Orgoglio e pregiudizio, in tempo di crisi

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Orgoglio è parola grossa e un po’ desueta, applicata alla PA sembra, poi, quasi fuori contesto, figuriamoci in un momento, come quello in cui viviamo, che ci porta allarmi continui e incalzanti di una crisi esogena che meno capiamo, più temiamo.
Brunetta, con un intervento come sempre molto diretto, ha alzato la palla parlando di una certa vergogna dell’impiegato pubblico a confessare il proprio lavoro ai figli, contrapposto all’orgoglio sorridente di un mitico “tornitore della Ferrari”. La metafora era chiara e le polemiche, seppure attese, mi sono sembrate in vero un po’ sforzate. Chiarissimo infatti mi è parso nel suo discorso l’incitamento al necessario “scatto d’orgoglio” che recuperi per il pubblico impiego, in questi momenti bui, il ruolo di fattore critico per uscire dalla crisi. Ma c’è un ma….

14 Gennaio 2009

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Carlo Mochi Sismondi

Articolo FPA

Orgoglio è parola grossa e un po’ desueta, applicata alla PA sembra, poi, quasi fuori contesto, figuriamoci in un momento, come quello in cui viviamo, che ci porta allarmi continui e incalzanti di una crisi esogena che meno capiamo, più temiamo.
Brunetta, con un intervento come sempre molto diretto, ha alzato la palla parlando di una certa vergogna dell’impiegato pubblico a confessare il proprio lavoro ai figli, contrapposto all’orgoglio sorridente di un mitico “tornitore della Ferrari”. La metafora era chiara e le polemiche, seppure attese, mi sono sembrate in vero un po’ sforzate. Chiarissimo infatti mi è parso nel suo discorso l’incitamento al necessario “scatto d’orgoglio” che recuperi per il pubblico impiego, in questi momenti bui, il ruolo di fattore critico per uscire dalla crisi. Ma c’è un ma….

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Manca al ragionamento del Ministro un pezzo importante che la seconda parola, “pregiudizio”, del titolo di questo editoriale ci suggerisce: non siamo in un contesto neutrale e l’opinione pubblica, tartassata da annunci di fannulloni ovunque, non è certo obiettiva di fronte ad un pubblico impiego spesso giudicato sommariamente e comunque visto con diffidenza.

Proprio in questo contesto di crisi planetaria (ed è la terza parola del titolo) è quanto mai necessario sottolineare con forza il ruolo essenziale che la pubblica amministrazione è chiamata a svolgere. Un libro prezioso mi aiuta in questo sforzo, è scritto da Jacques Attali ed è per ora uscito solo in francese (“La crise, et après?” ed, Fayard), ma di prossima pubblicazione in italiano presso le edizioni Fazi. 

Il ragionamento di Attali è semplice, ne cito testualmente un pezzo particolarmente esplicativo che arriva quasi alla conclusione di questo breve e prezioso volumetto:

“la gravità delle minacce che pesano sull’economia mondiale e l’analisi teorica che abbiamo svolto richiedono di realizzare un programma coerente in tutti i paesi in cui la deriva del mercato ha provocato devastazioni. Questo programma può essere definito da una sola ambizione: riequilibrare il potere dei mercati con quello della democrazia. E, in prima istanza, riequilibrare il potere dei mercati finanziari con  il potere dello stato di diritto.

[…]

Certuni denunceranno allora i pericoli inerenti ad una maggiore burocrazia. Hanno torto: tutte le organizzazioni umane hanno bisogno in qualche modo di una burocrazia, siano esse banche, imprese o amministrazioni pubbliche. La questione è di sapere al servizio di chi questa burocrazia agisce e se essa è sufficientemente capace e controllata per svolgere la sua funzione nel modo più efficace”.

Ecco questo è il punto: agire tutti per avere una pubblica amministrazione non solo efficiente, ma efficace e al servizio dei cittadini che la pagano e che ne costituiscono i clienti.

Una PA che sia un baluardo di legalità e una garanzia per tutti, soprattutto per i più deboli e non per i più furbi, una PA che sia in grado di far rispettare regole e diritti con intelligenza e con strumenti moderni ed efficaci.

In questo senso la PA potrà aiutarci ad uscire dalla crisi e ad uscirne migliorati; in questo senso lavorare nella PA può e deve tornare ad essere un orgoglio da raccontare con un sorriso ai propri figli.

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