Smart City Genere e Inclusione. L’intelligenza dei territori e le differenze: un anno di lavoro verso SCE2013
Il workshop tematico Smart City Genere e Inclusione, promosso lo scorso anno su iniziativa di Stati Generali Innovazione e Università Ca’ Foscari-CISRE/ECWT (European Centre for Women and Technology) con ForumPA, ha dato l’avvio ad un percorso di ricerca e progettazione sul tema[1] che comincia a portare i suoi frutti, mentre ci avviciniamo all’edizione 2013 di Smart City Exhibition che ospiterà la seconda edizione dell’evento e che sarà l’occasione per fare il punto sui nuovi sviluppi.
24 Luglio 2013
Maria Sangiuliano
Il workshop tematico Smart City Genere e Inclusione, promosso lo scorso anno su iniziativa di Stati Generali Innovazione e Università Ca’ Foscari-CISRE/ECWT (European Centre for Women and Technology) con ForumPA, ha dato l’avvio ad un percorso di ricerca e progettazione sul tema[1] che comincia a portare i suoi frutti, mentre ci avviciniamo all’edizione 2013 di Smart City Exhibition che ospiterà la seconda edizione dell’evento e che sarà l’occasione per fare il punto sui nuovi sviluppi.
Come è noto, il dibattito sulle Smart Cities ruota, con mille sfumature, attorno ai due poli della “tech driven smart city”, che enfatizza il fattore innovazione tecnologica e crescita economica, e quello della cosiddetta “human smart city” che assegna la priorità alla partecipazione dei cittadini e al loro ruolo nell’identificare bisogni, usi, caratteristiche delle tecnologie per il miglioramento della qualità e della sostenibilità della vita urbana. Guardare ai processi di innovazione in una prospettiva di genere significa promuovere una visione di innovazione non monolitica, e che valorizzi la componente umana e sociale: l’indagine di Alessia Anzelmo per ForumPA Futuro@lfemminile contenuta nell’e-book “Smart City di Genere” e presentata a ForumPA2013 lo scorso Maggio conferma decisamente questa direzione di ricerca. Raccogliendo i punti di vista di 20 donne tra amministratrici locali ed esperte, è emerso come sia essenziale recuperare almeno tre dimensioni fondamentali per una città intelligente ed inclusiva:
- garantire una presenza paritaria (o tendente alla parità) delle donne nei livelli decisionali nei quali prendono forma le direzioni strategiche e i piani di sviluppo della Smart Cities, dal livello nazionale a quelli locali;
- includere le donne nei processi di partecipazione e coinvolgimento attivo della cittadinanza, nel crowdsourcing, nel co-design e nei living labs;
- integrare un punto di vista di genere e inclusivo nella ricerca e nello sviluppo delle soluzioni tecnologiche per le città Smart, dai servizi offerti, ai contenuti, alle interfacce.
E’ sufficiente in un determinato contesto che la prospettiva ‘umanistica’ sia quella prevalente per far sì che in un progetto o un’iniziativa di Smart City siano presenti gli aspetti di cui sopra? Senza dubbio rappresenta un fattore facilitante e un presupposto, tuttavia non mancano gli studi sulle esperienze di partecipazione urbana anche attraverso le ICT che mostrano come non sia affatto automatico attivare le donne, e in generale soggetti che tendono a rimanere esclusi dai processi di consultazione pubblica. Inoltre, come anche le intervistate della ricerca hanno sottolineato, continua a mancare sia la presenza di donne nei tavoli di decisione che in quelli tecnici, e le competenze sul mainstreaming di genere nella ricerca e nell’innovazione non sono ancora codificate e riconosciute. Per non parlare della cronica indisponibilità di dati che siano disaggregati per sesso.
In generale, le strutture di genere ed esclusione sono talmente radicate nella società, nell’economia, ai livelli simbolico, immaginario e cognitivo, che uno sforzo costante di accompagnamento e sostegno ai percorsi di cambiamento verso modelli diversi, aperti ed inclusivi delle differenze e in particolare a quella di genere rimangono essenziali, anche quando si utilizzino chiavi di lettura delle città intelligenti human/citizens oriented.
Non è un caso che il contesto di Smart City Exhibition, che è nato con questa vocazione, abbia rappresentato l’humus ideale nel quale si è dato avvio un anno fa a questo percorso di ricerca. Dall’Open Talk a Bologna per SCE 2012 molte cose sono successe:
- si è ampliata e consolidata la Rete WISTER (Women for Intelligent and Smart Territories) all’interno di Stati Generali Innovazione, che ha messo a punto analisi e proposte di genere in diverse aree di policy, ora in fase di elaborazione in chiave urbana. E’ stato prodotto l’e book Smart City di Genere e sono in dirittura di arrivo, a cura di Università Ca’ Foscari/CISRE, 2 casi studio per esplorare più in dettaglio le dinamiche che facilitano o possono ostacolare una prospettiva di genere. Nelle città di Venezia e Trento sono partiti percorsi sperimentali concreti, rispettivamente Open Data di Genere, e partecipazione attraverso Open Space Technology (a cura di Università degli Studi di Trento).
in parallelo a livello Europeo ECWT ha dato avvio alla costruzione di una rete europea di università, incubatori d’impresa, ong, interessati a progettare sul tema ed ha avviato un dialogo con le principali piattaforme europee sulle Smart Cities. Scambi sono inoltre attivi con la Rete di Ricerca COST Gender STE e con il gruppo di lavoro sui temi urbani, con il Progetto Gendered Innovations coordinato da Stanford University, ed è partita una diretta collaborazione con il WIRES Summit sullo sviluppo urbano integrato, promosso da diverse università e fondazioni scientifiche statunitensi.
L’edizione 2013 di Smart Cities, Gender and Inclusion in SCE 2013 si baserà dunque su questi sviluppi in corso, e continuerà ad essere un momento di confronto e dibattito allargato con approfondimenti su smart mobility, servizi e-health e e-care, sicurezza urbana e Open Data in prospettiva di genere, mantenendo come focus trasversale la partecipazione attiva delle donne, come cittadine, imprenditrici, ricercatrici, attiviste, e decision makers.