Più riuso e zero spreco: un’intervista a Francesco Profumo

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Le scarse e limitate risorse ci impongono di adottare una nuova visione per allungare lo sguardo verso il futuro e avviare un percorso strategico di sviluppo per il Paese. Ed è proprio nelle città, luoghi di consumo ma anche di produzione, che tutto questo deve riuscire a concretizzarsi. Premiare e alimentare una cultura del riuso, ancora troppo fragile nel nostro paese, è il primo consiglio che il Presidente dell’Osservatorio Nazionale Smart City di ANCI, Francesco Profumo, propone per razionalizzare gli sforzi sul territorio.

29 Ottobre 2014

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Martina Cardellini

Le scarse e limitate risorse ci impongono di adottare una nuova visione per allungare lo sguardo verso il futuro e avviare un percorso strategico di sviluppo per il Paese. Ed è proprio nelle città, luoghi di consumo ma anche di produzione, che tutto questo deve riuscire a concretizzarsi. Premiare e alimentare una cultura del riuso, ancora troppo fragile nel nostro paese, è il primo consiglio che il Presidente dell’Osservatorio Nazionale Smart City di ANCI, Francesco Profumo, propone per razionalizzare gli sforzi sul territorio.

Viviamo un momento particolarmente difficile ­– i soldi mancano e gli enti locali faticano ad investire in progetti intelligenti ­– e la Smart City fatica a concretizzarsi. Ci fa un quadro dello stato in cui versano oggi le città in Italia?

Parlando di Smart City possiamo dire che c’è stata certamente un’importante fase di avvio, che però ha avuto difficoltà nel concretizzarsi come effettivo elemento di sviluppo per il nostro paese. Per essere più esplicito, nel corso degli ultimi anni sono state investite anche risorse importanti, probabilmente superiori a quelle di altri paesi, ma senza che ci fosse una regia complessiva. Per questo motivo una parte di risorse è stata utilizzata per avviare progetti simili, senza che ci fosse una razionalizzazione. Quindi, nonostante ci sia stato il significativo impegno da parte del nostro Paese, in realtà il risultato finale non corrisponde a quelle che erano le aspettative. [A questo proposito guarda il video dell’intervento del Presidente a SCE2014].

Oltretutto la situazione di difficoltà economica in cui versa il Paese oggi ci impone di prestare una maggiore attenzione alla razionalizzazione per l’utilizzo delle risorse. Allora credo si debba partire proprio da quanto è stato fatto fino ad oggi, facendo in primis un’analisi e una categorizzazione dei progetti che sono stati avviati in modo che sia evidente la fotografia dello stato del Paese. Dopodichè, con riferimento al tema delle risorse, io credo che per il futuro le risorse limitate dovranno essere canalizzate in un percorso necessariamente collegato al tema del riuso: bisogna far patrimonio di tutte le esperienze positive realizzate e premiare con linee di finanziamento chi sposa il riuso di quanto è già stato fatto. Bisognerà cambiare un po’ la nostra cultura e spostarci di più su progetti che prestino grande attenzione alla possibilità di generare altre risorse a partire da un efficientamento degli sprechi. Le risorse quindi potranno essere utilizzate in fase iniziale per avviare e accelerare i processi e poi in seguito, come in un fondo rotativo, una parte dell’efficientamento delle risorse potrà tornare al progetto per alimentarlo e sostenerlo nel tempo e una parte ancora potrà ripagare l’investimento iniziale. Una visione decisamente diversa rispetto al passato per avviarci verso un percorso di sviluppo virtuoso per l’intero Paese.

Ci fa un quadro a grandi linee di cosa si possono aspettare le città da questo nuovo ciclo di programmazione 2014-2020?

Nell’ambito della programmazione 2014–2020 è previsto che una quota importante di risorse sia indirizzata direttamente alle città, tutto ciò perché la Commissione Europea ha individuato in questi sistemi complessi non solo luoghi di consumo, ma anche luoghi di produzione. Le città hanno acquisito quindi una duplice valenza: sono al contempo consumer e producer. [Il Presidente ha approfondito la questione a SCE2014, guarda il video]

In questa direzione il nostro paese ha individuato un percorso interessante dedicato alle Città Metropolitane –14 aree metropolitane che coinvolgono 1.050 comuni (circa 1/8 di tutti i comuni d’Italia), pari a circa il 70% della popolazione dell’intero Paese – che saranno i prossimi 14 attori importanti per la modellizzazione dello sviluppo nazionale. In quest’ottica è stato definito un PON per le Città Metropolitane che rappresenta una grande opportunità soprattutto se verrà attuato attraverso linee guida che seguano una regia centrale, un’individuazione di poche priorità e una forte sinergia tra i progetti. Per la stesura del programma è già stato fatto molto da parte delle città, ma molto ancora manca. Credo e mi auguro che attraverso questa operazione – che impegnerà risorse pari a circa 1 miliardo di euro – il Paese potrà esser messo in grado di avviarsi veramente verso una nuova fase di sviluppo, allineandosi alle migliori pratiche europee.

Qual è oggi il ruolo dell’Osservatorio Smart City di ANCI nel processo di evoluzione dei territori urbani in ambienti più smart?

L’Osservatorio si propone da sempre come luogo di aggregazione, clusterizzazione, e come elemento di supporto proprio perché il Paese possa avere una sua unitarietà di progetto nel percorso di creazione e trasformazione delle città in luoghi più amichevoli. Ormai spendere e utilizzare nel modo migliore le risorse è in assoluto un passaggio cruciale. [Qui un intervento video del Presidente che delinea lo scenario del governo delle città nel nostro paese].

A questo proposito l’Osservatorio ha prodotto una piattaforma, uno strumento che consente di fare una fotografia di quanto è stato fatto in termini di applicazioni, sistemi, progetti e processi sul tema delle città intelligenti. Tutto ciò per mettere a disposizione del Paese i risultati, le metodologie e la natura dei processi in modo tale che possano essere riutilizzati. La piattaforma nasce proprio come strumento che in qualche modo vuole fare un po’ di ordine tra quanto è già stato fatto e come lo si è fatto, e quindi stimolare il confronto tra le città per far crescere una cultura del riuso ancora molto debole nel Paese.

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