servizi e linguaggi, ad un percorso d'innovazione. Stare dove stanno i cittadini, informarli dove preferiscono, essere punto di riferimento sui principali social network, questo è l’obiettivo da raggiungere per una PA davvero a portata di smartphone. Da qui è nato da più di un anno il gruppo di lavoro #pasocial, formato da comunicatori e giornalisti del Governo, con l’obiettivo di sviluppare la nuova comunicazione pubblica, sia a livello centrale che sui territori.
A FORUM PA 2017 faremo il punto della situazione, su quanto fatto e su quanto c'è da fare in futuro. La #pasocial cresce, ma ha ancora molte sfide da affrontare.
Smart working per una nuova organizzazione del lavoro pubblico
Ad oggi nel settore privato italiano gli smart workers – ossia quei lavoratori che godono di discrezionalità nella definizione delle modalità di lavoro in termini di luogo, orario e strumenti utilizzati – sono oltre 250 mila e sono cresciuti del 40% rispetto al 2013. Molto meno positivo è lo scenario all’interno della Pubblica Amministrazione nella quale, nonostante alcune positive esperienze, lo smart working è nei fatti assente.
Eppure lo stesso disegno di legge sul “lavoro agile”, inizialmente proposto dal Governo e poi ulteriormente ampliato e migliorato dalla Commissione Lavoro del Senato, fa esplicito riferimento alla possibilità di applicazione ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche. La stessa riforma “Madia” della Pubblica Amministrazione all’art. 14, nel quadro della “Promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nelle amministrazioni pubbliche”, chiede di adottare misure organizzative “per la sperimentazione … di nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa”. Una chiara volontà da parte del legislatore di spingere l’adozione di un’organizzazione del lavoro che coniughi anche nel pubblico impiego stabilità e tutela nei contratti, con una maggiore flessibilità e responsabilizzazione nella gestione del rapporto di lavoro. Quali allora gli ostacoli al cambiamento?
Fondamentale in questo scenario il ruolo dell’offerta. C’è bisogno di strumenti semplici, efficaci e sicuri che abilitino forme avanzate di collaborazione a distanza e in mobilità. Di conseguenza è fondamentale il confronto tra i player di mercato e le amministrazioni per raccogliere le esigenze e sviluppare le soluzioni più appropriate, in un contesto in cui le tecnologie e i modelli collaborativi stanno letteralmente esplodendo.
Il Sistema pubblico di connettività per lo sviluppo qualitativo dell’offerta
Il quadro di gare per la fornitura di servizi innovativi alle amministrazioni, nella quale si collocano sia la gara per i servizi di connettività SPC, sia la gara – suddivisa in quattro lotti – per i servizi di cloud computing, di gestione delle identità digitali e sicurezza applicativa, di realizzazione di portali e servizi on-line e di cooperazione applicativa, ha l’obiettivo di rendere disponibili alle amministrazioni pubbliche italiane servizi innovativi di carattere abilitante per la realizzazione dell’Agenda Digitale Italiana, forniti secondo un modello di community cloud. Ogni amministrazione potrà aderire ai contratti quadro beneficiando di costi contenuti, di elevati standard qualitativi e della riduzione del time-to-market dei progetti. Va da sé che oltre alla possibilità di sottoscrivere contratti per connettività e servizi, una volta ingaggiate le regole di SPC si apre un fronte nuovo sulla qualità del servizio erogato. L’elemento propulsore fondamentale per diventare Paese leader nell’innovazione rimane l’adozione di un sistema di innovazione che riesca a combinare investimenti pubblici e privati, partnership efficaci tra imprese e mondo pubblico. Le convenzioni SPC per gli effetti economici e la durata nel tempo del rapporto che si instaurerà tra le tre Aziende private aggiudicatarie e le Amministrazioni pubbliche rappresentano una straordinaria opportunità di partnership pubblico/privato in grado di diffondere l'innovazione, dare continuità e arricchire le funzionalità di cooperazione per la trasformazione digitale della PA.
Digitalizzazione della PA e change management
Il processo di digital transformation della PA non può prescindere da una forte sinergia tra componente tecnologica e componente organizzativa. Una necessità ribadita anche dal nuovo art. 17 del CAD, che ridefinisce le funzioni dell’ufficio responsabile della transizione alla modalità operativa digitale, ponendo particolare attenzione ai conseguenti processi di riorganizzazione. La digitalizzazione della PA non è infatti un processo esclusivamente tecnologico, ma costituisce piuttosto un complesso e articolato percorso di cambiamento, in cui l’ammodernamento delle tecnologie informatiche deve essere accompagnato da un ripensamento complessivo dei modelli organizzativi e dei processi interni in chiave digitale.
Un’impostazione ancora minoritaria nel panorama della PA italiana, se è vero che molti enti hanno avviato la transizione al digitale senza procedere a una ridefinizione a monte dei processi e delle mansioni all’interno dei diversi uffici.
Occorre quindi che le amministrazioni italiane adottino assetti organizzativi orientati al cambiamento, definendo in modo chiaro funzioni e compiti delle strutture responsabili dell’innovazione, individuando professionalità e competenze necessarie a gestire il processo di digitalizzazione e accompagnando quest’ultimo con un profondo ripensamento organizzativo.
Il convegno ha l’obiettivo di riflettere sui possibili modelli di governance dell’innovazione sia in termini organizzativi che tecnologici, partendo dall’esperienza di alcuni enti che hanno già operato in questo senso.
L’Internet of Things per costruire le città e le comunità sostenibili
Quasi tutti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono caratterizzati da una forte dimensione urbana, fatto non sorprendente se si considera che entro i prossimi venti anni oltre il 60% della popolazione mondiale vivrà nelle città. In questo senso, la digital transformation delle comunità urbane può rivestire un ruolo abilitante rispetto alle sfide dell’Agenda 2030.
