Notizie da Seoul: parola d’ordine condividere

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Pensate se si potesse vivere così: uscire la mattina dalla propria casa, in condivisione, guidare un’auto presa al servizio sharing fino all’ufficio, uno spazio di coworking in cui lavorare in sinergia con i professionisti con i quali si condivide la scrivania e, neanche a dirlo, le proprie competenze e a pranzo? Un pasto condiviso, ovvio. Fantasia? Non per Seoul, che con un Act for Promoting Sharing si candida a diventare la capitale della sharing economy. Per riscoprire l’economia, ma soprattutto le relazioni.

27 Gennaio 2014

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Eleonora Bove

Pensate se si potesse vivere così: uscire la mattina dalla propria casa, in condivisione, guidare un’auto presa al servizio sharing fino all’ufficio, uno spazio di coworking in cui lavorare in sinergia con i professionisti con i quali si condivide la scrivania e, neanche a dirlo, le proprie competenze e a pranzo? Un pasto condiviso, ovvio. Fantasia? Non per Seoul, che con un Act for Promoting Sharing si candida a diventare la capitale della sharing economy. Per riscoprire l’economia, ma soprattutto le relazioni.

Abbiamo condiviso passaggi in auto con blablacar e una camera su Airbnb, ma anche l’ufficio e le nostre competenze. E non ci siamo fermati mica qui. Bici, vestiti e parcheggi perché tutto è condivisibile: è l’antidoto post-crisi al materialismo e al consumismo scrive l’Economist, è sharing economy diciamo noi. Un paradigma che incentivato dalle nuove tecnologie promette di avere effetti dirompenti, ma qualcuno di voi si è mai chiesto come questo fenomeno possa declinarsi poi in pratica in una dimensione metropolitana?

Se la sharing economy è accesso e non proprietà, se è riuso e non acquisto come può nei fatti una grande città come Seoul con 10 milioni di abitanti arrivare a proporsi come modello di condivisione? Eppure è così. Seoul, prendendo ad esempio San Francisco, vuole portare la sharing economy a tutti i cittadini ampliando le infrastrutture di condivisione, sostenendo le imprese che fanno della condivisione il proprio business, investendo risorse pubbliche e aprendo l’accesso ai dati, ma soprattutto vuole recuperare il senso di comunità perduto. Pare proprio che facciano sul serio.

Sharing City

Creato nel settembre del 2012 come parte Seoul Innovation plan, volto alla soluzione di problemi sociali, economici e ambientali in modo innovativo, il progetto Sharing City è una mossa per migliorare la vita dei cittadini attraverso la condivisione, ma alle stesso tempo è anche una strategia che mira ad ottimizzare le risorse della città, il budget riscoprendo la comunità. Non solo posti di lavoro e reddito, ambiente e riduzione dei consumi, ma soprattutto il recupero di relazioni basate sulla fiducia tra le persone. E’ infatti questo forse l’obiettivo principale dell’amministrazione cittadina, secondo Kim Tae Kyoon, Direttore della Divisione Innovazione Sociale di Seoul, infatti: "The Sharing city non solo crea nuovi posti di lavoro, aumenta il reddito e utilizza in modo efficiente le risorse – dice – ma riprodurrà le comunità che sono scomparse, a causa della rapida urbanizzazione e industrializzazione, in un modo moderno utilizzando le tecnologie dell’informazione e servizi di social networking."

Certo è che con più di 10 milioni di persone che vivono nel raggio di 234 chilometri quadrati, Seoul è in una buona posizione per dimostrare quali possono essere i benefici della tech-anabled sharing. Non è solo una delle città più popolose al mondo, ma anche una delle meglio collegate, ha infatti una infrastruttura tecnica altamente sviluppata, un diffuso wifi pubblico e il 60% dei sudcoreani possiede uno smartphone. C’è però il rovescio della medaglia, il sovrapopolamento e un’urbanizzazione mal governata hanno portato alla carenza di alloggi, parcheggi, trasporti oltre che inquinamento e un consumo di risorse eccessivi. Problemi che si amplificano con una tale densità abitativa.

Il Sindaco Park Woon-Soon, vicino all’attivismo sociale e innovativo di problem-solving, è il regista di questa trasformazione, ha abbracciato l’economia di condivisione come un modo per rimediare alcuni di questi problemi e sta adottando un approccio proattivo per l’utilizzo e la crescita dell’infrastruttura di condivisione della città.

