Simona Vicari: “Definiamo una strategia nazionale per ridisegnare le città”

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“Occorre lavorare perché gli obiettivi delle smart cities si traducano in effettivi laboratori di politica industriale”. In attesa di poterla incontrare a Bologna, durante Smart City Exhibition, abbiamo intervistato Simona Vicari, Sottosegretario con delega alle Smart Cities. Le abbiamo chiesto di raccontarci a che punto sono le città nel percorso verso la smart city, e di esporci quali saranno i prossimi passi del Governo in questa direzione.

13 Ottobre 2014

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Martina Cardellini

“Occorre lavorare perché gli obiettivi delle smart cities si traducano in effettivi laboratori di politica industriale”. In attesa di poterla incontrare a Bologna, durante Smart City Exhibition, abbiamo intervistato Simona Vicari, Sottosegretario con delega alle Smart Cities. Le abbiamo chiesto di raccontarci a che punto sono le città nel percorso verso la smart city, e di esporci quali saranno i prossimi passi del Governo in questa direzione. Tra le prime azioni da mettere in campo la definizione di una solida strategia nazionale in stretta sintonia con le indicazioni europee e attenta alle significative risorse che la nuova programmazione metterà a disposizione per le città. Questo il primo passo per trasformare le città in laboratori di politica industriale.

È in assoluto la prima volta che un Governo prevede una delega alla smart city, cosa significa?

È indubbiamente una novità di grande rilevanza, un segnale importante e chiaro dato da questo Governo, ben conscio delle potenzialità e dell’attualità della materia  verso uno sviluppo veramente sostenibile per i cittadini e l’ambiente.
La scelta del Governo è mirata a perseguire un più ampio ammodernamento dei modelli di governo locale e a superare le frammentazioni, che in molti casi hanno ostacolato il pieno sviluppo delle smart cities. È quindi indispensabile una strategia nazionale in stretta sinergia con le indicazioni europee e il costante riferimento ai progetti di Horizon2020.
L’obiettivo è l’attuazione della guida della “Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente”, che si dovrà accompagnare a forme specifiche di indirizzo, tutoraggio, controllo e interventi operativi.
Abbiamo una grande occasione per ridisegnare le nostre città e lavorare per dare una unicità di indirizzo che superi tutte le frammentazioni, indichi le priorità sulle specifiche declinazioni che il movimento Smart City può avere nel contesto nazionale, e rafforzi il ruolo di indirizzo relativamente agli investimenti, per evitarne ridondanze e dispersioni.

A che punto siamo nel percorso verso la Smart City?

Occorre essere realisti sulla situazione: le Smart City non sono decollate come atteso, sono state troppo sbilanciate su tematiche green, la collaborazione tra pubblico e privato ancora una volta è stata scarsa, come scarsa è l’interoperabilità dei dati, mancano criteri di monitoraggio sui progetti e una banca dati di riferimento.
Ecco allora dove si deve intervenire, definendo però prima di tutto ”una strategia nazionale” perché gli obiettivi delle smart cities si traducano in effettivi laboratori di politica industriale e tecnologie capaci di trovare applicazioni nei settori più diversi del tessuto delle Città (Imprese, Cittadini e Pubbliche Amministrazioni).

Nella declinazione italiana della prossima programmazione che peso avranno le Smart Cities?

Un peso di assoluto rilievo. C’è da dire anzitutto che la promozione di Città e Comunità Intelligenti rappresenta una delle 5 Aree Tematiche su cui è fondata la Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente, alla base di quell’Accordo di Partenariato al momento in via di negoziazione con la Commissione Europea, che è il documento che condiziona tutta la prossima programmazione dei fondi 2014-2020. Ancorché prima della chiusura del negoziato, da qui a dicembre, l’ammontare delle risorse non sia precisamente quantificabile, l’impegno di spesa sulle Smart Cities nei prossimi anni sarà significativo
L’approccio è pragmatico, e i punti su cui dovremo lavorare sono tre:

1.     Mettere a sistema le risorse che vengono direttamente da istituzioni comunitarie come la Banca Europea degli Investimenti, con quelle gestite da programmi operativi nazionali  e regionali, e finalizzarle all’attuazione di strategie di “cambiamento” delle città declinate a livello pluriennale, come avviene negli altri grandi Paesi. Fondamentale, in questo scenario, supportare la gestione del quadro regolatorio degli strumenti finanziari, che sono molteplici e complessi.

2.     Dar vita, anche attraverso una regolatory review se occorre, ad una modalità più efficace di costruire e gestire partenariati pubblico-privati, alla base delle future smart cities, di modo che le risorse pubbliche fungano da “leva” per attrarre e mettere in gioco quelle private.

3.     Rendere coerente il masterplan del processo Smart City nazionale con la nuova programmazione di Horizon 2020 che premierà maggiormente i territori che hanno una strategia integrata di sviluppo sostenibile. 

Quali sono i macro obiettivi e i tempi che il governo si è dato sul tema?

