Acquisti ICT in Sanità, i progetti EU che cambiano la prospettiva

Home Riforma PA Procurement Pubblico Acquisti ICT in Sanità, i progetti EU che cambiano la prospettiva

Oltre ad affrontare il tema della remunerazione i due progetti europei StopAndCore e RitmoCore propongono una visione alternativa all’investimento nelle tecnologie digitali che potrebbe agevolare il lavoro dei soggetti decisori nelle aziende sanitarie. Anziché prevedere capitoli di spesa aggiuntivi per l’innovazione tecnologica o l’avvio di servizi ex novo si mira a sfruttare un “canale” di spesa già aperto da anni aggiungendo la componente di innovazione mancante

5 Luglio 2016

A

Angelo Lino Del Favero, direttore generale Istituto Superiore di Sanità e presidente nazionale Federsanità ANCI

Le potenzialità dell’utilizzo delle tecnologie digitali a supporto dei processi di miglioramento dell’appropriatezza delle cure e della sostenibilità del sistema sanitario, alimentano il dibattito a tutti i livelli ormai da più di un decennio. Tuttavia, com’è ampiamente noto, le esperienze di adozione di modelli di cura innovativi continuano ad essere episodiche, così come le iniziative di procurement in questo ambito. Molte sono le barriere evidenziate che richiedono un intervento deciso e tempestivo per evitare l’accumularsi di ulteriori ritardi. Tra queste assume un ruolo estremamente critico la carenza di appropriati modelli di rimborsabilità che frena tanto la domanda quanto l’offerta di servizi innovativi potenziati dalle tecnologie digitali.

Il progetto RITMOCORE, recentemente approvato dalla Commissione Europea e che per l’Italia vede coinvolta oltre a Federsanità-ANCI l’ASUR Marche, intende indirizzare questo tema all’interno di un’iniziativa di procurement di innovazione (PPI). In linea con la concettualizzazione sviluppata dal progetto STOPandGO, apripista a livello europeo sul tema dell’acquisto di servizi sanitari e sociali potenziati dalle tecnologie digitali, RITMOCORE quando si parla di innovazione nei processi di cura propone distinguere tra:

  1. prestazioni isolate incentrate su sotto-processi ben identificati (es. interpretazione di un ECG, tele-dermatologia per la medicazione di ferite difficili) che hanno un impatto innovativo relativamente contenuto sul “sistema”, soprattutto sui modelli organizzativi;
  2. un intervento continuativo di media-lunga durata, in cui vengono messe a disposizione delle risorse (es. dispositivi medici, sensori domotici, centrale operativa per tele-monitoraggio e filtro di situazioni anomale), per un periodo non necessariamente definito in precedenza;
  3. un ciclo di prestazioni, ripetute più volte in un episodio di cura (es. follow-up di monitoraggio), ma come le precedenti stand-alone rispetto ai modelli organizzativi complessivi, con la coesistenza nello stesso episodio di prestazioni in presenza e prestazioni in remoto;
  4. le iniziative complesse di riorganizzazione, in cui servizi erogati da remoto oltre ad essere combinate a tradizionali prestazioni erogate in presenza si inseriscono in importanti cambiamenti (es. presa in carico di un paziente affetto da multi-cronicità, con care manager e tele-assistenza); in questo caso l’innovazione non è necessariamente in ogni componente, ma nel modello di assistenza complessivo.

Le prestazioni isolate, essendo molto spesso comparabili a prestazioni tradizionali già tariffate potrebbero essere teoricamente “assimilabili” a quest’ultime, in coerenza con quanto stabilito dalle linee di indirizzo nazionale sulla telemedicina. In ogni caso, sia gli interventi da remoto isolati che quelli continuativi, essendo stand-alone e a basso impatto organizzativo, rendono possibile da un lato stabilire le caratteristiche essenziali dei servizi a livello nazionale, eventualmente con alcune varianti, e dall’altro effettuare valutazioni costo-efficacia. Di conseguenza per questi due tipi di prestazione la definizione di un tariffario nazionale, supportata anche da appropriati processi di Health Technology Assessment (HTA), sarebbe un’opzione ampiamente percorribile oltre che auspicabile.

L’approccio a tariffa può essere agevolmente adottato anche per il ciclo di prestazioni ripetute. In questo caso, infatti, mentre l’individuazione del giusto mix di prestazioni da remoto e in presenza può essere abbastanza complessa, la remunerazione può tradursi agevolmente nella sommatoria delle tariffe per ciascun tipo di prestazione.

Al contrario nel caso di iniziative complesse di riorganizzazione, il metodo a tariffa standard nazionale e regionale mostra tutti i suoi limiti. In queste iniziative caratterizzate da diversi componenti strettamente interconnessi (es. coaching + care manager + centrali operative per tele-monitoraggio e richiami + altri servizi smart per il coordinamento tra gli operatori e di attivazione del paziente e del caregiver + servizi più tradizionali), il valore economico dei servizi potenziati dalle tecnologie digitali difficilmente può essere stabilito di per sé.

Inoltre ogni iniziativa è un caso a parte, modulato sul contesto locale (priorità, asset disponibili, obiettivi specifici, esperienze pregresse e altre iniziative in corso, risorse finanziarie utilizzabili, abilità del capo-progetto, accordi sindacali, condizioni orografiche, etc.). In presenza poi di anziani, spesso pluri-patologici, non si può più parlare nemmeno di singoli PDTA, ma occorre pensare a Percorsi Assistenziali Individuali o meglio, “ Percorsi Individuali di Salute ”. Si sta infatti sviluppando un approccio olistico con un ruolo significativo del paziente e del caregiver, opportunamente attivati, anche sugli stili di vita.

In questo frangente diventa necessario prendere in considerazione contratti basati sugli episodi di cura (come avviane per esempio nei DRG e nei CREG), cioè sulla durata della presa in carico e sulla verifica di outcome concordati.

Questo approccio è in corso di sperimentazione da parte dei partner del progetto STOPandGO all’interno di processi di procurement in cui si mira ad arricchire i tradizionali modelli di cure domiciliari integrate di una componente di gestione proattiva supportata dalle tecnologie digitali.

Nel progetto RITMOCORE che partirà in autunno, invece, forme di remunerazione basate sulla presa in carico e sulla verifica degli outcome saranno sperimentate in uno scenario molto diverso, quello dell’acquisto di dispositivi medici molto costosi come i pacemaker che includono anche servizi di prevenzione e gestione del paziente.

Oltre ad affrontare il tema della remunerazione i due progetti europei propongono anche una visione alternativa all’investimento nelle tecnologie digitali che potrebbe agevolare il lavoro dei soggetti decisori nelle aziende sanitarie.

In ambedue i progetti, infatti anziché prevedere capitoli di spesa aggiuntivi per l’innovazione tecnologica o l’avvio di servizi ex novo si mira a sfruttare un “canale” di spesa già aperto da anni (quello sui servizi di Cure Domiciliari Integrate o quello sull’acquisto di dispositivi), aggiungendo la componente di innovazione mancante e migliorando la qualità dei servizi con un incremento di spesa contenuto, facilitando la diffusione e la sostenibilità delle iniziative innovative.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!