Morando: “Linee guida Agid per rilanciare gli Open Data, ecco come”

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Sono ormai diversi i siti realizzati come siti piloti di applicazione delle linee guida di design, redatte dall’Agenzia per l’Italia Digitale, per la realizzazione dei siti istituzionali degli enti locali. Un’esperienza che potrebbe aprire la strada per il design dei siti open data

29 Luglio 2016

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Federico Morando, Fellow del Centro Nexa su Internet & Società, Politecnico di Torino

Dal 4 luglio 2016 è online il nuovo sito web del Comune di Biella . È un sito istituzionale dal design semplice e pulito , e questo basterebbe a meritare una menzione. C’è poi un vantaggio supplementare: il codice pare abbastanza leggibile. A prima vista, dunque, approfittare del cosiddetto “open by default” (art. 52, c. 2 del CAD) per estrarre dati e documenti pubblici dal sito del comune di Biella dovrebbe essere semplice.

Assieme a quelli di Matera e della Regione Sardegna, quello sviluppato da CSI Piemonte per Biella è uno dei piloti di applicazione delle linee guida di design redatte dall’Agenzia per l’Italia Digitale per la realizzazione dei siti istituzionali degli enti locali. Il pilota biellese utilizza il content management system Drupal, quello di Matera utilizza Joomla!, mentre la versione alpha del sito di Regione Sardegna par custom, ma fa sicuramente uso del framework open source Bootstrap, che è al centro dell’implementazione di riferimento relativa alle linee guida di design.italia.it. Per altro, le linee guida stesse e tale implementazione sono sviluppate e commentate sull’account GitHub https://github.com/italia-it/.

Insomma, la notizia è che ci sono delle linee guida in evoluzione live su design.italia.it, commentabili aprendo issues su https://github.com/italia-it/designer.italia.it, e sono in lavorazione varie implementazioni di riferimento, che utilizzano il framework Bootstrap, nonché alcuni dei più comuni CMS open source (i cui temi e/o moduli spero e conto siano rilasciati al più presto in codice aperto e libero).

L’iniziativa, e la relativa implementazione – pur certamente migliorabile – mi pare tanto interessante da proporla come approccio di riferimento anche per rilanciare i progetti Open Data nostrani.

Sacrificando la brevità a beneficio della chiarezza, provo a spiegare perché, descrivendo lo scenario odierno di un funzionario che voglia fare Open Data. Siccome parliamo di pubblicare nuovi dati, adottiamo il punto di vista di un funzionario pubblico , ad esempio il responsabile IT di un comune di medie dimensioni. (A scanso di equivoci: il punto di vista per avviare il progetto è quello del funzionario, ma – come su design.italia.it – “SI DEVE – Progettare i contenuti affinché rispondano innanzitutto alle necessità degli utenti, non a quelle dell’amministrazione.”)

[Quel che segue è la descrizione di ciò che ho potuto sperimentare mettendomi per quattro ore nei panni del nostro funzionario : penso sia utile a spiegare perché oggi in Italia non ci sono praticamente Open Data utilizzabili, a parte quelli di progetti di livello nazionale, come OpenCoesione o ISTAT.]

Il nostro funzionario, Mario Rossi, ha sentito parlare in varie occasioni di Open Data, e – desideroso di implementare questo approccio – si imbatte rapidamente nel portale dati.gov.it. Da qui, Mario clicca sul link Fare Open Data, legge in pochi istanti le buone spiegazioni presenti, sintetiche e chiare, e guarda il video introduttivo . Il Sig. Rossi si dice: “Bene, ho capito cosa vuol dire dati aperti e perché è una buona idea – oltre che un obbligo di legge – aprire i dati, ma come faccio open data per davvero?”. Molto opportunamente, la risposta sembra a portata di mano, subito sotto, nella sezione “Creare gli open data”, tramite un rimando alle Linee guida nazionali per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico .

Comprensibilmente ansioso di trovare delle “ricette” per cominciare a pubblicare Open Data – anche perché non può spendere troppo tempo su questa incombenza, avendone molte altre più operative – il nostro funzionario comincia a scorrere il documento…

Uscendo un attimo dalla “user journey” di Mario, fatemi chiarire una cosa: le Linee guida sono un documento ben fatto , nulla da eccepire. Anche le premesse strategiche del documento sono del tutto condivisibili , ad esempio quando si dice che “risulta cruciale avviare opportune politiche di valorizzazione dei dati pubblici”, per indirizzare “tutte le amministrazioni verso un processo di produzione e rilascio dei dati standardizzato e interoperabile su scala nazionale.” L’analisi è dunque più o meno la stessa fatta dagli esperti interpellati da Cantieri PA Digitale – Data Management . Come obiettivi, dunque, Mario è in buone mani. Quel che manca, forse, è un’implementazione di riferimento .

Tornando al nostro funzionario, i suoi primi dubbi nascono dal fatto che, scorrendo il documento, dopo un Executive Summary di alto livello ed un’ampia Prefazione, a pagina 19 inizia una nuova Introduzione… ma Mario prosegue nella lettura, perché trova riferimenti normativi ed argomenti utile ad interagire con gli amministratori ed i colleghi più ferrati in ambito giuridico.

