Bike sharing, l’alternativa sostenibile per muoversi in città

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udaberria

by Mikel Ortega

Sharing, ovvero condivisione. Una filosofia che nel campo della mobilità urbana si sta diffondendo anche in Italia, come alternativa all’utilizzo dell’auto di proprietà. E se il car sharing, la condivisione dell’automobile, porta già un notevole risparmio in termini di inquinamento, cosa c’è di più ecologico della bicicletta? Ecco quindi il bike sharing, utile e vantaggioso per brevi spostamenti in città, soprattutto se ben integrato nella rete del trasporto pubblico. 

1 Ottobre 2008

Articolo FPA
udaberria

by Mikel Ortega

Sharing, ovvero condivisione. Una filosofia che nel campo della mobilità urbana si sta diffondendo anche in Italia, come alternativa all’utilizzo dell’auto di proprietà. E se il car sharing, la condivisione dell’automobile, porta già un notevole risparmio in termini di inquinamento, cosa c’è di più ecologico della bicicletta? Ecco quindi il bike sharing, utile e vantaggioso per brevi spostamenti in città, soprattutto se ben integrato nella rete del trasporto pubblico. 

Il sistema si basa sul noleggio automatico di biciclette pubbliche grazie a una tessera elettronica o a una chiave codificata e non duplicabile. È così possibile prelevare in completa autonomia la bicicletta in qualunque cicloposteggio e riconsegnarla anche in un punto di raccolta diverso da quello di origine, scegliendo quello più vicino alla propria destinazione.

In Italia sono più di 90 i Comuni che attualmente offrono questo servizio, aderendo a diversi progetti: “c’entroinbici”, “bicincittà” e “bybikesharing”. Tra una città e l’altra ci sono alcune differenze nelle modalità di utilizzo del servizio e nei costi (comunque sempre contenuti), ma la filosofia è la stessa: favorire l’utilizzo della bicicletta, riducendo così traffico e inquinamento, soprattutto grazie all’integrazione con gli altri mezzi di trasporto pubblico. Per questo le postazioni di raccolta delle biciclette sono spesso in prossimità di stazioni ferroviarie, metropolitane o parcheggi di scambio. Alcuni siti web dedicati al bike sharing (ad esempio quello di Bicincittà) permettono anche di verificare on line la disponibilità delle biciclette nelle varie stazioni in tempo reale.

In realtà le prime esperienze di bike sharing in Italia sono cominciate ormai da qualche anno: a Ravenna, per esempio, il servizio era attivo già nel 2000. Oggi, tuttavia, il numero delle città che si stanno dotando delle rastrelliere per le bici condivise sembra in notevole espansione. Nuovi Comuni aderiscono e vengono avviati anche progetti inediti, come “biciincomune”, la prima iniziativa di mobilità sostenibile intercomunale, inaugurata il 20 settembre scorso, che vede coinvolti 6 Comuni piemontesi (Collegno, Grugliasco, Rivoli, Venaria Reale, Alpignano e Druento), attivata grazie del Coordinamento del Patto Territoriale Zona Ovest di Torino. Con un’unica tessera si può prelevare una bicicletta in un Comune e riconsegnarla in un altro.

E finalmente anche Roma, da pochi mesi, ha deciso di seguire le orme di altre grandi città europee, come Parigi la cui rete di bike sharing Vélib’, nata solo un anno fa (nel luglio 2007), copre ormai praticamente tutta la città, con una rastrelliera ogni trecento metri circa, per un numero di biciclette superiore a 20mila. Un’altra esperienza di grande successo, sempre in Francia, è quella di Lione, cominciata nel 2005, mentre spostandoci in Spagna vediamo che Barcellona è passata, da marzo 2007 (data d’inizio del servizio di bike sharing) a oggi, da 14 a 370 stazioni (per circa seimila biciclette).
Tornando a Roma, siamo ancora lontani da questi numeri, ma i dati relativi al primo mese di bike sharing (la sperimentazione è stata avviata il 13 giugno scorso con 19 stazioni nel centro storico della città, per un totale di 271 posti bici) sono comunque incoraggianti: oltre 1.200 iscritti, 3.500 chiamate al numero verde dedicato e 7.500 biciclette prelevate dalle rastrelliere. Nel 95% dei casi le bici sono state utilizzate per meno di 30 minuti (fascia in cui il servizio è gratuito): dato che dimostra l’utilità del bike sharing proprio per gli spostamenti sulle brevi e medie distanze urbane. Ma se Roma vuole estendere il servizio dovrà potenziare notevolmente il sistema di piste ciclabili, di circa il 55 per cento, come ha evidenziato l’assessore capitolino all’Ambiente, Fabio De Lillo, nel corso della conferenza stampa conclusiva della Settimana europea della mobilità sostenibile.

Promuovere la mobilità sostenibile comporta, quindi, uno sforzo economico, organizzativo e, perchè no, anche culturale. Ben venga, in questo senso, l’impegno del Club delle Città per il Bike Sharing (CCBS, iniziativa nata il 3 marzo 2008) cui aderiscono trenta Comuni italiani, che nel giugno scorso a Parigi, nell’ambito del “Transports Publics 2008, il Salone Europeo della Mobilità”, ha aderito alla “Carta delle Città per il Bike Sharing”. Alla firma della Carta hanno partecipato grandi città europee come Parigi, Lione, Barcellona, Tolosa e Siviglia. Le città aderenti si impegnano a sostenere lo sviluppo della mobilità ciclable attraverso la promozione del sistema di bike sharing in tutte le sue espressioni. Tra gli obiettivi individuati, la realizzazione di un sito web per permettere lo scambio delle esperienze e l’approfondimento delle varie problematiche.

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