Scuola, il cambiamento è fragile: come proteggere i nuovi ambienti e modelli organizzativi
La scuola dell’era digitale richiede scelte a breve e lungo termine che mettano in sicurezza l’irreversibilità del processo di cambiamento: dalla progettazione e realizzazione di ambienti di apprendimento, ad un nuovo profilo professionale del personale della scuola
21 Luglio 2016
Vittorio Campione, direttore Fondazione Astrid
La scelta di un’introduzione massiccia di tecnologie digitali da utilizzare a fini didattici è divenuta, ormai da qualche anno, una scelta economica e progettuale rilevante nell’azione di governo. Il Piano Nazionale Scuola Digitale prevede, infatti, di garantire, nell’arco di qualche anno, le infrastrutture fondamentali per la messa in rete e il funzionamento costante di tutte le istituzioni scolastiche italiane e quindi la riconversione e la modifica conseguente delle metodologie didattiche. Da qui l’avvio di numerosi progetti sperimentali: la convinzione (cresciuta in questi anni) dell’opportunità di provvedere, per affrontare la realtà contemporanea, al rinnovamento necessario, porta, in molte delle scuole più impegnate nella ricerca e nella sperimentazione didattica, alla scelta di un apprendimento di tipo fondamentalmente esperienziale. L’attuale organizzazione scolastica è costruita in funzione di un apprendimento di tipo simbolico che può al massimo produrre conoscenze ricavate da formulazioni codificate (nei testi) e acquisite mediante la comunicazione trasmissiva. Questa modalità di apprendimento è inadeguata all’acquisizione di competenze che passano invece attraverso l’apprendimento sensoriale e quindi attraverso le esperienze che determinano conoscenze implicite ma stabili e permanenti.
Le tecnologie hanno reso possibile il passaggio all’apprendimento esperienziale e quindi hanno reso raggiungibile l’obiettivo di apprendere per competenze e non per nozioni.
Naturalmente, procedere così significa modificare profondamente il modo stesso di intendere l’organizzazione del lavoro scolastico.
Avere a disposizione la tecnologia come una presenza meramente aggiuntiva in ambienti organizzativi immutati ha però poco senso. E’ necessaria un’organizzazione della scuola che sia aperta e flessibile e che si muova tenendo conto della necessità di modificare in parallelo all’azione didattica (metodologia e strumenti utilizzati) anche i servizi che la scuola offre, coerentemente con l’ambiente storico e sociale in cui opera.
L’apprendimento esperienziale ha bisogno di unità nelle quali le diverse età siano opportunamente mescolate, così come avveniva in quei tradizionali ambienti di apprendimento esperienziale che erano le botteghe artigiane. Questo perché è dall’osservazione e dal tutoring di quelli che ne sanno un po’ più di te che il soggetto apprende meglio.
Gli ambienti di apprendimento devono consentire di: ricercare informazioni, identificare obiettivi e soluzioni, comunicare (esprimersi e ascoltare), confrontarsi, costruire artefatti mentali, discutere tesi, lavorare in gruppo, gestire creatività ed emozioni. L’importante è riuscire a realizzare un ambiente d’apprendimento che stimoli la partecipazione e il coinvolgimento dei destinatari dei processi formativi e che favorisca la collaborazione e lo scambio interattivo tra di essi. Non esistono modelli predefiniti per ambienti di apprendimento costruttivistici e non potranno neanche mai esistere perché i processi di costruzione della conoscenza sono sempre inseriti in contesti specifici.
Il problema è quello di definire modelli organizzativi basati sulle tecnologie (da introdurre in modo graduale ma progressivamente irreversibile) e organizzare attorno ad essi la relativa formazione del personale per portare finalmente alle sue conseguenze la riflessione sul ruolo degli insegnanti. Questi devono anzitutto essere rassicurati sul punto essenziale: la gran parte delle precondizioni necessarie per aggiornare la loro professionalità è già nell’agire dei migliori fra loro, nelle esperienze compiute in questi anni.
Fatto questo, però, occorre cominciare a ridefinire il loro profilo professionale. Guida esperta e attrezzata per accompagnare la formazione degli allievi, il docente deve essere aiutato a costruire una nuova cassetta degli attrezzi che contenga, oltre a molte delle precedenti, anche competenze informatiche, competenze di classificazione, competenze di navigazione. Nello stesso tempo l’innovazione deve spingere la scuola a dotare gli studenti dei mezzi per impiegare criticamente gli straordinari strumenti di conoscenza offerti dalla rete.
La scuola dell’era digitale richiede scelte a breve e lungo termine che mettano in sicurezza l’irreversibilità del processo di cambiamento: dalla progettazione e realizzazione di ambienti che consentano un insegnamento personalizzato e un apprendimento cooperativo, alla definizione di un nuovo e diverso profilo professionale del personale della scuola da far scaturire dal confronto con dirigenti e docenti. Richiede poi un coordinamento e un monitoraggio costanti per garantire la circolazione delle esperienze, il confronto e la reciproca contaminazione, il sostegno alle situazioni più problematiche.