L’orografia del mondo nuovo: crescono le montagne di spazzatura elettronica

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"Recycling – from E-Waste to Resources", ovvero come trasformare la spazzatura elettronica in un’opportunità di sviluppo. E’ un obiettivo ambizioso ma raggiungibile, almeno secondo il rapporto dell’Agenzia Onu per l’ambiente che ha analizzato i dati di undici paesi in via di sviluppo per calcolare la quantità di rifiuti elettronici attualmente prodotti, fare una stima di quelli futuri e individuare soluzioni in grado di trasformare la minaccia per la salute del pianeta e dei suoi abitanti in un’opportunità per smaltire i rifiuti elettronici in maniera corretta, recuperare le sostanze che ancora possono essere utilizzate e creare opportunità di lavoro. Per ora solo una cosa è certa: le montagne di tecno-spazzatura continuano a crescere.

2 Marzo 2010

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Letizia Pica

Articolo FPA

"Recycling – from E-Waste to Resources", ovvero come trasformare la spazzatura elettronica in un’opportunità di sviluppo. E’ un obiettivo ambizioso ma raggiungibile, almeno secondo il rapporto dell’Agenzia Onu per l’ambiente che ha analizzato i dati di undici paesi in via di sviluppo per calcolare la quantità di rifiuti elettronici attualmente prodotti, fare una stima di quelli futuri e individuare soluzioni in grado di trasformare la minaccia per la salute del pianeta e dei suoi abitanti in un’opportunità per smaltire i rifiuti elettronici in maniera corretta, recuperare le sostanze che ancora possono essere utilizzate e creare opportunità di lavoro. Per ora solo una cosa è certa: le montagne di tecno-spazzatura continuano a crescere.

La vendita di prodotti elettronici in Paesi come Cina e India e nei continenti come Africa e America Latina subirà una rapida impennata nei prossimi dieci anni parallelamente alla crescita delle economie nazionali. Se molti Paesi occidentali si trovano a fronteggiare “la crisi”, ci sono economie che continuano a crescere (tanto per fare un esempio il Fondo Monetario Internazionale ha alzato le stime sul Pil 2010 della Cina e dell’India rispettivamente da +9% a +10% e da +6,4% a +7,7%) e i cui abitanti possono ora permettersi non solo di produrre ma anche di consumare tecnologia.
L’aumento dei consumi si traduce inevitabilmente in un aumento dei rifiuti e quando si tratta di spazzatura elettronica si entra nel campo dell’e-waste, una fra le parole più in voga a livello internazionale per indicare la mondezza tecnologica.

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Un recente rapporto realizzato dall’UNEP (United Nation Enviroment Programme), l’Agenzia Onu per l’ambiente, dal titolo “Recycling – from E-Waste to Resources” ha analizzato i dati di undici paesi in via di sviluppo per calcolare la quantità di rifiuti elettronici attualmente prodotti, fare una stima di quelli futuri e individuare soluzioni in grado di trasformare la minaccia per la salute del pianeta e dei suoi abitanti in un’opportunità per smaltire i rifiuti elettronici in maniera corretta, recuperare le sostanze che ancora possono essere utilizzate e creare opportunità di lavoro.

Il report cita molti dati per illustrare la crescita del problema dei rifiuti elettronici:

  • La produzione di spazzatura elettronica cresce di 40 milioni di tonnellate all’anno;
  • La manifattura di telefonini e pc consuma il 3% delle risorse mondiali d’oro e d’argento; il 13% di palladio e il 15% di cobalto;
  • Molti dispositivi elettronici contengono circa 60 elementi chimici – molti riutilizzabili, alcuni rischiosi, altri riutilizzabili e rischiosi;
  • Le emissioni di anidride carbonica derivanti dall’estrazione e dalla produzione di rame e di altri materiali preziosi usati in apparecchiature elettroniche sono stimate intorno ai 23 milioni di tonnellate, lo 0.1 percento delle emissioni globali (senza considerare le emissioni collegate ad acciaio, nickel, alluminio necessarie per la fabbricazione dei dispositivi elettronici);
  • 150 milioni di telefonini e cercapersone, contro i 90 milioni degli anni precedenti sono stati venduti nel 2008 negli Stati Uniti;
  • 1 miliardo i telefonini venduti in tutto il mondo nel 2007, contro gli 896 milioni del 2006, con un trend in continua crescita;
Su Saperi Pa trovi altri approfondimenti sul tema dell’e-waste

Gli esperti dell’Onu mettono in evidenza che, a meno che non si intervenga per raccogliere e riciclare i materiali contenuti nella tecno-spazzatura in maniera appropriata, molti paesi in via di sviluppo dovranno avere a che fare con montagne di pericolosi rifiuti elettronici con serie conseguenze per l’ambiente e la salute.

In Sud Africa e in Cina, ad esempio, il rapporto prevede che dal 2020 i rifiuti elettronici provenienti da vecchi computer passeranno da un aumento del 200% registrato nel 2007 ad un aumento del 400%, mentre in India si salirà ad un +500%. I cellulari dismessi in Cina aumenteranno di sette volte rispetto ai livelli registrati nel 2007, cresceranno di 18 volte in India.
Dal 2020 la spazzatura elettronica proveniente dai telefonini sarà di 1.5/2 volte più alta in Cina e il numero di frigoriferi buttati aumenterà di due o tre volte. La Cina produce già 2.3 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, seconda solo agli Stati Uniti che ne producono 3. E, sebbene sia vietata l’importazione di spazzatura elettronica, la Cina resta la meta preferita per l’ultimo viaggio dei rifiuti elettronici.
Quello che è grave è che per recuperare materiali preziosi come l’oro, presenti in minima percentuale nei computer, la maggior parte di questi rottami viene sottoposta ad una combustione a cielo aperto che, avvenendo a temperature molto più basse rispetto a quelle di un pur inquinante inceneritore di ultima generazione, rilascia nell’aria molte e pericolosissime sostanze tossiche. 

Proprio per evitare che la gestione del ciclo dei rifiuti elettronici avvenga secondo i criteri scelti da una singola nazione, Achim Steiner, sottosegretario Generale delle Nazioni Unite e Direttore Esecutivo dell’UNEP sottolinea l’importanza di individuare regole e standard mondiali condivisi e raccomanda la creazione di centri di eccellenza e per lo smaltimento dei rifiuti elettronici, sul modello di quello di Bangalore in India.

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