Città sempre più social, ma la politica vince sull’interazione

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Sono sempre
di più le città italiane presenti su almeno un social network (99 città contro
le 94 del 2017), ma la maggior parte di loro non sfrutta le potenzialità di coinvolgimento,
interazione e dialogo che lo strumento mette a disposizione. Tra i motivi, una
distanza culturale e la mancanza di competenze diffuse tra i dipendenti delle
amministrazioni. I risultati dell’indagine di FPA.

19 Settembre 2018

V

Valentina Piersanti e Michela Stentella

Cresce il numero di città italiane attive sui social network, ma la maggior parte li usa soprattutto per informare e comunicare, mentre è ancora scarsa la propensione a coinvolgere, interagire e dialogare con i propri follower. Questo quadro emerge da un’indagine di FPA che aggiorna al 2018 i dati sulla presenza, l’uso e la performance sui social network nei comuni capoluogo. L’indagine, diffusa oggi, rientra nel più ampio Rapporto “ICity Rate 2018” che, oltre a questa dimensione, prende in esame oltre 100 indicatori per tracciare il rating delle città più smart e sostenibili d’Italia. Il Rapporto completo verrà presentato il 17 ottobre prossimo a Firenze Firenze nel convegno di apertura della manifestazione ICity Lab (Firenze Fiera, Palazzo degli Affari, 17-18 ottobre).

Rispetto allo scorso anno, i comuni capoluogo presenti su almeno un social network sono saliti da 94 a 99 (su un totale di 107). Nuoro, Sondrio, Latina, Avellino e Terni sono le new entry. Le città “a-social” sono rimaste solo 8. Le tre città più presenti (per numero di social attivi) sono Reggio nell’Emilia (che ha scalzato Torino), parimerito con Bologna e Ferrara che già lo scorso anno si erano piazzate prime. Roma, Milano e Torino sono le città con più fan e follower su Facebook e Twitter, ma se si considerano il numero di seguaci in rapporto alla popolazione spiccano le performance di Firenze, che su Twitter è seguita dal 24,6% della popolazione, Verbania, Crotone e Pesaro, che su Facebook hanno un seguito rispettivamente pari al 41,5%, al 36,9% e al 34,5% della popolazione. Napoli, Cesena e Monza sono state invece nell’ultimo anno le città più attive su YouTube.

Il social media più amato dalle città è ancora Facebook, ma ci sono alcune “pioniere” che hanno attivato canali inediti, come Wathsapp (Reggio nell’Emilia, Bologna, Rimini, Siracusa e Ancona) e Linkedin (Roma Capitale e Pavia). Anche le più presenti e attive, comunque usano i social soprattutto per informare e comunicare. Un esempio? Per 50 delle 79 città presenti su Twitter il rapporto following/followers è al disotto del 10%, il che vuol dire un basso livello di interazione e una bassa capacità di engagement della propria cittadinanza virtuale (per capirci se si hanno solo followers, la scelta alla base della strategia delle città, per lo meno su Twitter, è decisamente ancora più informativa che relazionale). Discorso analogo si può fare rispetto a Facebook. Qui, per esempio, nelle città che vantano il maggior numero di “like” – Roma, Milano e Torino – i Fan rappresentano rispettivamente il 14%, il 10,5% e il 13,5% della popolazione cittadina. Percentuali che non si possono definire alte. Inoltre, circa 1/3 delle città comunicano in modo “sciatto”: pochi aggiornamenti, account segnalati sulle home page istituzionali e non aggiornati, se non addirittura legati a profili che rimandano ai precedenti mandati elettorali.

A cosa è dovuta questa difficoltà da parte delle amministrazioni a sfruttare appieno le potenzialità dei social media? A giocare un peso rilevante, la distanza culturale e una mancanza di competenze diffuse. Basti pensare che, se è vero che sono aumentati i social media manager all’interno delle amministrazioni, nella maggior parte dei casi si tratta di professionisti in staff al sindaco, mentre restano ancora pochi gli altri dipendenti formati a una comunicazione 2.0. Questo spiega perché la maggior parte dei comuni capoluogo presenti sui social è online soprattutto per raccontare l’operato politico. Per interagire con i cittadini sui social, utilizzandoli come strumento di trasparenza, dibattito e democrazia, servono invece consapevolezza, competenze, una conoscenza diffusa delle potenzialità dei social network.