Tra pagina 36 e pagina 42 Mario viene introdotto al concetto di Linked Data, e prende nota mentalmente del fatto che sarebbe bello attivare uno stage con qualche studente universitario per approfondire la questione. Per altro, sua ricerca di indicazioni operative è ripagata dalla “Tabella 2: Metadati obbligatori”, che richiama l’Appendice I, dove si riportano esempi concreti: purtroppo, però, si tratta di materiale un po’ difficile da digerire… Non che manchino i riferimenti per approfondire, ma la cosa pare più impegnativa di quanto tempo e risorse a disposizione permettano . Dunque, il funzionario torna a leggere il testo principale, fiducioso che esistano vie di mezzo per pubblicare bene, ma modestamente, dati aperti “a tre stelle” (secondo il modellino di Tim Berners-Lee, di cui ha appreso a pagina 36), prima di arrivare alle “cinque stelle” dei Linked Data.

Lasciatemi uscire un altro attimo dalla user journey di Mario: io sono l’ultimo uomo al mondo che voglia scoraggiare l’uso dei Linked Data . Sono l’amministratore di Synapta, una start-up il cui motto è “linked data per davvero!”. Però non si può far finta che fare linked data sia banale, e – soprattutto – non si può credere che un progetto linked data, per quanto potenzialmente poco costoso, sia fattibile con le competenze interne che una PA media ad oggi possiede .

Il viaggio di Mario nelle Linee guida prosegue: nel capitolo Capitolo 5 apprende come si possa mettere in piedi un team Open Data ben fatto: “ottimo,” si dice “ ne terrò conto se ci saranno i soldi per attivare un qualche progetto finanziato ”. Il capitolo 6, “Standard tecnici e ontologie”, accende in Mario un barlume di speranza… ma si parla di nuovo troppo di linked data: “capisco sia il modo ideale di far le cose,” si dice il Sig. Rossi, “ma possibile che non ci sia un tracciato record standard per qualche CSV che c’è in tutti i comuni, come primo passo, senza bisogno di studiare cose che si imparano neanche ad ingegneria informatica? ”. Il nostro funzionario scorre poi rapidamente i capitoli da 7 a 10. Per carità, non che siano inutili: il fatto è che Mario sta esaurendo il tempo a sua disposizione e vorrebbe capire velocemente se ci sia o meno qualcosa di quick&dirty con cui cominciare velocemente ad aprire i dati, partendo col piede giusto . Purtroppo, non trova nulla del genere.

Mario, però, non demorde. Si è segnato alcuni riferimenti interessanti e – quando avrà tempo – tornerà a studiarsi questo tema affascinante. Peccato che Mario debba tener su il sistema informativo del suo comune e di tempo ne abbia poco…

Vorrei proporre un’esperienza d’uso alternativa. Mi piacerebbe che il nostro funzionario fosse indirizzato su qualcosa tipo design.dati.gov.it, dove vorrei che trovasse un sito senza fronzoli, magari associato ad un account GitHub come desing.italia.it, in cui reperire facilmente 10 tabelle CSV standard da riempire con dati che il suo comune sicuramente detiene e sicuramente può aprire come open data. E vorrei che i funzionari come Mario potessero proporre nuovi template standard e che l’AgID li validasse celermente, per farli diventare standard nazionali, ad esempio per pubblicare gli orari delle farmacie o i dati dei mercati locali. E poi – per chi vuole andare oltre e fare un secondo passo – si dovrebbero trovare le indicazioni su come pubblicare gli orari dei trasporti pubblici (magari in formato GTFS), e magari anche l’implementazione in Linked Data di due o tre cose facili da pubblicare così, tipo l’organigramma. Inoltre, sul portalino si potrebbero anche mettere gli strumenti per convertire automaticamente le tabelle CSV standard in linked data , fornendo l’URL del CSV stesso ed un paio di metadati… ma senza chiedere ai funzionari comunali, che non lo facciano per passione personale, di gestire davvero il processo di scelta di un’ontologia o di pubblicazione di linked open data. Per altro, a proposito di URL, sul sito il nostro Mario dovrebbe trovare anche l’ indicazione di dove mettere a disposizione questi materiali , in modo che possano essere recuperati automaticamente, magari su un URL tipo http://dati.suoEnte.it/API/0.1/nome-standard-datas….

Solo per dare la giusta visibilità al progetto locale, Mario potrebbe poi trovare – unitamente al suggerimento di non creare yet-another-portal e di utilizzare il portale regionale di riferimento, se disponibile – un template di pagina HTML statica (e se proprio vogliamo un paio di semplicissimi moduli per Drupal, Wordpress e Joomla!) per fare un mini-portale open data, tipo http://dati.suoEnte.it.

Che ne dite? Vorrei davvero che nei commenti a questo post mi si dicesse se sto immaginando cose inutili o in che altro modo si potrebbe fare.

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