Una visione condivisa anche dall’Unione Europea che, con il Patto di Amsterdam, ha individuato nella transizione al digitale uno dei 12 principi guida della propria Agenda Urbana. L’adozione di modelli per un miglior uso dei dati e lo sviluppo di servizi per cittadini e imprese abilitati da tecnologie IoT possono contribuire, in maniera significativa, a molte dimensioni dello sviluppo urbano in virtù della loro naturale trasversalità applicativa: dalla mobilità ai sistemi di trasporto sostenibili, dallo smart metering all’illuminazione intelligente, dal miglioramento della qualità dell’aria alla gestione efficiente dei rifiuti.
L’ambiente urbano diventa quindi il luogo di elezione della sperimentazione e messa in produzione di sistemi M2M, fondati su reti di oggetti “smart” in grado di scambiarsi dati, informazioni e messaggi in modo autonomo, attivandosi e controllandosi a vicenda in modo indipendente.
Le pubbliche amministrazioni, attraverso i servizi afferenti al trasporto locale, alla mobilità e all’energia, possono quindi sfruttare le potenzialità di questo filone di innovazione per semplificare ed agevolare i rapporti con i cittadini e le imprese, contribuendo in modo significativo alla costruzione di città e comunità intelligenti
Scuola, cittadinanza e creatività digitale: prospettive di sviluppo
Con un Avviso quadro che ne definisce la strategia, il Miur anticipa il piano di 10 azioni (ed altrettanti avvisi su temi specifici) che da qui a due mesi stanzierà 830 milioni di euro del PON Scuola per un sistema scolastico più aperto, inclusivo e innovativo; come definito dagli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Di questi, 80 milioni sono riservati alla cittadinanza e creatività digitale ovvero alla formazione di studentesse e studenti ad un uso consapevole della Rete nonché ad attivare percorsi per valorizzare la creatività digitale e sostenere lo sviluppo del pensiero logico e computazionale.
Cosa ancora più importante si individua un metodo di lavoro che mette al centro l’accompagnamento delle scuole nella progettazione (attraverso seminari web, kit con tutorial e incontri sul territorio) e favorisce la partecipazione di tutte le componenti: studenti, famiglie e territori. Saranno infatti attivati canali di consultazione on line e off line per raccogliere buone pratiche, modelli e contributi utili per gli Avvisi specifici.
Il convegno si propone come momento di confronto tra i rappresentanti del mondo scolastico e le istituzioni per individuare le opportunità, ma anche le azioni e soluzioni più efficaci per favorire l’inclusione e il riequilibrio territoriale, attraverso nuove competenze.
Priorità Cybersecurity
Nel recente passato si è assistito ad una rapida evoluzione della minaccia cibernetica ed in particolare per quella incombente sulla pubblica amministrazione, che è divenuta un bersaglio specifico per alcune tipologie di attaccanti particolarmente pericolosi. Se da un lato la PA continua ad essere oggetto di attacchi dimostrativi, provenienti da soggetti spinti da motivazioni politiche ed ideologiche, sono divenuti importanti e pericolose le attività condotte da gruppi organizzati, non solo di stampo propriamente criminale. Nei fatti le misure preventive, destinate ad impedire il successo dell’attacco, devono essere affiancate da efficaci strumenti di rilevazione, in grado di abbreviare i tempi, oggi pericolosamente lunghi, che intercorrono dal momento in cui l’attacco primario è avvenuto e quello in cui le conseguenze vengono scoperte.
Nel 2017 ci aspettiamo attacchi ancora più sofisticati che faranno leva su dimensioni multiple: sicurezza fisica, tecniche sociali e comportamentali, codici malevoli di nuova generazione alimentati da intelligenza artificiale e quindi in grado di aggirare le più comuni contromisure. Aumenteranno gli attacchi invisibili: è evidente che molti attori di minaccia hanno l’obiettivo di continuare ad operare in modo invisibile, pertanto sarà sempre più complesso identificare per tempo queste tipologie di attacchi. Inoltre la rilevazione è resa più complessa dall’aumentare del numero di nodi, delle diversità di protocolli e trame di interconnessione, fenomeni accentuati dall’esplosione di Cloud, Internet of Things.
Come strutturare un partenariato tra pubbliche Amministrazioni ed Aziende private fornitrici di soluzioni e progetti di sicurezza informatica per la PA?
Sistemi di pagamento (più) innovativi e (più) sostenibili
Entro il 16 settembre 2017 il Governo è tenuto a recepire tramite decreto legislativo la direttiva UE 2015/2366 del 25 novembre 2015, meglio conosciuta come PSD2. La Direttiva ha l'obiettivo di creare un mercato unico ed integrato dei servizi di pagamento, uniformando le regole per gli istituti bancari e per i nuovi PSP sorti con l'avvento del digitale. La PSD2 permetterà quindi di abilitare nuovi servizi di pagamento quali ad esempio: Instant Payments e Payment Initiation. I primi comprendono i servizi di pagamento P2P nella declinazione relazionale P2G, ossia pagamenti verso la PA, sfruttando la medesima tecnologia che sottende ai pagamenti P2P. I secondi possono rappresentare un’alternativa ai pagamenti con carte e, al tempo stesso, più sostenibili laddove il modello economico prevede già una condivisione dei costi tra beneficiario (la PA) e il pagatore (il cittadino).
Il convegno intende informare e sensibilizzare circa le novità e le opportunità che il recepimento PSD2 porterà nello scenario italiano.