Enea: un patto fra tecnologia e persona per far crescere la Smart City

Home Temi Verticali Energia e Ambiente Enea: un patto fra tecnologia e persona per far crescere la Smart City

Un’eccessiva risonanza mediatica ha fatto sì che molte città in questi ultimi anni, pur avendo in piedi solo qualche piccolo progetto smart, si siano definite smart cities. Ma non è certo la città a dover essere smart, né tanto meno la tecnologia. Mauro Annunziato (Enea), Coordinatore Smart City ed Ecoindustria, mette l’accento sulle persone e sull’importanza di coltivare nuovi comportamenti smart, naturalmente stimolati e abilitati dalla crescita di infrastrutture tecnologiche ad hoc. 

16 Ottobre 2014

M

Martina Cardellini

Un’eccessiva risonanza mediatica ha fatto sì che molte città in questi ultimi anni, pur avendo in piedi solo qualche piccolo progetto smart, si siano definite smart cities. Ma non è certo la città a dover essere smart, né tanto meno la tecnologia. Mauro Annunziato (Enea), Coordinatore Smart City ed Ecoindustria, mette l’accento sulle persone e sull’importanza di coltivare nuovi comportamenti smart, naturalmente stimolati e abilitati dalla crescita di infrastrutture tecnologiche ad hoc. 

Cosa è cambiato nel panorama italiano da quando si parla di Smart City?  

Innanzitutto posso dire che è cambiata la prospettiva. Io seguo le smart cities praticamente dall’inizio, da quando sono state fondate le prime reti europee, in particolare il Joint Programme Smart Cities. Bene, inizialmente la Smart City era una sorta di visione della città del futuro, mentre adesso è diventata una logica di ripianificazione e riprogettazione integrata della città. Mentre prima era qualcosa di lontano da venire, oggi suggerisce un metodo di progettazione integrata per cui si immagina che possa dare risultati a due, quattro, sei anni. Si è passati quindi dalla visione di città nel futuro a una roadmap.

Complessivamente c’è stata una presa di coscienza politica: molte città hanno già disegnato un loro programma, istituendo dei link di coordinamento tra i vari assessorati. È una metodologia di fatto che ormai molte città hanno acquisito, spesso creando anche un delegato alla Smart City.

Dal punto di vista dei progetti posso dire che c’è stata una eccessiva risonanza mediatica legata al concetto Smart City. Molte città si sono autonominate smart semplicemente per aver realizzato piccoli progetti.

Quindi ad oggi sono stati avviati tanti piccoli progetti dimostrativi che nel giro di tre anni si conluderanno, e purtroppo soltanto pochissimi riusciranno a sopravvivere nella replicazione. Il processo è stato più rapido al Sud, anche grazie a Profumo. Purtroppo il bando Nord non è stato ancora assegnato e i finanziamenti sono stati tagliati addirittura del 50%.

Di cosa si sta occupando attualmente ENEA e quali sono i territori sui quali sta maggiormente lavorando?

Sono circa una decina i progetti Enea che prevedono una sperimentazione dimostrativa urbana, progetti che si sono conclusi e che sono ancora in corso di sviluppo. Il primo progetto fatto è stato a L’Aquila, una città che aveva evidenti necessità e voleva scommettere su una rinascita. Un’altra applicazione, uno dei progetti più importanti in Italia, è Res Novae, che si sta sviluppando sul territorio di Bari e Cosenza. Anche al Nord ci sono altre città che si stanno muovendo molto bene. Brescia per un esempio, per la quale stiamo progettando un intervento che interesserà un intero quartiere da riqualificare in chiave smart: creeremo uno smart district

Cosa significa, dal suo punto di vista, rendere smart una città?

Certamente quello che fa l’Enea, non da sola ma insieme a una serie di partner industriali e partner di ricerca, è sviluppare delle tecnologie e delle infrastrutture che servano ad abilitare dei comportamenti smart. Ad essere smart non è la città e non sono le tecnologie ma i comportamenti delle persone, che però per diventare tali devono poggiare su adeguate tecnologie. Parlo di tecnologie abilitanti.

Per far crescere una smart city bisogna lavorare in due direzioni: una è quella prettamente tecnologica, l’altra riguarda il lavoro sulle persone. Bisogna far crescere le persone e investire sul cosiddetto capitale sociale in modo che la persona acquisisca la capacità per poter utilizzare le infrastrutture e comportarsi di conseguenza. Probabilmente anche il concetto di comfort è sempre personale. Se io negozio con te il modo di soddisfare la tua esigenza lo faccio in modo tale che tu sia contento e che io risparmi energia. Una sorta di patto che c’è tra tecnologia e persona: noi parliamo di Human Oriented Technology e scommettiamo moltissimo sul tema delle smart communities. Quindi non solo smart cities, ma anche e soprattutto comunità intelligenti. 

Mauro Annunziato parteciperà a #SCE2014 durante la mattinata del 24 ottobre. Il convegno, Riuso ed efficienza energetica per una rigenerazione urbana sostenibile, che porterà all’attenzione del pubblico diverse esperienze interessanti, di respiro internazionale, avrà tra gli ospiti Morten Kabell, Assessore della città di Copenhagen.  

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!