Suburban way(s) of life: l’essenza urbana abita nelle periferie

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L’intensificazione contemporanea di fenomeni urbani a energia contradditoria e l’incidenza evidente dei loro effetti sulle vite delle persone e i loro stili di vita, hanno sollecitato studiosi di tutto il mondo a ripopolare il dibattito scientifico sulla (nuova) questione urbana. Suburban way(s) of life è dunque tanto uno slogan quanto un appello, che intende suggerire uno sguardo attraverso il quale interpretare l’intricata coesistenza di fenomeni contrapposti.

4 Dicembre 2014

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Camilla Perrone*

L’intensificazione contemporanea di fenomeni urbani a energia contradditoria e l’incidenza evidente dei loro effetti sulle vite delle persone e i loro stili di vita, hanno sollecitato studiosi di tutto il mondo a ripopolare il dibattito scientifico sulla (nuova) questione urbana.In particolare è doveroso citare e tenere in evidenza, il contributo di Roger Keil sul tema della Suburban revolution, a cui si ispirano queste sintetiche riflessioni, adagiate sullo sfondo di un dibattito che richiama tra le altre, le voci di Saskia Sassen, Edward Soja, Christian Schmid, Neil Brenner, Andy Merrifield, Jennifer Robinson, Matthew Gandy, Michael Storper e altri ancora.

In molti si sono chiesti quali fossero le sfide da affrontare e soprattutto l’approccio da scegliere nel confrontarsi con esse, esprimendo talvolta anche opinioni contrastanti sulle controverse manifestazioni delle trasformazioni socio-spaziali, muovendo dalla questione postmetropolitana fino ad arrivare alla teoria dell’urbanizzazione planetaria.

Suburban way(s) of life è dunque tanto uno slogan quanto un appello, che intende suggerire uno sguardo attraverso il quale interpretare l’intricata coesistenza di fenomeni contrapposti, come la convergenza di densità insediative vs. la differenziazione di concentrazioni urbane e suburbane; la decentralizzazione di funzioni vs. la ri-centralizzazione di eventi e dinamiche di vita; l’omogeneizzazione vs. l’eterogeneità dei paesaggi suburbani; l’erosione dei bordi spaziali e concettuali tra urbano, suburbano (e altro ancora) vs. la riconferma dei confini come dispositivo di salvaguardia delle risorse; l’estensione planetaria dei fenomeni urbani come orizzonte vs. l’interpretazione del suburbano come stile di vita.

Ripartendo dal lavoro di Henry Lefebvre sul concetto di “rivoluzione urbana”, il dibattito ha messo al centro della “questione urbana”, la “questione suburbana” come dispositivo epistemologico necessario a interpretare il cambiamento e a leggere quella che in realtà sembra assumere i contorni di una rivoluzione suburbana, almeno in molte parti del mondo.

L’urbano si sfuma, come luogo e come concetto; la città e la sua essenza (ovvero la city-ness) si manifestano in tanti tipi di spazi, non necessariamente centrali, anzi sempre più evidentemente suburbani, sia nel centro che su bordi sempre più spessi, sempre più “fuzzy”. La città, così ridefinita, incorpora innumerevoli tipi di (SUB)urbanità; reinterpreta la giunzione tra velocità diverse, sebbene prodotte in contesti enormemente diversi; sopratutto ospita l’intersezione tra differenze che producono innovazione e novità, intersezioni spesso intraducibili in un risultato immediatamente tangibile.

Suburban revolution è allora un nuovo modo di cercare e riconoscere l’essenza della città nelle nuove geografie disegnate dai processi di regionalizzazione dell’urbano.
Suburbanism è il dominio entro il quale riconoscere innovazione sociale, sperimentare innovazione istituzionale, riscoprire la terra e le sue risorse, praticare politiche pubbliche di ri-equlibrio tra energie sociali insorgenti e opportunità istituzionali, e riscoprire il diritto alla città (e alla terra) oltre le categorie di centro e periferia.

Ripensare l’urbano come rivoluzione suburbana suggerisce quindi un riorientamento dello sguardo e dell’azione nelle sfere della governance, della gestione della territorio (inteso come suolo, come risorsa, come organizzazione spaziale delle relazioni umane), del sistema delle infrastrutture, dell’accessibilità, della mobilità, degli stili di vita e più in generale, delle trasformazioni socio-spaziali.

