Il mobile working è possibile, con la giusta dotazione tecnologica

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Il passaggio al lavoro mobile implica un cambio di paradigma, che include processi, modalità e naturalmente strumenti, che devono essere adeguati alle esigenze di tutte le tipologie di lavoratori. Operando una macro-distinzione tra due gruppi principali, gli information mobile worker e i frontline mobile worker, è possibile identificare per ognuno le tecnologie più adatte, senza trascurare l’elemento fondamentale della sicurezza

19 Luglio 2022

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Redazione FPA

Photo by Milad Fakurian on Unsplash - https://unsplash.com/photos/wNsHBf_bTBo

L’emergenza sanitaria ha costretto tutti ad uno smart working forzato, spesso senza la dotazione tecnologica necessaria, ma è stato l’avvio di un cambiamento epocale per molte organizzazioni pubbliche. Oggi, che lo si chiami Smart Working o Lavoro Agile, che si adotti una formula di Hybrid work o si chieda ai dipendenti di rimanere connessi da remoto solo in occasione di trasferte professionali, il lavoro appare definitivamente sganciato dagli spazi fisici, pertanto richiede una dotazione tecnologica specifica, progettata nativamente per questo utilizzo. Le ragioni sono molteplici: prima fra tutte l’esigenza di garantire la sicurezza informatica di tutti gli endpoint, per non prestare il fianco ai criminali informatici come è purtroppo accaduto in alcuni casi, e per la necessaria compliance alle normative sulla protezione dei dati.

Come organizzarsi per il mobile working

Il passaggio al lavoro mobile implica un cambio di paradigma che include processi, modalità e naturalmente strumenti, che devono essere adeguati alle diverse esigenze di tutte le tipologie di lavoratori. Operando una macro-distinzione tra due gruppi principali, gli information mobile worker e i frontline mobile worker, come vedremo, è possibile identificare per ognuno le tecnologie più adatte, senza trascurare l’elemento fondamentale della sicurezza. Lo spostamento verso soluzioni mobile e cloud non può prescindere dalla messa in sicurezza dei terminali e di tutti gli endpoint da cui transitano i dati aziendali. Le tecniche di attacco sono sempre più sofisticate ed è fondamentale che i dispositivi guidino l’utente, ad esempio grazie all’uso dei dati biometrici, verso comportamenti virtuosi che non permettano a disattenzioni o password deboli di compromettere l’integrità dei dati aziendali.

Occorrono strumenti aziendali potenti, sicuri e flessibili. La strumentazione necessaria deve soddisfare diversi requisiti, tra i quali la robustezza, la facile usabilità delle interfacce e l’utilizzo di un unico device per qualsiasi processo.

Strumenti e tecnologie per il lavoro mobile

Per supportare al meglio le amministrazioni pubbliche nel difficile percorso di scelta delle soluzioni adeguate al futuro del lavoro, Samsung Italia ha curato un seminario nell’ambito di FORUM PA 2022, proprio per fornire a tutte le amministrazioni una guida alla scelta della dotazione tecnologica più adatta e sicura. Sono intervenuti Antonio Bosio, Head of B2B Business Development e Antimo Lucignano, Head of IM Enterprise e Public Sector Sales di Samsung Italia.

Cosa implica il Mobile working da un punto di vista tecnologico?

Partiamo dagli indispensabili. Secondo l’ Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, sono quattro le tecnologie che abilitano lo smart working:

  1. Social collaboration: piattaforme e servizi che permettono agli utenti di comunicare e relazionarsi tramite mobile device e mobile app.
  2. Workspace Technology: tecnologie e servizi per la creazione di ecosistemi digitali, spazi virtuali protetti in cui scambiarsi e aggiornare documenti e file in piena sicurezza.
  3. Security: tecnologie realizzate per garantire la sicurezza dei dati, anche da remoto.
  4. Mobility: piattaforme, device e applicazioni che supportano il lavoro in mobilità.

Il concetto di Mobile working, dunque, parte da questi presupposti tecnologici e si sostanzia con soluzioni specifiche che rispondono fondamentalmente alle esigenze di due tipologie di dipendenti: gli information mobile worker e i frontline mobile worker (lavoratori di utility, forze dell’ordine, sanitarie, ecc, che operano sul campo).

La suddivisione funzionale della forza lavoro immaginata da Samsung ha dato vita a due linee di prodotti (composte da notebook, smartphone e tablet) che consentono l’agilità peculiare a ciascuno dei due tipi di utilizzatori.

Si tratta di dispositivi enterprise edition, con funzionalità industriali, ma interfacce consumer; sono multifunzione, leggeri, estremamente resistenti (rugged), che consentono usi mai pensati prima, come la riformattazione dell’interfaccia dello smartphone per visualizzarne i contenuti su un monitor (ciò consente di utilizzare lo smartphone esattamente come un computer e avere dunque un unico device) o il controllo di un touchscreen con i guanti da lavoro. Questi non sono che un paio di esempi, ma le caratteristiche innovative delle soluzioni sono ben più numerose (per i dettagli guarda il video). Questi dispositivi sono già disponibili sulla piattaforma Consip.

Attenzione massima alla cybersecurity

Nonostante sin dall’inizio della pandemia si sia usata la locuzione “Smart working”, a posteriori l’esperienza forzata di lavoro da remoto degli italiani non può essere definita “smart”. Molte organizzazioni hanno organizzato e gestito il lavoro da casa, senza alcuna consapevolezza dei rischi e non hanno compreso subito la grande opportunità di cambiamento che rappresentava. Le amministrazioni pubbliche e le aziende che avevano avviato progetti o sperimentazioni di lavoro agile in virtù della Legge 22 maggio 2017, n. 81 , invece, erano già dotate di alcuni strumenti adeguati (anche se spesso in numero insufficiente) e di strategie di protezione dei dati: in questi casi l’organizzazione della continuità produttiva in emergenza è risultata più semplice, ma soprattutto, si sono verificati meno incidenti in itinere.

Oggi, però, occorre un ulteriore cambio di passo nella gestione della sicurezza. Lo spostamento verso soluzioni mobile e cloud apre nuovi fronti di battaglia con il cyber crime, pertanto tutti gli endpoint devono essere adeguatamente protetti. Per la precisione deve essere perfettamente sicuro l’intero perimetro cibernetico aziendale.

“È importante che anche gli smartphone siano sicuri e capaci di proteggere l’intera infrastruttura – spiega Antonio Bosio, Head of B2B Business Development di Samsung Italia -. Uno dei modi possibili è quello di utilizzare la biometria. Un secondo è di assicurare la sicurezza con le security patch”.

In Samsung si è deciso di fornire le patch di sicurezza per 5 anni dal lancio e arrivare a 6-7 anni nel caso dei progetti specifici. Inoltre, i dispositivi enterprise sono dotati gratuitamente (per un anno) della piattaforma Knox, strumento con funzioni di sicurezza hardware e software multilivello sempre attive.

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