L’Internet of Things, il paradigma che permette di creare valore nelle città

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Il paradigma dell’Internet of Things sta acquisendo sempre più chiaramente una posizione di rilievo, con ambiti di applicazione molto variegati: dalla Gestione della viabilità al Trasporto pubblico, dalla Raccolta rifiuti alla Sicurezza, dal Monitoraggio ambientale al Monitoraggio del territorio, fino all’Infotainment e servizi turistici

19 Ottobre 2016

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Giulio Salvadori,’Osservatorio Internet of Things, Politecnico Di Milano

L’espressione Smart City è ormai iper-utilizzata. Si tratta di un concetto ampio, che racchiude in sé una concezione della realtà urbana che travalica i confini tecnologici e che – in una visione ampia che spazia dalla mobilità all’efficienza energetica, dall’eGovernment alla partecipazione attiva dei cittadini – si pone come obiettivo l’innalzamento degli standard di sostenibilità, vivibilità e dinamismo economico delle città del futuro.

Nonostante se ne parli ormai da diversi anni, il tema continua a essere oggetto di forte interesse, perché porta con sé un insieme di sfide importanti per il Paese. In primis perché la maggior parte della popolazione vive in aree urbane (a livello globale 3,9 miliardi di persone nel 2014, 54% della popolazione). Sono numerosi gli studi che indicano come la popolazione urbana sia destinata a crescere ulteriormente nei prossimi anni (ci si aspetta di raggiungere i 6,3 miliardi di persone nel 2050, pari al 66% della popolazione). In Italia tali valori sono ancora più significativi, con circa 42 milioni di persone residenti in aree urbane a fine 2014 (69% della popolazione italiana, in crescita al 78% nel 2050). Ancora di più aumenteranno i cosiddetti “city user”, ossia le persone che si trovano a vivere la città non in qualità di cittadini residenti ma sotto vario titolo, ad esempio come turisti o lavoratori. Tutto questo porta a enfatizzare il tema della vivibilità e a dover sempre di più garantire dinamismo economico, con lo sviluppo di attività a valore aggiunto che consentano di assicurare un adeguato livello di benessere ai cittadini. Oltre a ciò, si accentuano ulteriormente le problematiche di sostenibilità ambientale delle città. Già oggi esse sono responsabili a livello mondiale di oltre il 75% della produzione di rifiuti, dell’80% delle emissioni di gas serra e del 75% del consumo di energia.

Questo interesse si traduce in uno scenario applicativo dinamico, che vede l’avvio di numerosi progetti, anche sulla spinta di finanziamenti pubblici significativi: in Europa sono stati stanziati ben 85 miliardi di euro da erogare tra il 2014 e il 2020. Nel tentativo di misurare la diffusione del fenomeno Smart City si moltiplicano gli studi che cercano di quantificare il numero di città che possono essere definite “smart” nei vari Paesi, nonché le stime del valore di mercato che sarà generato dalle Smart City nei prossimi anni.

Nonostante il concetto di Smart City travalichi la dimensione tecnologica, è oggettivo che le tecnologie digitali giochino un ruolo chiave nella realizzazione delle città intelligenti. Tra queste il paradigma dell’Internet of Things sta acquisendo sempre più chiaramente una posizione di rilievo, con ambiti di applicazione molto variegati: dalla Gestione della viabilità al Trasporto pubblico, dalla Raccolta rifiuti alla Sicurezza, dal Monitoraggio ambientale al Monitoraggio del territorio, fino all’Infotainment e servizi turistici.

L’Internet of Things è un paradigma che con i suoi numerosi ambiti di applicazione permette di creare valore nelle città: si crea valore sotto diverse prospettive, prima di tutto perché le tecnologie IoT permettono di fare efficienza, ridurre i costi e risparmiare energia: ne sono un esempio applicazioni quali l’Illuminazione intelligente che – come vedremo nelle presentazioni che seguono – permette di abbattere voci di costi rilevanti per i comuni, quali l’energia elettrica (abbattimento di ca. il 40%) e i costi di manutenzione (ca. 25%), o ad esempio la Raccolta rifiuti: in questo caso l’IoT grazie al monitoraggio del livello di riempimento dei cassonetti consente di ridurre i costi legati al giro di raccolta (es. costo carburante dei mezzi per la raccolta).

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Ma l’Internet of Things crea valore anche perché permette di migliorare i servizi esistenti. In questo caso gli esempi possono essere gli stessi di prima, ad esempio se si garantisce un buon livello di illuminazione si evitano situazioni di degrado urbano per la presenza di cassonetti troppo pieni, oppure si possono citare anche altri ambiti, come quello del Trasporto pubblico: si possono infatti ottenere informazioni in tempo reale su quando arriverà il mezzo pubblico, evitando quindi al cittadino una lunga attesa.

