“Energia in rete” per Comuni smart: quando ambiente e risparmio vanno a braccetto

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È da una piccola isola, anzi da “un’isola nell’isola” che parte una grande sfida, quella di diventare entro il 2014 il primo comune italiano a zero emissioni di CO2. Il luogo della sperimentazione è, infatti, Carloforte, comune di 6.400 abitanti e unico centro abitato dell’isola di San Pietro, situata nell’arcipelago del Sulcis a sud ovest della Sardegna. “Energia in rete” è, invece, il nome dell’innovativa tecnologia per il controllo e il risparmio energetico su cui si basa il progetto. Ideata e realizzata dai ricercatori del CIRPS (Centro interuniversitario di ricerca per lo sviluppo sostenibile dell’Università La Sapienza di Roma), in particolare dall’unità di ricerca AEREL – Applicazioni Energetiche Rinnovabili per gli Enti Locali, la tecnologia è stata presentata il 7 ottobre scorso nell’ambito del Carloforte Green Workshop. Daniele Pulcini, docente di Sistemi Energetici al CIRPS e responsabile di AEREL, ci spiega di cosa si tratta.

2 Novembre 2011

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Michela Stentella

Articolo FPA

È da una piccola isola, anzi da “un’isola nell’isola” che parte una grande sfida, quella di diventare entro il 2014 il primo comune italiano a zero emissioni di CO2. Il luogo della sperimentazione è, infatti, Carloforte, comune di 6.400 abitanti e unico centro abitato dell’isola di San Pietro, situata nell’arcipelago del Sulcis a sud ovest della Sardegna. “Energia in rete” è, invece, il nome dell’innovativa tecnologia per il controllo e il risparmio energetico su cui si basa il progetto. Ideata e realizzata dai ricercatori del CIRPS (Centro interuniversitario di ricerca per lo sviluppo sostenibile dell’Università La Sapienza di Roma), in particolare dall’unità di ricerca AEREL – Applicazioni Energetiche Rinnovabili per gli Enti Locali, la tecnologia è stata presentata il 7 ottobre scorso nell’ambito del Carloforte Green Workshop.

In pratica, il Comune di Carloforte, già da tempo impegnato a diventare un’amministrazione green, ha adottato un piano energetico che può contare su un finanziamento di 5 milioni di euro in virtù di un protocollo d’intesa siglato con il ministero dell’Ambiente. In questo piano si mescolano interventi di tipo più “tradizionale” (azioni per la mobilità sostenibile, come l’adozione di veicoli elettrici per il trasporto pubblico e la messa a disposizione di biciclette elettriche per i cittadini; l’installazione di tetti fotovoltaici e solari termici nelle scuole medie e materne; interventi sul ciclo dei rifiuti; o ancora, il ripristino delle fontanelle pubbliche per la produzione di acqua potabile di alta qualità, che consentiranno di ridurre il consumo di bottiglie) e strumenti del tutto nuovi. La punta di diamante, in questo senso, è proprio “Energia in rete”, la tecnologia messa a punto dai ricercatori di AEREL.

Daniele Pulcini, docente di Sistemi Energetici al CIRPS e responsabile di AEREL, ci spiega di cosa si tratta, a cominciare dalle novità che questa iniziativa introduce: “Il CIRPS e in modo particolare la mia unità di ricerca, in Sardegna hanno già gestito il piano energetico della provincia di Nuoro e altri 12 piani energetici di altrettanti Comuni. Ma il piano energetico di Carloforte si differenzia rispetto agli altri per l’uso intensivo e pervasivo delle tecnologie dell’Ict. Abbiamo progettato un sistema che, integrandosi con l’infrastruttura esistente, quindi con gli impianti di illuminazione pubblica sia all’esterno che all’interno degli edifici, con gli impianti di produzione energetica che sono stati realizzati sull’isola con il finanziamento del Ministero dell’Ambiente, ma anche con le imprese private del territorio, sia in grado di armonizzare i consumi in funzione di quella che è la produzione energetica”. Insomma, l’obiettivo è “bilanciare” consumi e produzione, ovvero domanda ed offerta di energia per portare a zero il costo energetico e l’inquinamento ambientale.