Il nostro obiettivo macro è quello di definire una politica organica sul tema: motivo per cui stiamo attivando una Task Force interna al Ministero estesa ai diversi livelli istituzionali coinvolti nell’ambito Smart City ed attenta alle istanze dei portatori di interesse (Aziende, Pubbliche Amministrazioni, terzo settore..) del territorio. Nello specifico, l’idea è di dar vita a delle policy guidelines, un vero e proprio “Codice”, che, partendo da una visione chiara – le Smart Cities non solo come programma green, ma come volano di sviluppo economico, occupazionale e tecnologico del Paese – recepisca ed integri i contributi che i diversi livelli di governo vorranno apportare, e ci consenta di giungere, in parallelo con l’avvio della nuova programmazione, a declinare con chiarezza obiettivi di dettaglio, strumenti e tempi con cui dar luogo ad una strategia condivisa e dall’orizzonte pluriennale.

A che punto si trova oggi il Piano Città?

I Progetti di riqualificazione urbana del Piano Città hanno ampi spazi di complementarietà con gli obiettivi delle Smart City. Il Piano, il cui rifinanziamento è previsto nello "Sblocca-Italia" è da ridefinire, anche alla luce dei nuovi scenari introdotti dal fenomeno delle città metropolitane. Ad oggi il piano ha classificato, istruito e valutato le 457 proposte pervenute, scegliendone 28, per un cofinanziamento complessivo di 318 milioni.
La sinergia tra i due Progetti può avere un reciproco effetto positivo ed è a questo, alla visione di insieme, che intendiamo lavorare.

Dal punto di vista del governo la Smart City è un elemento di politica industriale?

La Dichiarazione di Venezia dell’8 luglio scorso, frutto del lavoro di Governo Italiano e Commissione Europea, che aprirà il Consiglio Europeo Digitale di Ottobre è abbastanza chiara: le Città debbono diventare il Laboratorio per una Europa più dinamica e digitale. Il presupposto è che se la Digital Economy consentirà il recupero di competitività ed occupazione nel Continente, in presenza di una crescente urbanizzazione, le Città non potranno che essere al centro dell’attenzione delle policy dei governi.
In realtà, le smart cities si prestano a diventare un “elemento di politica industriale” per diversi motivi: l’introduzione delle innovazioni in termini di infrastrutture e servizi generano public procurement intelligente e premiano ricerca e sviluppo da parte di grandi, medie e piccole aziende che si “integrano” per fornire soluzioni apprezzate dagli end-users;  favoriscono la trasformazione in senso 2.0 delle imprese e delle industrie presenti sul territorio, e l’attrazione di nuove, consentendo di generare crescita ed occupazione anche in settori tradizionali “rivisitati” secondo i nuovi paradigmi; generano un positivo volano attraverso gli investimenti in efficienza energetica – che hanno anche una ricaduta sui risparmi del settore pubblico e privato oltre che sulla salute e la politica energetica nazionale; infine contribuiscono a promuovere “soluzioni replicabili a livello internazionale”.

Cosa vieta che le “specializzazioni intelligenti” che nascono dall’industria italiana per un territorio così complesso come il nostro, non vengano poi “esportate” in altri contesti del globo? Questa può essere un grandissima opportunità di sviluppo per il Paese, a patto che la si giochi con un orizzonte temporale adeguato, con un respiro internazionale e che i progetti e i loro risultati si collochino in un preciso orizzonte di industrializzazione che verrà seguita, favorita e monitorata. Ai miei occhi, questo giustifica e ancora con forza l’inserimento delle smart cities nell’alveo delle politiche industriali.

È possibile ipotizzare una strategia centrale che lavori in sinergia con le risorse comunitarie in modo da sbloccare la situazione di stallo in cui si trova il mercato?

Davanti a piani di intervento pluriennali, con una chiara identificazione delle priorità da raggiungere diventando “Smart” – in termini di crescita del reddito, dell’occupazione e della soddisfazione dell’utenza oltre che di miglioramento dei profili ambientali – è più facile immaginare, con un’intesa tra governo e territori, schemi finanziari che integrino finanziamenti agevolati con meccanismi di valorizzazione dei fondi strutturali che aiutino, ove possibile, a mitigare anche  i vincoli del Patto di Stabilità. Un utilizzo intelligente del Fondo di Garanzia per l’Efficientamento Energetico, su cui potranno convergere anche risorse regionali, potrà aiutare a mettere in moto un meccanismo di finanziamento pubblico-privato delle componenti infrastrutturali.  Quanto prima verranno avviati tutti i necessari strumenti attuativi per renderlo pienamente operativo nel più breve tempo possibile. 

 

Simona  Vicari interverrà a Smart City Exhibition il prossimo 22 ottobre a Bologna, durante il convegno L’innovazione urbana come motore di sviluppo.

 

[Per maggiori informazioni e per iscriversi all’evento consultare questo link]

 

 

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