Open data e impatto di genere: parte da Bologna #datipercontare, la campagna promossa da Period Think Tank

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Rendere aperti e pubblici i dati necessari a misurare l’impatto di genere delle politiche pubbliche. E inserire la Valutazione di impatto di genere (Vig) preventiva nell’adozione delle politiche comunali, degli interventi strategici e degli strumenti di programmazione, a partire dall’utilizzo dei fondi Next Generation UE. Questo il focus della campagna #datipercontare, promossa dal collettivo femminista “Period Think Tank”, alla quale ha aderito per primo in Italia il Comune di Bologna

22 Aprile 2021

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Michela Stentella

Content Manager FPA

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Il mondo degli open data e l’attivismo per la riduzione del divario di genere si incontrano nella campagna #datipercontare, promossa dal collettivo femminista “Period Think Tank” (con sede a Bologna e a Roma), che con questa iniziativa, lanciata a inizio marzo, chiede alle amministrazioni comunali di rendere aperti e pubblici i dati (disaggregati per genere) necessari a misurare l’impatto di genere delle politiche pubbliche. Un modo per valutare, misurare e, quindi, intervenire su eventuali disparità. La campagna ha trovato la prima forte adesione da parte del Comune di Bologna: la Giunta ha infatti approvato, per prima in Italia, una delibera in cui si impegna ad adottare la Valutazione di impatto di genere (Vig) preventiva come metodologia per l’adozione delle politiche comunali, degli interventi strategici e degli strumenti di programmazione, a partire dall’utilizzo dei fondi Next Generation UE.

Aspetti centrali della campagna #datipercontare sono l’accento posto sul livello di prossimità (quindi il ruolo centrale assegnato ai Comuni), l’approccio trasversale al tema delle politiche di genere (mainstreaming di genere) e il focus sullo strumento della valutazione di impatto di genere ex ante, quindi preventiva. Lo sottolinea Giulia Sudano, presidente di Think Thank Period: “Abbiamo pensato di partire dal livello amministrativo più vicino alle persone, quindi dai Comuni. E di farlo con un’azione che deve essere per forza trasversale, coinvolgendo quindi diversi assessorati, non solo quello della pari opportunità.  Un approccio al mainstreaming di genere che già nel 1995 era stato lanciato dalla Conferenza mondiale delle donne a Pechino, ma che non è ancora acquisito. Ogni assessorato dovrebbe avere al suo interno il punto di vista di genere, il tema delle politiche attive verso l’uguaglianza. Anche la valutazione di impatto di genere ex ante non è una metodologia ancora diffusa e usata in Italia. E qui entra in gioco il valore dei dati e degli open data, perché senza dati disaggregati per genere non puoi misurare e non puoi valorizzare i bilanci di genere”. Dati come bene comune, dati di genere e dati aperti per prendere decisioni migliori, quindi.

Il Comune di Bologna ha scelto di aderire pienamente alla filosofia e all’impostazione della campagna #datipercontare, come sottolinea Mariagrazia Bonzagni, Direttore dell’Area Programmazione Controlli e Statistica, referente per il progetto: “Sono diversi gli assessorati coinvolti nella delibera di giunta, pari opportunità, lavoro, programmazione, ma in generale è un tema che dovrebbe coinvolgere tutti i settori. Bologna è stata la prima città ad aderire alla campagna e non è un caso: da anni la nostra amministrazione realizza indagini con focus e attenzione allo sguardo di genere, abbiamo un Ufficio statistica che è molto forte su questi aspetti, tutte le indagini hanno sempre il dato maschile e femminile. Per colmare il gender gap si deve prima colmare il gender data gap. Ma il tema per noi più importante è proprio quello della valutazione di impatto di genere da fare prima dell’adozione e dell’inserimento delle proposte e degli obiettivi all’interno dei Documenti di Programmazione. È una metodologia di cui puntiamo molto anche come leva di cambio culturale. Questa campagna rappresenta per noi l’occasione per fare ancora un passo in più rispetto a quanto già fatto negli anni passati”.

“Il tema del gender gap – aggiunge Bonzagni – è centrale nel raggiungimento degli Obiettivi di sostenibilità dell’Agenda ONU 2030, non solo del Goal 5, e questo è da anni il framework di riferimento per i nostri obiettivi strategici operativi. Non ci può essere sviluppo sostenibile senza attenzione al divario di genere, secondo la logica e la visione sistemica e trasversale che si ritrova proprio nell’Agenda ONU. Per questo dobbiamo fare una valutazione di impatto di genere ex ante rispetto alle politiche pubbliche che andiamo ad attivare, politiche che eliminando le disparità siano volte al benessere di tutta la comunità”. 

Insomma, il “data feminism” dovrebbe diventare a tutti gli effetti un elemento per la programmazione e la definizione delle politiche. “Questo percorso è nato proprio a Bologna tre anni fa, in occasione di un open data day tutto dedicato ai dati di genere – racconta Valentina Bazzarin, Co-fondatrice di Period Think Tank – al quale aveva partecipato anche Pina Civitella che, come responsabile open data del Comune, aveva poi avviato un monitoraggio sul patrimonio esistente di dati comunali in ottica di genere. Ci accorgemmo che dati anche molto banali, come quelli demografici, non venivano resi disponibili con un filtro di genere e che, invece, questo avrebbe avrebbe offerto fotografie molto diverse della città. Poi durante una Smart City Exhibition a Barcellona, lo stesso anno, incontrammo Catherine D’Ignazio, fondatrice del Data feminism insieme a Lauren Klein, e abbiamo quindi scoperto che all’estero c’era già una sistematizzazione di quanto stavamo facendo in maniera del tutto spontanea a partire dal contesto urbano bolognese. Questo ci ha permesso di affinare il nostro approccio, fino alla campagna #datipercontare, e di individuare il tempo giusto per lanciarla, dato che le misurazioni di impatto vengono ora richieste dalla documentazione europea rispetto agli impegni di spesa del Next Generation UE. Abbiamo creato quindi a dicembre scorso l’associazione Period e abbiamo lanciato la campagna ai primi di marzo. La delibera politica del Comune di Bologna è per noi molto importante, perché ci consente di potenziare la nostra azione in relazione alla misurazione degli impegni di spesa del Recovery Fund”.

“Vorremmo innescare un effetto domino tra i Comuni sia su scala regionale che fuori regione – conclude Giulia Sudano – un po’ sulla scia di quello che è avvenuto con il bilancio di genere, che in Italia è partito proprio da esperienze locali. La valutazione di impatto di genere è un tema urgente, perché i problemi delle disuguaglianze stanno aumentando a causa della pandemia. Si tratta di avviare un vero e proprio cambiamento amministrativo, per cui per ogni atto ci si chiede a monte che impatto avrà sugli uomini e sulle donne, se positivo, negativo o neutro. Ci vorrà tempo, ma si deve partire subito, anche grazie alla spinta del PNRR. Questo comporta un investimento, perché non tutti i comuni sono attrezzati, soprattutto quelli più piccoli. Dobbiamo capire come possiamo sostenerli e metterli in condizione di lavorare a questo nuovo approccio di programmazione”.

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