EDITORIALE

Il gesto e la parola

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FPA diventa sempre più un attore di cambiamento, affiancando le amministrazioni nel fare innovazione. Perché è sempre più importante coniugare la necessaria visione con la concretezza del fare. Di questo accompagnamento attivo al cambiamento fa parte l’incontro di Venezia, il 3 e 4 maggio, quando oltre sessanta direttori generali di aziende sanitarie ed ospedaliere si incontreranno per costruire insieme proposte concrete e progetti comuni

12 Aprile 2018

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Carlo Mochi Sismondi

In un bel libro di qualche anno fa, “Il gesto e la parola”, l’antropologo Leroi-Gourham chiariva come l’ominazione nasce proprio dalla capacità di coniugare gesto e parola e costruire così, in questa sintesi, la possibilità del pensiero. La dialettica tra il “dire” e il “fare” o, come direbbe Platone nella “Repubblica”, tra logos e ergon, crea la possibilità stessa dell’azione “politica” in senso nobile, ossia della capacità di agire insieme migliorando il mondo.

Per molto tempo noi di FPA abbiamo coltivato la parola e il pensiero, nostro e di altri innovatori, ci siamo confrontati sulle visioni, abbiamo divulgato punti di vista innovativi, abbiamo introdotto in Italia temi e proposte nuove. Credo che abbiamo fatto un buon lavoro e ne sono orgoglioso. Ma i tempi sono maturi per dire che non ci basta più. È ora di affiancare il logos entrando nell’ergon, nel fare. Così, grazie anche alla appartenenza ad un gruppo che ci dà forza e competenze come Digital360, ci proponiamo come attori in un’azione di accompagnamento attivo al cambiamento.

Ci vogliamo così porre accanto alle amministrazioni, e alle aziende che per esse operano, per costruire assieme con loro e con il loro management l’empowerment delle organizzazioni, l’engagement di chi ci lavora, la capacità di visione, ma anche la concreta possibilità di agire, giorno dopo giorno, perché questo cambiamento porti risultati concreti e crei così “valore pubblico”.

Uno dei primi esempi di questo impegno, che contiamo sia fecondo, sarà la “due giorni” che stiamo mettendo in piedi per il 3 e 4 maggio a Venezia con i vertici della sanità italiana.
Quando i direttori generali e i dirigenti apicali di oltre sessanta aziende sanitarie ed ospedaliere, che impiegano più di centomila persone e fatturano decine di miliardi di euro, si riuniscono, come succederà nella Scuola Grande di San Marco, così bella da commuovere, non è certo solo per chiacchierare. Saranno due giorni sì di logos, ma propedeutico al fare, perché operare il cambiamento nel sistema sanitario vuol dire operare per la sua sostenibilità che, ad oggi, è tutt’altro che garantita.

FPA quindi sarà in questo caso sia contenitore sia contenuto, sia luogo d’incontro, sia protagonista dell’azione. Lo faremo proponendo momenti di confronto e di narrazione, ma anche offrendo percorsi, strumenti e sostegno alla trasformazione in senso moderno delle aziende, che sono il vero cuore della Sanità, ma che devono ritrovare smalto, autonomia e managerialità.

L’accorpamento delle aziende, a volte così spinto da creare dei veri “mostri organizzativi”; la dialettica con l’amministrazione regionale che spesso ha schiacciato l’autonomia dei manager in un’attenzione maniacale ai soli risultati economici; le novità apprezzabili, ma ancora acerbe e certamente migliorabili che ha apportato l’elenco nazionale degli “idonei”; le enormi opportunità della trasformazione digitale, che richiede però progettualità, approccio olistico, coerenza nell’azione e tenacia nello sforzo, sono tutti fenomeni che vanno affrontati con lo studio per formulare una visione chiara, ma anche rimboccandosi le maniche e cominciando a fare, perché il tempo non è infinito e la natura ha in orrore il vuoto. Se non si evolve verso il meglio non si sta fermi, ma si scivola necessariamente nel peggio.

Usciranno quindi da Venezia non solo idee (se potessi mangiare un’idea… diceva Gaber), ma anche guide operative, cassette degli attrezzi, accordi per fare assieme, progetti cantierabili. Questo è il nostro impegno.

Al nostro fare in sanità si affianca poi l’impegno concreto di FPA per sostenere le azioni d’innovazione in due realtà difficili, ma essenziali per il Paese, la Calabria e la Campania, dove stiamo strettamente collaborando con le Regioni per la costruzione e l’attuazione dell’Agenda Digitale. Poi c’è la nostra azione di accompagnamento all’innovazione nel Comune di Milano, nell’ASL dell’Alto Adige, in Insiel, nel Consorzio dei Comuni trentini, a Firenze, a Palermo dove stiamo conducendo con belle realtà locali una sperimentazione di partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica della città, nell’Unione delle Dolomiti Friulane e in tante altre amministrazioni piccole e grandi.

E di “fare” sono pieni i nostri Cantieri della PA digitale che, giunti al terzo anno, non saranno più solo il luogo del confronto tra i protagonisti della transizione al digitale, ma anche il luogo dell’azione comune per il cambiamento. Perché nessun cambiamento vero è possibile se non lavorando assieme.
Un grande impegno quindi e un obiettivo ambizioso, ma crediamo che alla confusione di questi giorni, per non rischiare la paralisi isterica, si possa rispondere solo con il lavoro concreto.

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