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Marco Pironti: “Le città come hub di innovazione sul territorio”

Marco Pironti: “Le città come hub di innovazione sul territorio”
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Quale ruolo possono e devono avere le città in questo particolare momento storico? Ne abbiamo parlato con Marco Pironti, Assessore all’Innovazione e Smart City del Comune di Torino, con delega anche ai Sistemi informativi e ai Fondi europei. Non si può prescindere da un dato: tutte le amministrazioni, e in primo luogo quelle locali, nel progettare la ripresa devono coinvolgere i soggetti del territorio, devono creare le migliori condizioni per realizzare innovazioni di impatto favorendo la nascita di veri e propri “hub” di innovazione

27 Aprile 2021

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Redazione FPA

Marco Pironti: “Le città come hub di innovazione sul territorio”

Non possiamo più pensare che la Pubblica amministrazione possa agire da sola, senza puntare sulla partnership pubblico privato: questo rapporto allargato deve permeare qualsiasi livello e sarà centrale anche nell’attuazione delle progettualità per l’utilizzo dei fondi del Next generation EU. E’ sul tema delle reti di innovazione e della Pa come soggetto facilitatore e abilitante di questo ecosistema più ampio che si focalizza la riflessione di Marco Pironti, Assessore all’Innovazione e Smart City del Comune di Torino, con delega anche ai Sistemi informativi, ai Fondi europei e Coordinamento del Recovery Fund.

Marco Pironti, intervistato da Gianni Dominini per il percorso RestartItalia, tratteggia un’immagine della città di Torino che, in parte, mette in evidenza aspetti già presenti prima dell’emergenza pandemica, in parte ne valorizza di nuovi. Vediamo quali.

La città come hub di innovazione

Pironti individua come punto di forza del territorio la presenza di un ecosistema di innovazione consolidato, costituito da un sistema imprenditoriale e industriale importante, enti di ricerca e due atenei molto rilevanti, soggetti di trasferimento tecnologico, due incubatori, Torino Wireless come ente strumentale, due fondazioni bancarie tra le più rilevanti in Italia. È da qui che si deve partire, come sottolinea Pironti: “La pubblica amministrazione locale è formalmente e sostanzialmente il soggetto che meno dovrebbe fare innovazione, perché spesso non ha tutte le risorse, le competenze e il tempo necessari. Ma c’è una cosa che solo l’amministrazione cittadina può fare, ovvero essere una sorta di hub tra tutti i soggetti che l’innovazione la sanno fare e la sanno fare bene, affinché sui territori si ritrovino le migliori condizioni per farlo, quelle più veloci e più agevoli”.

Ecco, quindi, la progettualità “Torino City lab” basata sull’idea che la città non fa innovazione, ma lavora affinché ci siano tanti soggetti che possono trovare le migliori condizioni per farlo.

L’emergenza come occasione per “rileggere” la città

Con questa pandemia abbiamo incontrato davvero il famoso “cigno nero” di cui Pironti, che è Professore di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università di Torino, ricorda di aver parlato tante volte a lezione. “L’emergenza ha rimesso in ordine le nostre priorità – sottolinea Pironti – abbiamo capito che l’approccio innovativo dovrebbe servire per i soggetti meno capaci di reagire alle difficoltà, con minori risorse. Abbiamo quindi ingaggiato oltre 100 partner, dalle multinazionali alle start up, per dare risposte brevi e veloci, che andassero a intercettare le nuove esigenze che questa pandemia aveva evidenziato”.

“La pandemia – aggiunge Pironti – ci ha insegnato che dobbiamo essere molto veloci e flessibili nelle risposte, perché anche quello che arriverà una volta finita l’emergenza sarà qualcosa che non conosciamo e che abbiamo vissuto finora”

Puntare su nuove competenze

Quale macchina serve per gestire una governance di questo tipo? Ormai siamo tutti concordi sul fatto che servono nuove competenze, ma anche nuovi strumenti anche in questo caso più veloci e flessibili per introdurle in poco tempo nelle nostre amministrazioni. Ecco perché la città di Torino ha lanciato il “progetto mille giovani” che, come spiega Pironti,

utilizzerà lo strumento dei contratti di formazione lavoro per introdurre in pochi mesi nuove risorse e competenze, che storicamente non fanno parte della pubblica amministrazione e che invece occorrono per gestire le progettualità del PNRR. Una scelta che porterà anche una maggiore responsabilizzazione dei direttori coinvolti, e un approccio interdisciplinare e trasversale.

Tre consigli per ripartire

Coinvolgere il territorio nelle progettualità che si stanno mettendo in campo e quindi fare anche un grande sforzo a livello di comunicazione; avere il coraggio delle scelte e delle responsabilità; non confondere l’innovazione con la sola innovazione tecnologica, ma tenere in primo piano anche il tema dell’innovazione sociale, di cui Torino è protagonista, come ha dimostrato la vittoria del capoluogo piemontese, in qualità di capofila, del progetto europeo bandito nella call EaSI, ‘Centri di competenza per l’Innovazione Sociale’.

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