Ambiti in cui, l’incorporamento di una prospettiva suburbana produrrebbe uno sconquasso nel ridisegno delle relazioni tra azioni pubbliche e mercato, tra attori pubblici (e collettivi) e privati, tale da spaventare qualunque amministrazione, forse anche le città e i loro abitanti.  
Tuttavia sono proprio queste, le sfide e le ragioni di una Suburban revolution. E’
proprio questo il dominio suburbano nel quale:

  • riconoscere capitale sociale e potenziale di espressione di nuove cittadinanze;
  • valorizzare nuove risorse in termini di imprenditorialità, innovazione sociale (del tutto opposta alla cosiddetta economia creativa delle città, ispirata dalla tendenza hipster), e community building, ormai palesemente propri del dominio suburbano;
  • valorizzare un modo diverso di fare politiche (fare politiche dal basso in molti casi) e riportare quindi le periferie al centro.

Ci sono almeno otto articolazioni della nuova “questione suburbana” che potremmo appuntare come agenda di lavoro per il futuro:

1. mettere al centro delle agende urbane (delle politiche e delle nuove economie suburbane) il processo di produzione dello spazio (e non lo spazio in sé);

2. declinare il “diritto alla città” come opportunità di condivisione di responsabilità nella costruzione del futuro, ovvero non come diritto de iure, esigibile e statico, ma come diritto alla co-produzione di “futuro suburbano”;

3. Suburban revolution potrebbe essere inteso come dispositivo di esplorazione della “materialità” dell’urbano, utile a ripensare la teoria e a rinnovare lessici ormai inadeguati a catturare al complessità dei fenomeni e la natura della transizione post-urbana;

4. riconoscere alle periferie (suburbs) una soggettività istituzionale che le legittimi come forme emergenti di governance, capaci di gestire la molteplicità delle autorità politiche e delle scale di azione; in grado di riconoscere e valorizzare le pratiche di autogoverno e le forme di auto-organizzazione sociale ed economica;

5. suburban ways of life e processi di suburbanizzazione non coincidono gli uni con gli altri, soprattutto nella misura in cui suburbanizzazione allude a ghettizzazione e isolamento. L’assunzione del suburban way of life come approccio cognitivo, non implica zonizzazioni, e enclavizzazioni. Al contrario include e reinterpreta le categorie esistenti, fino a mettere in discussione perimetri e teorie che hanno enfatizzato processi di periferizzazione del mondo;

6. non c’è una necessaria convergenza tra urbanità e densità (intese come congiunzioni virtuose di Interdependencies / Unpredictability / Speed / Differences / Intense emotions / Mobility). Entrambe queste categorie possono trovarsi e disseminarsi in maniera convergente e/o invertita, rispetto alle categorie di centro e periferia, urbano e rurale, e in contraddizione con le teorie dell’esistenza di un “outside” ontologico e costitutivo, ereditate dalla città moderna;

7. è possibile affermare che esista un’actorship delle Suburbanities in grado di portar fuori dall’isolamento realtà suburbane e miriadi di suburban ways of life, legittimandone una nuova condizione di esistenza urbana;

8. ripensare la teoria (reloading theory) dei processi di urbanizzazione percorrendo almeno tre piste epistemologiche:  la smartness intesa come paradigma per valorizzare il potenziale di sviluppo diffuso (tecnologia, governance, politica), riconoscere le capacità di cambiamento e scrivere le agende empiriche di trasformazione del territorio; la co-produzione (di risorse, territori, suburbanità), intesa come slow surgery inclusiva di conoscenze locali e opportunità interattive, abilitante alla co-gestione futura; la fabbricazione come processo di creazione e costruzione maieutica e interattiva di nuove professionalità.

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Camilla Perrone è coordinatrice del Laboratory of Critical Planning&Design Università degli Studi Firenze. Ha introdotto i lavori di "Suburban Revolution. Periferie al centro" il 22 ottobre a Smart City Exhibition 2014. Qui il suo intervento a #SuburbanRev #SCE2014

 

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