Ecco i risultati della ricerca in maggior dettaglio (dal sito ICity Lab è possibile scaricare il comunicato stampa con le tabelle).

Social media: quali usano e quali preferiscono – Il social media più amato dalle città è ancora Facebook, scelto come canale di comunicazione da 82 comuni capoluogo (tre in meno rispetto al 2017), seguito da Twitter con 79 città presenti (73 lo scorso anno), YouTube con 71 (67 nella precedente rilevazione) e Instagram con 26 (in crescita rispetto ai 21 del 2017). Stabile, invece, l’uso di Google+ (15), mentre cala la presenza delle città su Flickr (da 15 a 13) e su Pinterest (da 5 a 4). Ci sono anche alcuni comuni che hanno sperimentato canali inediti, come WhatsApp (Reggio nell’Emilia, Bologna, Rimini, Siracusa e Ancona) e LinkedIn (Roma Capitale e Pavia). La sfida dell’instant messaging, tuttavia, non è ancora pienamente accettata: nella maggior parte dei casi i cittadini possono ricevere informazioni o messaggi dal Comune in modalità broadcast, ma non chiedere informazioni o interagire.

L’uso di Facebook – Sono le grandi città a vantare il maggior numero di “like” su Facebook: in testa Roma, con 401.338 like, seguita da Milano, con 143.711, e Torino, con 119.130. Roma si porta anche in seconda posizione per numero di like guadagnati nel 2018 (+19.498) alle spalle di Bologna (+32.056) e davanti a Napoli (+18.750). Ma se si considerano i like in rapporto alla popolazione sono le piccole città a occupare le prime posizioni, con Verbania (41,5% della popolazione) a guidare la classifica, seguita da Crotone (36,9%) e Pesaro (34,5%). Anche il tasso di engagement premia i piccoli comuni, con Viterbo in prima posizione (31,2%), seguita da Pordenone (19,7%) e Aosta (10,9%).

Le città su Twitter – Analizzando la presenza dei comuni su Twitter, emerge un quadro estremamente eterogeneo: si passa da città come Bologna, con 65.800 tweet, totali o Roma con i suoi 37.000, a città come Fermo che sono bloccate a una sessantina di post totali oramai da oltre un anno. Se osserviamo in particolare gli ultimi 12 mesi, ci sono città davvero attive e altre che hanno una presenza meno efficace. Passiamo infatti da Venezia, la città che più si è data da fare nell’ultimo anno pubblicando 6600 tweet in soli 12 mesi, con una media di circa 127 post la settimana, a città che hanno fatto meno di 5 post alla settimana (ben 19 città sulle 79 che hanno un account twitter).

Per quanto riguarda le community dei cittadini, le più grandi sono senza dubbio Roma, con 446mila follower (15,5% della popolazione), Milano, con 332mila (24,3%), e Torino, con 216mila (24,5%). Roma e Milano sono la prima e la seconda città anche per numero di follower guadagnati nel corso dell’anno, rispettivamente 60mila (+16%) e 35mila (+12%), seguite da Napoli con 14.200 (+14%). Ma la città che vanta la community più ampia rispetto alla propria popolazione è invece Firenze, che è seguito da un numero di followers pari al 24,6% della propria cittadinanza.

La presenza su YouTube – Negli ultimi 12 mesi sono Napoli, Cesena, Monza, Genova e Roma, le città che hanno usato più intensamente il canale YouTube. Anche su questo social, molto ampio il divario fra le città più attive, come Napoli che ha pubblicato in totale oltre 5mila video, e quelle più assenti, come Padova, Mantova, Gorizia, Brescia e Vercelli, ferme a meno di cinque video pubblicati. E non mancano casi di città con canali aperti ma inutilizzati da oltre un anno, come Latina, Sondrio, Prato, Pistoia, Matera, Gorizia, Forlì, Pisa, Ancona, Rieti e Salerno.

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