Interconnesso, integrato, ibrido: ecco come sarà il futuro del lavoro

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Nelle organizzazioni che hanno digitalizzato i processi in una logica end-to-end le persone non devono più scegliere fra lavoro remoto o rientro in ufficio, grazie a un workflow digitale che le supporta in qualunque luogo si trovino. Questo è il momento per investire attivamente affinché si realizzi un’integrazione digitale efficace, a partire da un change management correttamente impostato e basato sul fattore umano, capace di rendere più facile la vita delle persone

29 Aprile 2021

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Redazione FPA

Photo by Austin Distel on Unsplash - https://unsplash.com/photos/TluMvvrZ57g

Dopo aver utilizzato tutti gli strumenti digitali a disposizione per garantire la continuità del business e delle attività, grazie al lavoro a distanza e, successivamente, il ritorno sicuro per una parte delle persone sul luogo di lavoro, ora è il momento, per le organizzazioni, di pensare al lavoro nella nuova normalità. Si tratta di una normalità destinata a trasformarsi ancora, visto che l’emergenza COVID19 non è stata la prima né sarà l’ultima che le organizzazioni pubbliche e private dovranno affrontare, anche se si spera in situazioni non così drammatiche. Come immaginiamo, quindi, il futuro del lavoro?

Il lavoro è già cambiato, grazie alla digitalizzazione accelerata

La nuova prospettiva deve partire da quanto è accaduto nello scorso anno: in pochi mesi abbiamo visto un’accelerazione senza precedenti della digitalizzazione di imprese e PA. Antiche resistenze sono state superate a tutti i livelli delle organizzazioni, con grande disponibilità del top management a supportare il processo di trasformazione digitale, considerato questione di sopravvivenza.

Nel giro di poche settimane il lavoro da remoto, che prima della pandemia riguardava una ridotta minoranza, ha investito mediamente almeno il 50% del lavoratori e ha posto all’IT aziendale la necessità di fornire in tempi ridotti gli strumenti informatici necessari per garantire la continuità dell’attività.

Alcune organizzazioni sono riuscite, sulla spinta dell’emergenza, a sviluppare in pochi giorni applicazioni per poter gestire alcuni processi di back-end come la firma, poter dematerializzare, a mettere in piedi processi totalmente digitali per il ritorno sul posto di lavoro, dando la possibilità di rientrare in maniera cadenzata, con calendari precisi, con un ottimo controllo, mettendo al primo posto la salute del dipendente.

La ricaduta sul lavoro è stata straordinaria, come indica, ad esempio, una ricerca ServiceNow/Wakefield Research: il 92% degli executive intervistati dichiara che la pandemia ha cambiato modo di lavorare dell’azienda, l’87% dei dipendenti ha colto un miglioramento, in termini di risparmio di tempo, un miglior equilibrio vita-lavoro, una maggiore flessibilità e un uso migliore della tecnologia.

Guardare al futuro del lavoro, evitando di ripetere gli errori del passato

Tuttavia gran parte delle soluzioni adottate sono emergenziali e resta ancora molto da fare. La maggior parte dei processi di business è ancora off-line, sono presenti molti task manuali, compresi processi semplici come l’approvazione delle ferie, alcuni processi sono semiautomatizzati, anche grazie all’AI, ma solo in alcuni passi.

Nel guardare al futuro del lavoro e nell’intraprendere il percorso verso una trasformazione che porti alla nuova normalità, non si possono ignorare le criticità del passato. Secondo un’analisi IDC (An IDC Perspective: Driving the Right Conversation with the COin 2021 and Beyond, 2020) emerge che, dei 3mila miliardi di dollari investiti negli ultimi 3 anni in progetti di digital transformation, poco più di un quarto ha prodotto il risultato atteso in termini di stimolo alla crescita, incremento di produttività, aumento di agilità dell’organizzazione…

Molte aspettative sono state disattese probabilmente per la scelta di troppe soluzioni non automaticamente unificabili dal cloud, per investimenti su troppi silos diversi e non comunicanti, senza prevedere l’indispensabile connettività fra dati, dipendenti, fornitori, clienti, senza la capacità di realizzare un processo unico end-to-end che permettesse di capire facilmente le possibili aree di miglioramento.

C’è però anche chi ha fatto meglio; sono i digital transformation leader, coloro che, secondo un’analisi ServiceNow, hanno avuto una visione più avanzata e hanno investito sul processo nel suo insieme. Queste organizzazioni, non solo hanno resistito meglio alla tempesta COVID19 ma hanno prosperato, ottenendo sia una riduzione di costi, sia un miglioramento del margine operativo, rispetto ai loro pari dello stesso settore, anche nelle industry che più hanno subito l’impatto della pandemia.

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È questo il momento per sfruttare la consapevolezza che la trasformazione digitale si può fare, superando le soluzioni di emergenza e i limiti ancora diffusi che hanno rappresentato ostacoli anche nel periodo più rigido del lock-down. Affinché ciò avvenga, il primo punto è connettere l’azienda, pur senza trascurare gli investimenti fatti negli anni su sistemi gestionali, di Crm, di accounting che devono rimanere come parte del backbone, ma connessi, e far riferimento a un unico modello dati, un unico processo, un’unica esperienza utente, dove l’interfaccia per il dipendente deve essere unica e autoesplicativa.

In passato i progetti di integrazione non sono stati affrontati per mancanza di tecnologie che consentissero di farlo in pochi mesi. Oggi le soluzioni ci sono e l’integrazione dei sistemi è la premessa sia per una visione completa del processo, sia per inserire un’automazione basata sull’AI, che potrebbe eliminare i compiti ripetitivi e alienanti lasciando alla persona quelle attività che aggiungono valore e che la macchina non è in grado di svolgere. L’obiettivo è mettere i dipendenti nelle condizioni di poter sviluppare da soli le proprie applicazioni.

Il futuro del lavoro è “ibrido”

Emerge con sempre maggiore chiarezza che le organizzazioni che hanno digitalizzato i processi in una logica end-to-end, non solo sono più produttive e hanno maggior successo, ma sono le migliori in cui lavorare.

Qui le persone non devono più scegliere fra lavoro remoto o rientro, ma posso abbracciare un nuovo modo di lavorare, grazie a un workflow digitale che le supporta ovunque operino: da casa, nella sede fisica, in qualunque altro luogo si trovino.

Questo è il momento per investire attivamente affinché si realizzi un’integrazione digitale efficace, a partire da un change management correttamente impostato e basato sul fattore umano, capace di rendere più facile la vita delle persone.

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