Per ultimo, l’IoT consente di pensare a servizi completamente nuovi basati sulla raccolta delle informazioni messe a disposizioni dagli oggetti intelligenti. Ne è un esempio la possibilità di applicare tali tecnologie ai diversi modi trasporto urbani (ed extraurbani) e incrociare le tante informazioni raccolte con il fine di agevolare la multimodalità. Un altro esempio ancora consiste nell’abilitare nuovi servizi turistici in città: tramite la tecnologia Beacon è infatti possibile innovare l’esperienza del cittadino all’interno di un museo, creando percorsi guidati e fornendo informazioni geolocalizzate sulle opere d’arte.

L’Internet of Things si sta confermando, anche in Italia, come la tecnologia abilitante per eccellenza della città intelligente: già oggi il 75% dei progetti avviati dai comuni italiani utilizza tecnologie IoT. Questa centralità è destinata a crescere nel 2016, grazie alle iniziative multi-servizio portate avanti dalle Utility a partire dell’obbligo normativo sullo Smart Metering gas e grazie alle nuove reti di comunicazione dedicate all’IoT, già presenti nelle prime città italiane. In circa 40 città è stata installata la rete SigFox, in partnership con Nettrotter (Gruppo EI Towers), ed è in programma la copertura dell’intero territorio nazionale. A Milano, Bergamo e Brescia il Gruppo A2A sta installando una rete multi-protocollo nella quale si abbinano i protocolli Wireless M-Bus 169 MHz (scelto in primis per il Metering) con reti Low Power Wide Area, in modo da supportare una ampia gamma di servizi a livello urbano. A Milano è stata lanciata a gennaio 2016 anche l’iniziativa “The Things Network” che prevede la realizzazione di una rete di concentratori a basso consumo che utilizzano la tecnologia LoRaWAN per la copertura della città. Ci aspettiamo, con tempi più lunghi, l’arrivo di soluzioni basate su Narrow-Band IoT (NB-IoT), di cui in alcuni Paesi europei sono già partite le prime sperimentazioni. Queste (e altre) iniziative si candidano di fatto a essere la vera chiave di volta per realizzare progetti Smart City economicamente sostenibili, in ottica Smart Urban Infrastructure (SUI): lato offerta rimane da lavorare sui modelli di business e sulla comprensione delle sinergie.

La disponibilità di nuove reti dedicate ad applicazioni IoT urbane pone ottime basi per lo sviluppo delle Smart City, ma rimangono importanti barriere da superare per passare dall’attuale miriade di progetti di piccola dimensione ad applicazioni inserite in programmi di ampio respiro. Tali barriere sono riconducibili a due elementi principali: la mancanza di risorse economiche e la carenza di competenze adeguate. Sul primo fronte è oggettivo che la capacità di spesa dei comuni italiani si sia ridotta negli ultimi anni, ma bisogna riuscire a passare dal concetto di “spesa” a quello di “investimento”. Non è una questione meramente terminologica: è necessario spostare l’accento sui benefici che si otterranno (efficienza e miglioramento dei servizi esistenti, erogazione di servizi completamente nuovi), che correttamente quantificati portano anche a risparmi monetizzabili. Oltre a ciò, è importante lavorare sui costi per la realizzazione di progetti Smart City, sfruttando le sinergie offerte dalle nuove Smart Urban Infrastructure e al tempo stesso lavorare su opportuni modelli di finanziamento, che non si basino solo sulle risorse (pur importanti) messe a disposizione da bandi ministeriali o europei.

Parlare di quantificazione dei benefici, di sinergie applicative (e di costo) e di modelli innovativi di finanziamento porta ad affrontare il tema delle competenze dei decisori pubblici, dei meccanismi di decisione che valgono nel mondo delle amministrazioni locali e della loro effettiva capacità di governare temi complessi e di lungo termine, come un programma pluriennale di investimento e sviluppo Smart City. A questo proposito occorre che la politica agisca con decisione su due fronti: da un lato serve una strategia nazionale sul tema, che definisca impegni e priorità generali, metta “ordine” e favorisca il riutilizzo delle esperienze già sviluppate localmente; dall’altro, è necessario investire in formazione del personale tecnico amministrativo (oltre il 60% dei comuni coinvolti nella nostra Ricerca denuncia la mancanza di competenze adeguate per selezionare e gestire i progetti Smart City). Solo a quel punto le Pubbliche Amministrazioni locali potranno svolgere efficacemente il proprio compito, partendo dalla conoscenza delle esigenze del territorio.

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