Shared services, l’unione fa la forza

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Dove i Comuni si muovono creando servizi condivisi e utilizzando la tecnologia come strumento facilitatore per lo sviluppo di comunità di pratica e di logiche cooperative, migliorano i servizi e nascono nuove opportunità di sviluppo economico per i territori. Un esempio di questo approccio nelle esperienze di ReteComuni, UTI (Unione Territoriale Intercomunale) delle Valli e delle Dolomiti Friulane e ComunWeb.

14 Giugno 2017

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Michela Stentella

L’aggregazione come scelta e non come obbligo, fatta da Comuni consapevoli che questo nuovo modello organizzativo sinergico e collaborativo è un passaggio necessario per avviare processi di modernizzazione che altrimenti sarebbero impossibili in alcuni enti soprattutto di piccole dimensioni. Dove le Unioni di Comuni si muovono creando servizi condivisi, sperimentando un modo diverso di amministrare e una nuova gestione delle risorse, utilizzando la tecnologia come strumento facilitatore per lo sviluppo di comunità di pratica e di logiche cooperative, allora si creano nuove opportunità non solo per l’offerta di servizi di qualità a cittadini e imprese, ma anche per lo sviluppo economico dei territori.

Il passaggio è dal concetto di smart city a quello di smart land, comunità territoriali intelligenti che utilizzino la tecnologia come uno dei principali fattori abilitanti per una maggiore capacità di governance e di sviluppo del territorio. Un esempio forte in questo senso arriva da Cremona, dove appena sabato scorso in una 24 ore dedicata all’innovazione sono state messe sul piatto diverse iniziative finalizzate a concretizzare questo approccio che mette in rete tutte le componenti amministrative, politiche ed economiche del territorio. Il principio guida è quello di un’economia della contiguità, un’economia delle agglomerazioni, come ha sottolineato a FORUM PA 2017 Giovanni Vetritto (Coordinatore Ufficio per le politiche urbane e della montagna, la modernizzazione istituzionale e l’attività internazionale delle autonomie regionali e locali – Presidenza del Consiglio dei Ministri), nel corso di un incontro dedicato agli shared services come strumento di collaborazione tra amministrazioni locali per mettere al centro i cittadini e abilitare nuovi servizi.

Parole d’ordine sono quindi riuso e condivisione. Il contesto di riferimento rimanda a diversi fattori: un accesso alla rete sempre più diffuso e pervasivo; il passaggio dal vecchio concetto di e-government come adozione strutturata dell’ICT da parte della PA a quello di open government (web 2.0, social network, trasparenza, collaborazione, partecipazione); la riforma istituzionale che prevede una diversa aggregazione degli enti locali (Riforma Delrio). I vantaggi vanno dal risparmio di tempi e costi al miglioramento delle prestazioni, dallo sviluppo di una nuova governance dei territori che coinvolge istituzioni e stakeholder locali alla definizione di azioni mirate per lo sviluppo economico dei territori stessi.

Esempi concreti di questo approccio non mancano nel nostro Paese, come è emerso proprio nel corso dell’incontro del 25 maggio a FORUM PA 2017 (di cui trovate tutti gli atti on line). Queste le esperienze raccontate: ReteComuni, ambiente di innovazione collaborativa sviluppato da ANCI Lombardia che coinvolge oltre 160 comuni per oltre 3 milioni di abitanti; l’UTI (Unione Territoriale Intercomunale) delle Valli e delle Dolomiti Friulane, l’Unione più estesa d’Italia con i suoi 1200 km quadrati; ComunWeb, la piattaforma open source che ha fatto risparmiare ai Comuni Trentini 1,4 milioni di euro in tre anni e la cui community conta oggi l’adesione di 171 comuni (su 177), 14 comunità di valle (su 15), 2.500 amministratori coinvolti, 1.100 dipendenti attivi, 25.000 visitatori.

Tre esperienze che, ognuna con la propria storia e la propria specificità, richiamano comunque alcuni elementi e obiettivi comuni: l’importanza del riuso delle soluzioni e della condivisione dei progetti e delle esperienze, il valore centrale della formazione e dell’empowerment dei dipendenti pubblici, la centralità del dato come elemento di trasparenza ma anche come fattore essenziale per la lettura dei fenomeni e la progettualità del territorio, le tecnologie non come fine ma come strumento abilitante per lo sviluppo di vere comunità intelligenti, la scelta di coinvolgimento di tutti gli attori del territorio (cittadini, imprese, associazioni,…) nella definizione degli obiettivi e nella co-gestione dei servizi, l’innovazione e la collaborazione tra enti non solo come scelta per ridurre i costi e avere servizi più efficienti, ma anche come motore di crescita e sviluppo del territorio, puntando sull’identità e valorizzando le specificità locali.

Ecco il racconto delle tre esperienze attraverso le presentazioni e le parole di chi ne sta seguendo l’evoluzione giorno per giorno: Stefano Toselli, Project Manager di Ancitel Lombardia; Luciano Gallo, Direttore generale UTI Valli e Dolomiti Friuliane; Gabriele Francescotto, Opencontent – Consorzio dei Comuni Trentini.

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