Sharing Economy Agenda

Ed eccola una delle prime città ad approvare ufficialmente la economia della condivisione: 20 programmi di condivisione e politiche per creare una cultura della condivisione, prima ancora che numeri, che comprendono la sensibilizzazione del pubblico, attività di incubazione, nuovo regolamento e la mobilitazione delle risorse ora sottoutilizzate della città. C’è di più, i funzionari stanno anche lavorando, a livello legislativo, per semplificare la comunicazione tra imprese e il governo centrale. La Divisione Social Innovation gestirà proposte e richieste civili di condivisione. Ecco alcune delle fasi di lavoro previste:

  • Vagliare e designare la condivisione di organizzazioni non profit e aziende:  mettendo il “timbro di approvazione” su alcuni servizi di condivisione, la città costruisce la fiducia del pubblico nella economia della condivisione e introduce i cittadini ai servizi collaudati e affidabili di condivisione.
  • Promuovere la condivisione tra imprese: rafforza così la percezione nel pubblico che la sharing city sia qualcosa che travalica i confini demografici.
  • Seoul Sharing City diventa un brand: presentare la cittàcome una delle grandi città della condivisione è un modo potente per attirare l’attenzione internazionale, accelerare la trasformazione della città e posizionare la città come un hub lungimirante di innovazione.
  • Sovvenzionare le spese di 10 sharing enterprise: con 250 milioni di won (US $ 240.000, euro 180.000).   Dà alle imprese un po’ di respiro finanziario per concentrarsi sulla costruzione o migliorare il loro servizio.
  • Sostenere 20 sharing start-up con spazi per uffici, la consultazione e le sovvenzioni: consentirà alle imprese di crescere e alla città di sostenere idee e pensatori innovativi.
  • Creazione di un comitato cittadino composto da rappresentanti di vari settori tra cui accademici, legali, stampa, welfare, trasporti. E’ un modo per assicurarsi che si estenda la portata del progetto, sia promosso adeguatamente nei vari settori e di garantire che la condivisione sia parte della discussione quando vengono prese le decisioni all’interno di questi settori.
  • Creazione di una International Sharing City Conference. Seoul si vuole proporre come la Capitale della sharing economy e spera che altre città possano seguire il suo esempio.

In città è stato inoltre introdotto un servizio di car sharing composto da 492 veicoli; sono stati aperti alcuni parcheggi e edifici comunali a uso pubblico durante le ore ed i giorni di inattività; sono stati messi in contatto anziani con delle camere in più e studenti in cerca di alloggio e infine sono state create delle vere e proprie librerie condivise, che possono conservare libri, ma anche utensili, borse da viaggio e altri articoli che si possono usare anche una sola volta nella vita, e allora perché acquistarli? Condiviamoli!

Si condivide tutto anche l’arte

Ma quali sono queste sharing enterprise che supportano la città? Kozaza e Labo Corea ad esempio che ti permettono di condividere la casa o Woozoo, che trasforma vecchie case in case condivise; Billi facilita lo scambio di beni inutilizzati. Ma c’è anche il servizio di car sharing  di  Socar e quello di abbigliamento per bambini con Kiple. The Open Closet invece è una società che distribuisce vestiti ai giovani in cerca di lavoro, mentre Living Art Creative Center è uno spazio creativo dedicato all’educazione dell’arte e della scrittura. Ma anche i pasti si posso condividere con la piattaforma Zipbob.

Seoul è anche impegnata a sostenere la condivisione nel regno digitale. Creativa Commons Corea (CCK) è un partner fondamentale nel piano della città per condividere informazioni e risorse sul progetto. L’organizzazione ha creato e alimenta un portale online, lanciato di recente chiamato ShareHub che serve a educare e informare i cittadini del Comune la sharing economy e fornire una directory di servizi di condivisione.

Nonostante sia agli inizi e un settore privato ancora poco attivo sul versante della sharing economy, Seoul sta dimostrando di essere un modello per altre città della Corea del sud. I rappresentanti di Gwangju Metropolitan City e Busan Metropolitan City hanno visitato la città per conoscerne il programma di condivisione e hanno poi tratto modelli per le loro politiche. Un obiettivo quindi appare raggiunto, per quello finale c’è da lavorarci ancora un po’. Quale sarebbe? Ce lo ricorda Kim Tae Kyoon, Direttore della Divisione Innovazione Sociale di Seoul: "E’ quello di condividere la vita tra le persone disperse, recuperare la fiducia e le relazioni e dare forma a una città accogliente."

E in Italia? L’edizione 2014 di FORUM PA sarà l’occasione per approfondire il tema, in programma infatti una serie di appuntamenti dedicati alla sharing economy.

 

Parte dei contenuti di quest’articolo sono tratti dal testo in lingua inglese rintracciabile al seguente link.

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