Discriminazione delle donne nella PA… vale ancora la pena di parlarne!

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Nell’ultimo numero della nostra newsletter prima delle vacanze estive torniamo a parlare di quel “gruzzoletto” di potenzialità e di professionalità che la PA continua a sprecare o a mal utilizzare. Parliamo della presenza femminile nelle amministrazioni e della difficoltà per le donne di ribaltare la situazione che le vede in maggioranza nel numero totale dei dipendenti pubblici e in minoranza esigua nelle posizioni apicali.
Due sono i motivi per riparlarne: il primo è stimolato da una nostra nuova attività, il secondo da una preoccupazione.
Cominciamo dai nostri progetti: FORUM PA e futuro@lfemminile (l’iniziativa di innovazione e tecnologia per le pari opportunità capitanata da Microsoft con il sostegno di Acer, Accenture e INAIL) rilanciano il tema e ripartono con una nuova stagione di attività dell’ “Osservatorio Donne nella PA” e con una nuova e importante presenza su Internet che, configurandosi come un canale specializzato di www.forumpa.it, dall’autunno diverrà il punto di riferimento per il lavoro pubblico dal punto di vista delle lavoratrici.

22 Luglio 2008

Articolo FPA

Nell’ultimo numero della nostra newsletter prima delle vacanze estive torniamo a parlare di quel “gruzzoletto” di potenzialità e di professionalità che la PA continua a sprecare o a mal utilizzare. Parliamo della presenza femminile nelle amministrazioni e della difficoltà per le donne di ribaltare la situazione che le vede in maggioranza nel numero totale dei dipendenti pubblici e in minoranza esigua nelle posizioni apicali.
Due sono i motivi per riparlarne: il primo è stimolato da una nostra nuova attività, il secondo da una preoccupazione.
Cominciamo dai nostri progetti: FORUM PA e futuro@lfemminile (l’iniziativa di innovazione e tecnologia per le pari opportunità capitanata da Microsoft con il sostegno di Acer, Accenture e INAIL) rilanciano il tema e ripartono con una nuova stagione di attività dell’ “Osservatorio Donne nella PA” e con una nuova e importante presenza su Internet che, configurandosi come un canale specializzato di www.forumpa.it, dall’autunno diverrà il punto di riferimento per il lavoro pubblico dal punto di vista delle lavoratrici.

Sarà il luogo di ritrovo non tanto (o almeno non solo) per le lamentazioni sulle effettive e continue discriminazioni, ma soprattutto per immaginare strategie di riscatto che partano dal bagaglio enorme di competenze, di attitudini e di professionalità (anche tecnologiche) che le donne apportano quotidianamente alla PA.
Nel rilanciare un tema del genere mi sono chiesto se ce ne fosse ancora bisogno, ho immaginato centinaia di sopracciglia alzate in senso di superiorità e un incessante mormorio “… ancora a parlare della discriminazione delle donne…. ma è roba vecchia!”. Poi ho riguardato i dati, ho esaminato nuovamente le statistiche che facemmo un paio d’anni fa, le ho confrontate con l’attuale composizione del parlamento (che nel frattempo è cambiato, ma non in meglio, almeno da questo punto di vista), delle posizioni apicali nella PA centrale, nella Magistratura, nella PA locale, nell’Università, nelle Camere di commercio ecc. e ne ho dedotto che chi dice che il problema è vecchio e superato o è in mala fede o è ignorante (o tutte e due le cose … perché spesso vanno accoppiate!).


Quel che è vecchio non è il problema, attuale come non mai, ma casomai la strategia per porvi rimedio: centinaia di organismi pubblici di pari opportunità di dubbia efficacia, di scarsissimo potere, di composizione spesso raccogliticcia servono più a mettersi l’anima in pace, tra laboriose quanto inutili stesure di codici etici e corsi antimobbing, che a operare veramente per rovesciare la situazione. Scarsissimi sono gli studi, deboli le proposte, quasi inesistenti le pressioni perché ad esempio il telelavoro diventi una realtà al di là delle dichiarazioni di principio e si cominci così a disaccoppiare il giudizio sulle performances dalle ore di effettiva permanenza alla scrivania. Accoppiamento fortemente maschile questo (tanto la cena la prepara qualchedun’altro e le mutande tornano misteriosamente pulite nei cassetti!) che favorisce, sia nel pubblico che nel privato, la presenza piuttosto che il risultato.

Qui nasce la seconda ragione che mi ha spinto a dedicare l’ultimo editoriale prima delle ferie a questo tema. L’incessante e continuo martellamento mediatico riguardo ai “fannulloni nella PA” mi fa temere che la giusta indignazione verso i “furbetti” dei certificati per “stress” possa invece trasformarsi nell’esaltazione della presenza per la presenza, dei tornelli, dell’orario, della disponibilità per il capo (quasi sempre uomo) e quindi possa essere fortemente penalizzante per la componente femminile che aggiunge, sempre o quasi, al lavoro anche il “prendersi cura” familiare (figli, genitori anziani, ecc.) che per altro ha un inestimabile valore sociale. Tema delicato perché soggetto ovviamente a esagerazioni e a strumentalizzazioni interessate, ma facciamo attenzione: la nuova organizzazione del lavoro nelle grandi aziende che, come fa la PA, trattano idee ed informazioni, non può essere “fordista”, non può essere rigida, non può infatti che basarsi sulla autonomia e sulla responsabilità in primis del dirigente (che deve pagare di persona se non raggiunge i risultati) e via via di tutta la struttura. E in tema di responsabilità, di autonomia e di capacità di lavoro creativo e multitasking credo che abbiamo solo da imparare dalle nostre colleghe donne!

Se avete voglia e energia in questo scampolo di estate imminente, fatemi sapere, uomini e donne, che ne pensate.

Arrivederci a martedì 2 settembre, buona estate a tutti!

 

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