“Il cuore del progetto tecnologico definito ‘Energia in rete’ – prosegue Pulcini – è un algoritmo, un software assolutamente unico che, collegato a degli apparati elettronici inseriti all’interno dei punti energivori, è in grado di monitorare i consumi, elaborare dati e prendere decisioni più intelligenti di quelle che prendiamo abitualmente noi esseri umani. Il che significa, ad esempio, creare una programmazione di accensione e spegnimento degli apparati che consumano energia (luci, elettrodomestici, condizionatori, e così via) non più influenzata dalle scelte e dalle disattenzioni umane, ma basata esclusivamente sulla copertura del bisogno. Questo sistema, inoltre, è in grado di controllare sia ciò che viene consumato sia ciò che viene prodotto a livello locale dal punto di vista energetico e, quindi, riesce a creare un equilibrio tra questi due aspetti.”

“Il consumo inutile di energia – spiega Pulcini – è purtroppo un classico nella pubblica amministrazione italiana, dove le luci sono sempre tutte accese anche in pieno giorno o gli impianti di condizionamento vengono lasciati impropriamente accesi all’interno di stanze vuote. Attraverso una dotazione di ‘intelligenza artificiale’, questi apparati potranno essere spenti in modo automatico quando non servono. Questa cosa può sembrare molto banale, perché potrebbe realizzarsi anche con dei sensori locali piuttosto semplici. Tuttavia per poter raggiungere in modo pervasivo un’intera comunità e, quindi, produrre degli effetti sensibili è necessario che questi apparati elettronici di controllo siano ampiamente diffusi. La differenza, in questo senso, la fanno il costo e la facilità di realizzazione e di installazione”.

E sono proprio queste le caratteristiche che fanno di “Energia in rete” un sistema facilmente replicabile anche in altre amministrazioni, come ci racconta Pulcini: “Noi abbiamo creato un’infrastruttura che si può allestire in poco tempo, economica, eppure in grado di fare tutto ciò che dovrebbe fare una rete intelligente di gestione dell’energia. Questo sistema permetterà di ottenere performance energetiche elevatissime, con una riduzione enorme dei costi ambientali perché ci sarà una riduzione non solo della CO2, ma di tutti gli inquinanti che provengono dalle fonti non rinnovabili utilizzate per produrre energia. E, non ultimo, si parla di risparmi economici per l’amministrazione che vanno dal 50 al 90 per cento. La tecnologia è riusabile, a basso costo e diventerà probabilmente una delle chiavi del risparmio energetico e dell’efficientamento per i comuni italiani nei prossimi 10 anni”.

Un’iniziativa di questo tipo porta quindi diversi vantaggi: migliore qualità della vita, risparmio energetico ed economico, ma anche opportunità per le imprese del territorio.

“L’impegno di spesa che un Comune deve sostenere per una buona programmazione energetica è veramente molto limitato – sottolinea Pulcini – si va dai mille euro per il piccolo comune, fino ai 15mila massimo per un grande comune delle dimensioni di Viterbo piuttosto che Roma, quindi è facilmente accessibile per qualunque amministrazione locale senza che questo comporti degli aggravi di costo alle strutture pubbliche”. “Inoltre – conclude Pulcini – anche il mercato ha un interesse a che questi processi avvengano e si moltiplichino perché un’amministrazione impreparata in materia di energia non è pronta ad affrontare un rapporto con il privato in termini di efficientamento e risparmio energetico. Introducendo questo tema all’interno delle amministrazioni creiamo due livelli di valore aggiunto: il primo per l’amministrazione medesima, il secondo per il mercato delle imprese private che si trovano a confronto con amministrazioni locali finalmente dotate del know how (minimo almeno) per poter capire le proposte che gli vengono formulate”.

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