La realtà virtuale a servizio della didattica: ecco l’esperienza che fa scuola

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Gli Istituti E. De Amicis,
scuola secondaria laica paritaria fondata nel 1923 a Milano, ha avviato con Samsung una collaborazione per creare percorsi di apprendimento
interattivi, che sfruttino le opportunità offerte dalla realtà virtuale. Una
scommessa nata con l’obiettivo di rafforzare l’offerta didattica e i processi
di apprendimento

22 Novembre 2017

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Eleonora Bove

“Quando ho visto queste tecnologie straordinarie, ho pensato subito alle potenzialità di applicazione nella didattica, ma la sfida erano i contenuti. Senza dei buoni contenuti non c’è didattica; così ho detto a Samsung: proviamo, ma lavoriamo sugli approfondimenti didattici”. A parlare è Giulio Massa, amministratore delegato degli Istituti E. De Amicis, scuola secondaria laica paritaria fondata nel 1923 a Milano, che ha avviato con la nota azienda una collaborazione per creare percorsi di apprendimento interattivi, che sfruttino le opportunità offerte dalla realtà virtuale. Una scommessa nata con l’obiettivo di rafforzare l’offerta didattica e i processi di apprendimento, accompagnando al contempo gli studenti nel passaggio da semplici fruitori a soggetti attivi nella costruzione di un percorso di studio. Ci tiene a sottolineare Giulio Massa: “Non dimentichiamo che, dal punto di vista didattico, ci muoviamo su due piani distinti. Da una parte i ragazzi sono fruitori, nel momento in cui seguono i percorsi virtuali sviluppati dagli insegnati, dall’altra sono loro stessi produttori quando imparano come utilizzare queste tecnologie”. Un progetto quindi complesso, in cui Samsung non è solo fornitore di tecnologie, come il Samsung Gear VR, ma un partner a tutti gli effetti dell’istituto scolastico, sostenendo con proprie risorse la realizzazione delle unità didattiche destinare ai “virtual tour”.

Il progetto è in fase sperimentale e ha impegnato circa centocinquanta studenti del terzo anno, ma si sta lavorando perché diventi modalità formativa permanente, che coinvolga tutti i ragazzi. Il catalogo prevede al momento tre titoli: La Commedia dell’Arte; Il funzionamento del Cuore; L’Abbazia di Monreale di Palermo. Viaggi immersivi e inclusivi nella realtà oggetto di studio, che si caratterizzano per la forte contestualizzazione storica o geografica e per la commistione tra suono e immagine. Significati simultanei si generano e arricchiscono il contenuto, mentre la libertà di azione rispetto al campo visivo, permessa dalle nuove tecnologie, e le emozioni suscitate dalla forte impressione di realtà, trasformano l’apprendimento passivo in uno esperienziale. Il progetto si inserisce in un’idea più ampia di scuola, già propria degli Istituti E. De Amicis di Milano, riassumibile nel concetto di scuola 2.0 ovvero una scuola che utilizza la tecnologia a proprio vantaggio, consapevole del fatto che essa non altera i fini della didattica, ma arricchisce i metodi per raggiungere questi obiettivi.

Il progetto volge ad una didattica costruttiva, non limitata dalle valutazioni in aula, ma inclusiva degli studenti dal momento della progettazione del contenuto fino all’utilizzo delle tecnologie. “Parliamo ad una generazione che usa meglio dei suoi insegnati questi strumenti – precisa Massa – e questo sovverte il piano di interazione studente – insegnante”. Eccola la flipped classroom, simbolo di un nuovo modo di fare didattica, dove la lezione diventa compito a casa mentre il tempo in classe è usato per attività collaborative, esperienze, dibattiti e laboratori di cui il docente è solo il regista. Non un approccio pedagogico, ma una filosofia da usare in modo flessibile, a prescindere dalla disciplina o dal tipo di classe.

Ci inseriamo in un contesto fluido, dove gli attori cambiano il loro ruolo e in cui necessariamente fanno il loro ingresso le competenze digitali. Attraverso compiti di realtà e attività laboratoriali i ragazzi possono sviluppare quelle competenze ritenute oggi unanimemente alla base del concetto di cittadinanza digitale. Non si intende più l’apprendimento come l’acquisizione di nozioni, ma di abilità che predispongano i ragazzi al mercato del lavoro e di soft skill che accrescano il senso civico e il senso di appartenenza ad una comunità.

Per poter governare una trasformazione di questo tipo c’è bisogno di docenti di grande competenza. “Le tecnologie supportano l’insegnante, non si sostituiscono a lui” ci dice Massa, per cui la formazione degli insegnanti e il loro coinvolgimento del costruire l’innovazione diventano passaggi fondamentali. L’innovazione a scuola non può essere calata dall’alto, ma esige il coinvolgimento di tutto il personale scolastico. Vision, forte leadership, formazione docenti e monitoraggio dei risultati sono i fattori abilitanti del cambiamento, senza i quali la scuola non può farcela.

Ma che ruolo giocano allora le aziende in questo processo di innovazione? Giulio Massa non ha dubbi: “Possono essere partner reali per la scuola, che non deve essere più vista come la torre d’avorio inaccessibile da chi non è un addetto ai lavori. Noi abbiamo lavorato con un’azienda leader nella didattica digitale, ma tutte le imprese possono avere un ruolo da protagonista in questa rivoluzione”. L’alternanza scuola-lavoro, una delle novità contenute nella legge 107 del 2015 (La Buona Scuola) è l’opportunità per gli istituti scolastici di aprirsi al territorio e coprogettare con altri soggetti e istituzioni occasioni formative per i ragazzi, favorendo la formazione di nuove competenze e colmando il divario tra la domanda di profili qualificati e l’offerta nel mercato del lavoro.

Un obiettivo già dichiarato dal legislatore che, come dimostra la collaborazione tra il De Amicis e Samsung, non è utopistico, ma fattibile con il pieno coinvolgimento di tutti gli attori che, a vario titolo, sono chiamati ad innovare in settori fondamentali del Paese, come è il sistema scolastico.

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