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Come si tornerà al lavoro dopo l’emergenza? “Non demonizziamo l’ufficio”

Come si tornerà al lavoro dopo l’emergenza? “Non demonizziamo l’ufficio”
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Queste le parole di Michele Camisasca, Direttore generale dell’Istat, che, intervistato da Gianni Dominici, racconta come vede il rientro in ufficio e fornisce qualche numero sull’indagine interna all’Istituto di Statistica

16 Giugno 2020

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Redazione FPA

Negli ultimi mesi, lo Smart Working è entrato prepotentemente nelle nostre vite. Sebbene si tratti più di telelavoro che di lavoro agile (qui un articolo che spiega il perché) questo metodo di lavoro è stato praticamente imposto durante il lockdown. Cosa succederà, però, nei prossimi mesi, quando si tornerà piano piano a tornare negli uffici?

Come si tornerà al lavoro dopo l’emergenza? “Non demonizziamo l’ufficio”

La domanda non è così banale: i numeri dicono che la maggior parte dei lavoratori vorrebbe continuare con lo Smart Working dopo l’emergenza causata dal Coronavirus, ma come faranno aziende e PA a modernizzare apparati e organizzazioni per permettere questo cambiamento?

Una tematica scottante, che sarà al centro dei ragionamenti di FORUM PA 2020, che si terrà dal 6 all’11 luglio in digitale. Nel percorso di avvicinamento alla manifestazione di quest’anno, Michele Camisasca, Direttore generale dell’Istat, intervistato da Gianni Dominici, ci racconta l’esperienza di Istat durante l’emergenza.

L’intervista

“Io credo che questa esperienza ci abbia indicato che noi dobbiamo entrare in una posizione culturale diversa quando parliamo di luogo di lavoro” esordisce Camisasca, “Noi abbiamo notato che i primi giorni si viveva anche il tema della connessione: c’era una certa ansia di connessione. I nostri dati ci dicono che nel mese di marzo, il sabato e la domenica continuavano i meeting effettuati via web, e questo è un fenomeno che si è interrotto ad aprile”.

Istat ha anche avviato un’indagine interna durante il lockdown per verificare l’andamento di questa nuova forma di lavoro; i risultati sono stati interessanti: “Abbiamo saputo che l’88% dei nostri colleghi si è connesso con rete Wifi, il 12% con una rete cellulare” spiega Camisasca, “Il 63% dei nostri colleghi ha utilizzato un pc di sua proprietà; inoltre, almeno il 43% dei rispondenti ha avuto almeno una difficoltà di connessione o accesso al collegamento”.

Ci sono, dunque, ancora molti problemi da risolvere per mandare avanti lo Smart Working; primo tra tutti, il digital divide, che non permette a tutti i lavoratori di poter lavorare al meglio da casa.

Negli ultimi tempi, i lavoratori stano tornando in ufficio, ma cosa accadrà in futuro? Non possiamo dirlo con certezza, ma evidentemente, secondo Camisasca, non dovremo dimenticare l’aspetto delle interazioni sociali tra i lavoratori: “Non dobbiamo demonizzare l’ufficio fisico” conclude Camisasca, “perché ci sono delle relazioni che oggettivamente possono essere funzionali al lavoro. Non dobbiamo immaginare che non avremo più uffici fisici”.

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