Legambiente denuncia troppa frammentazione sul governo delle città

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In vista del suo intervento a Smart City Exhibition abbiamo intervistato il Presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. Dagli ultimi rapporti, come Ecosistema Urbano, si rileva una grave mancanza nel panorama delle aree urbane italiane: urge una politica nazionale che le orienti verso un effettivo percorso di sviluppo. Forti obiettivi nazionali da combinare con un grande rilancio del quartiere per avviare un nuovo rinascimento delle città italiane, questo il consiglio di Cogliati Dezza.

16 Ottobre 2014

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Martina Cardellini

In vista del suo intervento a Smart City Exhibition abbiamo intervistato il Presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. Dagli ultimi rapporti, come Ecosistema Urbano, si rileva una grave mancanza nel panorama delle aree urbane italiane: urge una politica nazionale che le orienti verso un effettivo percorso di sviluppo. Forti obiettivi nazionali da combinare con un grande rilancio del quartiere per avviare un nuovo rinascimento delle città italiane, questo il consiglio di Cogliati Dezza.

Dal suo punto di vista, in qualità di Presidente di Lega Ambiente, quale giudizio si sente di poter dare allo sviluppo attuale delle città italiane? 

Noi ogni anno produciamo un rapporto che si chiama Ecosistema Urbano che fotografa la situazione delle città attraverso gli indicatori ambientali. Lo scorso anno è stato il ventennale e abbiamo avuto occasione di fare un bilancio della situazione su una più ampia scala. Quello che noi registriamo sistematicamente è la mancanza di una politica nazionale delle aree urbane. Questo non significa che chiediamo la costituzione di un ministero, però attualmente sono quattro ministeri diversi che si occupano delle questioni dei sistemi urbani. Per cui la possibilità di rinnovare il governo delle città e quindi la qualità di vita dei cittadini è affidata alla buona volontà dei singoli sindaci.

Ci racconta qualche risultato dell’ultimo Ecostistema Urbano? 

In questa mancanza di visione generale del Paese, piuttosto contradditoria considerato che è proprio in Italia che nel Medioevo sono nati i Comuni, alcune politiche sono comunque andate avanti. Per esempio le politiche dei rifiuti, in particolare mi riferisco al risultato eccezionale che ha raggiunto la città di Milano. Secondo i dati 2013 la città, nell’arco di due anni di intervento sistematico, ha superato la soglia del 50% di raccolta differenziata, attestandosi al secondo posto tra le città europee, subito dopo Vienna. Altre ancora nel Meridione, come Salerno e Avellino, su questo tema sono all’avanguardia. Per quanto riguarda invece altre politiche, come quella dei trasporti, ci troviamo ancora in una situazione molto arretrata e gli esiti sul territorio sono davvero molto importanti, come la concentrazione d’inquinamento atmosferico. Per esempio nelle città della pianura Padana ogni anno si tendono a superare abbondantemente i limiti imposti dalla Comunità Europea per rilascio di PM10. Nonostante questi pessimi risultati non ci sono interventi strutturali sul traffico. 

Traffico, lo conosciamo bene. Come si muove la popolazione italiana? 

Il consumo di suolo e l’urbanizzazione selvaggia degli ultimi anni hanno reso possibile la crescita di aree periurbane, spesso anche molto lontane dai centri storici. Un fenomeno che ha posto le condizioni per costringere una quota sempre crescente di popolazione a trasferire la propria residenza fuori città, alimentando vorticosamente il fenomeno del pendolarismo: ormai più del 75% della popolazione italiana ogni giorno si muove entro i 10 km. Oltretutto questo pendolarismo non è supportato dal trasporto ferroviario per il semplice fatto che queste periurbanizzazioni sono andate via via riempiendo spazi vuoti in modo del tutto disordinato. La mancanza di politiche per il trasporto pubblico fanno riscontrare un peggioramento continuo sia della qualità dell’aria, sia della qualità dello trasporto stesso.

Riqualificazione energetica degli edifici: a che punto siamo?

Fino ad ora l’unico strumento efficace è stato quello della detrazione fiscale del 75% per interventi di riqualificazione energetica che riguarda i singoli appartamenti. Non è decollata invece per i condomini, servirebbero infatti delle modifiche nei regolamenti edilizi. Ma soprattutto non riesce a decollare la rigenerazione urbana, cioè gli interventi strutturali sulle città che non riguardano solo il singolo edificio ma che interessano il quartiere e la creazione di spazi pubblici di socializzazione. Rigenerazione urbana, che dovrebbe essere anche il grande cavallo di battaglia per vincere la crisi dell’edilizia che c’è oggi. Si registrano circa 700.000 posti di lavoro in meno in questo settore, perché quel modo di costruire oggi non ha più spazio. Mentre noi fatichiamo nel panorama europeo ci sono città che si stanno muovendo molto bene come Friburgo che è senz’altro un modello da imitare per lo sviluppo di eco-quartieri, di interventi di rigenerazione urbana e riqualificazione energetica.

Cosa possono rappresentare per il Paese le prossime città metropolitane?

La città metropolitana rappresenta una grande occasione per iniziare a ragionare su sistemi territoriali vasti, che vanno al di là del singolo comune. E questo è davvero importante, considerato che intorno alle grandi città si è costruito tutto un tessuto di residenzialità, di servizi, di trasporti, di distribuzione che necessita di un governo e di una pianificazione. Tuttavia per ogni territorio bisognerebbe tracciare la vera area metropolitana, francamente quella di far coincidere l’area metropolitana con la provincia mi sembra proprio una scorciatoia. Solo in seguito potranno esser definite le politiche più adatte, anche ambientali, che possono trarre vantaggio da una governace di un sistema territoriale più ampio. 

Quali sono gli ingredienti essenziali per avviare un nuovo rinascimento delle città in Italia?  

Le cose da fare toccano due estremi. Da un lato serve il rilancio del quartiere, e quindi un coinvolgimento della gente comune nella gestione degli spazi pubblici. Il rilancio della partecipazione è essenziale, anche in termini di cura dello spazio pubblico che spesso l’amministrazione locale non riesce a gestire sia per ridotte risorse, sia per mancanza di personale. E all’estremo opposto sarebbe necessario che ci fossero dei forti obiettivi e direttive nazionali per guidare le città e ottimizzare le risorse, anche della prossima programmazione 2014–2020, a queste legate.

Da un lato non esistono smart city senza smart citizens, dall’altro servono delle solide politiche per gestire le sfide della contemporaneità e permettere alle nostre città di confrontartsi alla pari con le altre realtà urbane europee. 

Vittorio Cogliati Dezza interverrà a #SCE2014 durante il convegno del 23 ottobre, Infrastrutture e reti metropolitane per il rilancio del Paese. Navigate il link per saperne di più e iscrivervi all’evento. 

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